Chiude la Morris: 100 persone rischiano di perdere il lavoro

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È un durissimo colpo allo stomaco quello che hanno ricevuto le organizzazioni sindacali di categoria e la RSU Morris S.p.A. durante l’incontro con i delegati della Direzione Aziendale svoltosi nella giornata di ieri, 5 febbraio, nella sede dell’Unione Parmense Industriali.

La proprietà di Morris S.p.A. ha infatti dichiarato la volontà di cessare l’attività produttiva per mezzo di liquidazione volontaria entro i primi mesi del 2020.

L’azienda da tempo verteva in una situazione di difficoltà economica legata in in gran parte alla perdita di un marchio importante, Ferrari, che rappresentava circa 80% del fabbisogno economico di Morris S.p.A. ed oltre a questo la società non è stata in grado di acquisire altri prodotti necessari per riequilibrare le sorti economiche necessarie per garantire la continuità delle attività produttive.

“Nonostante la situazione drammatica- dichiarano Davide Doninotti (FILCTEM CGIL), Germano Giraud(FEMCA CISL) e Sarah Leonelli (UILTEC UIL) – la dichiarazione della volontà di chiudere ci è giunta inaspettata. Parliamo di una azienda che era simobolo della profumeria di Parma, che contiene esperienza e professionalità e che oggi decide di chiudere le attività e mette a rischio più di 100 posti di lavoro, di cui il 95% di occupazione femminile”.

“Questi sono lavoratori che sono sempre statati presenti alle chiamate della azienda, con un forte spirito di appartenenza, una famiglia di persone che oggi vengono allontanate da quella che per più di 30 per alcuni era stata la loro casa del lavoro”.

Dopo una cassa integrazione ordinaria della durata di 6 mesi nel corso del 2019, dove a più riprese la proprietà ha espresso la volontà di ricercare sul mercato soluzione alternative alla perdita di un marchio storico, oggi la volontà di chiudere.

“Non lasceremo intentata nessuna strada – proseguono i sindacalisti -, dal primo giorno delle trattative il nostro obiettivo sarà volto a trovare soluzioni a sostegno di questi lavoratori, che nessuna colpa hanno di questo tracollo finanziario. E tenteremo di coinvolgere tutti i soggetti che possano aiutare a risolvere questa situazione, istituzioni comprese”.

Un primo forte segnale sarà quello di lunedì 10 e martedi 11 febbraio, con le prime due giornate di sciopero. Nessuna strada resterà intentata per far sentire lo sconforto ma anche la determinazione a reagire ad una decisione ad oggi irreversibile.

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