Smaltimento illecito e rinvendita di pannelli fotovoltaici: smantellata banda, coinvolta anche Parma

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Rigeneravano pannelli fotovoltaici, ritirati come rifiuti speciali, dismessi da numerosi parchi solari sul territorio nazionale per poi munirli di documenti falsi e rivenderli prevalentemente all’estero, prediligendo Paesi come Senegal, Burkina Faso, Nigeria, Marocco, Mauritania, Turchia e Siria: a smantellare quella che gli investigatori ritengono una associazione per delinquere, un’operazione dei carabinieri del Noe di Perugia coadiuvati dagli altri reparti di tutto il territorio nazionale.

Da Perugia in tutta Italia, coinvolta anche la provincia di Parma, impegnato il Nucleo operativo ecologico di Perugia coadiuvato dagli altri reparti del comando carabinieri per la Tutela ambientale sparsi nel territorio nazionale e da uomini dei comandi provinciali di Parma, appunto, e Bari, Bologna, Monza, Padova, Perugia, Reggio Emilia, Roma, Siracusa, Treviso, Verona, e da militari del gruppo carabinieri Forestale di Perugia: sette le persone arrestate, cinque in carcere e due ai domiciliari, per lo più imprenditori, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare del gip del capoluogo umbro su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia. Nei confronti di altre 17 persone sono state messe misure interdittive, mentre sono 71 quelle denunciate e 12 le aziende del settore recupero rifiuti sottoposte a sequestro, per un valore tra beni mobili e immobili di circa 40 milioni di euro.

Le indagini hanno consentito di scoprire e disarticolare un sistema assai complesso, dedito all’illecita gestione di ingenti quantitativi rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, per lo più consistenti in pannelli fotovoltaici dismessi dai numerosi parchi solari in esercizio nella penisola. I pericolosi sodalizi, per altro assai agguerriti nel reperimento dei pannelli fotovoltaici dismessi, sono risultati operativi dal Nord al Sud del territorio nazionale, isole comprese, avendo però come organizzatori, promotori e attori principali 5 imprenditori con aziende dislocate a Gualdo Tadino (PG), Traversetolo (PR), Casale sul Sile (TV), Crespano del Grappa (TV) e Siracusa. Gli indagati ritiravano partite di pannelli fotovoltaici dismessi, dichiarati come rifiuti per il solo tempo necessario a coprire il tragitto tra il luogo in cui venivano smontati e prelevati e l’impianto di trattamento. Una volta ricevuti dagli stabilimenti, le aziende producevano delle dichiarazioni false che attestavano la loro distruzione e il contestuale recupero di materia (metalli vari, silicio, vetro, plastiche nobili e altre materie riutilizzabili), consegnando tale documentazione ai produttori originari del rifiuto che, del tutto ignari di ciò che accadeva una volta dismessi i vecchi pannelli, potevano chiudere il cerchio col G.S.E., riscuotendo il relativo incentivo. Per contro, l’escamotage scoperto dai carabinieri per la Tutela ambientale prevedeva la redazione, da parte di altri associati, di false certificazioni attestanti che i pannelli, nel frattempo muniti di etichette false, erano apparecchiature elettriche ed elettroniche tecnologicamente sorpassate ma regolarmente funzionanti, circostanza che consentiva a tali rifiuti di aggirare il rigido sistema di controllo sia a livello nazionale che, attraverso il circuito doganale, sui canali esteri. Questo astuto sistema di riciclaggio assicurava agli appartenenti all’organizzazione un triplice guadagno: introitavano dapprima cospicue somme per il ritiro dei rifiuti dai produttori, successivamente eludevano i costi che avrebbero dovuto normalmente sostenere per il loro trattamento, infine rivendevano i pannelli fotovoltaici come apparecchiature elettriche usate ai paesi in via di sviluppo percependone il corrispettivo piuttosto che i costi di smaltimento del rifiuto. I dispositivi, che risultavano ancora funzionanti, venivano riciclati con dati identificativi appositamente alterati e nuovamente commercializzati prevalentemente su canali esteri, prediligendo le rotte africane di Senegal, Burkina Faso, Nigeria, Marocco, Mauritania, nonché Turchia e Siria.

 

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