Parma – Chiamiamola la sconfitta…della consapevolezza

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Diciamolo, e lo sappiamo, perdere non piace mai. Tantomeno a casa della Juve, una partita che di normale non ha mai nulla, se non che vale tre punti come le altre.

Per storia, sgarbi, scippi, vecchie ma recenti arlie, perdere la madre di tutte le gare dopo il derby coi cugini tristi, scoccia sempre più che lasciare tre punti, per dire, all’Atalanta.

Ma anche in una sconfitta si può trovare qualcosa di buono: il come è venuta. Non è stata un’imbarcata di gol e rabbia come Bergamo. Il Parma non è rientrato senza nemmeno aver giocato, con la palla raccolta nel sette senza neanche provare a ripartire, sentendosi piccolo e fragile.

Il Parma nel primo tempo ha costretto la Juve a non giocare, si è fatto gol da solo, per il tocco di Darmian e per la poca malizia di non tenere il gioco fermo mentre Inglese finiva la sua gara in barella, poi si è andato a riprendere la gara con le certezze che ha: Cornelius, che se la tocca è gol, e Scozzarella, che quando sta bene sradica la palla a Dybala come fosse normale farlo.

Poi, dopo il colpo dei campioni, quello che ogni momento può cambiare la gara, è mancata un pò di fortuna, un pò di precisione, un pò di freddezza.

Ma uscire a testa alta dall’Alleanz Stadium, che a noi che ci abbiamo vissuto tante sfide viene ancora da chiamare Delle Alpi, ci dice che il Parma, se non lascia la testa in vacanza o non la perde per strada, potrà dire molto a questo campionato.

Ma attenzione, ci sono più Roma e Atalanta che Juventus, in serie A: è affrontandole tutte come si chiamassero Juve, che arriveranno soddisfazioni per i tifosi i giocatori e il club stesso. In fondo, ai grandi successi e sgarbi contro le big, il Parma umile e operaio ci è sempre arrivato partendo dal basso. Europa, chissà. I prossimi treni passeranno dal Tardini contro l’Udinese e da Cagliari, prima fermata la salvezza.

Che potrebbe non essere la stazione finale, ma è un passaggio obbligato per guardare oltre.

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