Parma Spal e la grottesca roulette sulle date dei recuperi

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Partiamo da un assunto: Parma Spal dovrebbe, e il condizionale è d’urgenza nonché d’obbligo, disputarsi lunedì nove marzo alle 18.30.

Dovrebbe, altro condizionale, disputarsi a porte aperte. Questo perché in teoria l’emergenza in Emilia Romagna finirà domenica, quindi da lunedì il Coronavirus sarà un lontano ricordo, mascherine e pericoli pure, e tutto l’allarmismo un coupon scaduto da buttare nella carta insieme ai moniti di medici e virologi.

Bella notizia direte voi. Si, se non fosse che abbiamo qualche dubbio sulla possibile scomparsa in poche manciate di ore dell’epidemia.

Comunque, ammesso e non concesso che: uno, la gara si giochi, due si giochi a porte aperte…perchè alle 18,30? Se il calcio è dei tifosi, e per i tifosi, devono essere tutti costretti a prendersi due ore di permesso, ammesso possano, o a rinunciare alla gara, pure vicina come trasferta per gli ospiti, per recuperarla di lunedì alle 18,30???

Se il calcio è business, e non si può fermarlo per il bene delle società, quanto ci perde il Parma (ma il discorso può essere traslato altrove) in termini di incassi e diritti tv giocando a un orario improbabile di un giorno ancora più assurdo?

Partiamo da un altro assunto. La salute è sacra e la sua tutele deve venire prima di tutto. Ci mancherebbe. Allora fermiamo il baraccone calcio, che è un gioco, e non può venire prima della salute. Ma se deve andare avanti deve andarci tutelando tutti: società e tifosi.

Campionato falsato? Lo è già, comunque. Perchè qualcuno ha già giocato, qualcuno giocherà magari 4 partite in 10 giorni, qualcun’altra contro squadre già senza più obiettivi, che magari due mesi prima avrebbero data battaglia. Siamo la repubblica dei cachi e delle banane, ma pure degli idioti, barzelletta del mondo sportivo per l’incapacità uno di scegliere una linea, due di mantenerla, tre di decidere con un anticipo civile.

Prendiamo il Parma: che gara deve preparare? Genoa? Spal? Perchè no, Torino? O magari Inter perchè prima non tornerà in campo. Teatro del grottesco.

Il calcio italiano confidava in Ronaldo per riprendere credibilità e visibilità all’estero, invece proprio da Steven Zhang, cinese, ricchissimo, presidente dell’Inter, che può insegnarci a fare soldi, ma la civiltà dovrebbe impararla dall’Italia culla di storia e cultura, dobbiamo apprendere una lezione di raziocinio ed educazione civica. Di decenza.

Lui, che importando e proiettando il calcio (anche italiano) all’estero, insomma, sui diritti tv anche della serie A, ha costruito mezzo impero, ci richiama alla civiltà intesa come senso civico, oltre che come sensatezza: “Giocare con il calendario e mettere sempre la salute pubblica al secondo posto: sei probabilmente il pagliaccio più grande che abbia mai visto. 24 ore? 48 ore? 7 giorni? Cos’altro? Quale sarà la tua prossima mossa?

Ora ci vieni a parlare di sportività e di una competizione limpida. Come puoi farlo quando non proteggi i nostri calciatori e i nostri tecnici, chiedendo loro la disponibilità a giocare per te tutti i giorni, a tutte le ore? Sto parlando con te, Paolo Dal Pino, il nostro presidente di Lega. Vergognati. Devi alzarti e prenderti le tue responsabilità, questo è quello che si fa nel 2020″. L’attacco di Zhang prosegue: “Ovunque nel mondo, e non conta che una persona tifi Juventus o Inter o che non tifi a prescindere, si mette la sicurezza al primo posto. E’ la cosa più importante per tutti: per la famiglia e per la società”.

Un attacco pesantissimo alla Lega Calcio, sul quale la Figc ha aperto un’inchiesta. Ma anche la prima frase sensata che sentiamo da alcune settimane a questa parte. Sulla quale sarebbe meglio riflettere, anziché inquisire.

 

 

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