Coronavirus- Morti 12 missionari saveriani della casa Madre

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Non c’è pace per i missionari saveriani della casa madre di Viale San Martino.

Loro, che hanno trascorso la vita tra scoutismo e viaggi al servizio degli altri, nei paesi più poveri, tra liturgia e miseria, si stanno spegnendo uno a uno, portati via dal coronavirus.

Se ne vanno in silenzio, senza dare fastidio a nessuno, senza chiedere nulla, come nel loro stile di vita.

Sarebbero storie nelle storie le loro da raccontare.

Gli ultimi due a spegnersi, padre Stefano Coronese, 88 anni, conosciuto in città per il suo legame con il mondo scout, e padre Gerardo Caglioni, 73 anni, una vita stimato di missione in Messico e in Sierra Leone.

Di tutti loro, morti senza voce, ha scritto un ricordo bellissimo è straziante Mariassunta D’Alessio su ”gli stati generali”- www.glistatigenerali.com.

Tutto è iniziato quindici giorni fa. Tra i primi a lasciare questa terra mio zio Nic. La sua storia l’ho raccontata qui.

Dopo di lui piano piano se ne sono andati altri 12, forse 14, forse 16. E se ne sono andati nel silenzio più totale. Il 19 marzo ho cercato di far arrivare al sindaco Pizzarotti un messaggio in cui chiedevo di aiutare quelle persone che erano rimaste ad aspettare la morte al quarto piano di via San Martino. Avevo saputo che dopo che ne erano morti un paio, avevano intuito e si erano chiusi dentro per non infettare gli altri degli altri piani e gli studenti che risiedono in un’altra palazzina.

Non ho avuto risposta. Non so neanche se lo ha letto. Ma ormai serve a poco.

Prima di padre Gerardo “hanno lasciato questa vita terrena”, come annunciano loro a ogni dipartita:  padre Luigi Masseroni, padre Giuseppe Scintu, padre Gugliemo Saderi, padre Giuseppe Rizzi, padre Piermario Tassi, padre Vittorio Ferrari, padre Enrico Di Nicolò, padre Corrado Stradiotto, Pilade Giuseppe Rossini, padre Nicola Masi, mio zio e altri che ancora non sappiamo. Tutte persone queste che hanno dedicato gran parte della loro esistenza nelle zone più povere del pianeta. E tra gli ultimi.

Per loro, perlopiù anziani che vivevano lì è bastato un contatto esterno. E non c’è stato scampo”.

Eccone un estratto, rimandando al pezzo originale a questo link.

 

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