Festival Verdi – “Di cultura non si vive”. Mimi e performer precari e poco pagati

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Domenica, al Teatro Regio di Parma, si concluderà la XIX edizione del Festival Verdi. Nidil e Slc Cgil di Parma ne fanno un primo bilancio con i mimi – performer di una delle opere andate in scena in queste settimane.

Il bilancio per questi lavoratori, così come per la maggior parte dei lavoratori dello spettacolo dal vivo che svolgono la loro professione nei teatri italiani, è indubbiamente negativo: poco pagati, precari, praticamente senza tutele.

Chi sono questi lavoratori?

Gli attori, i danzatori, i performer, per la natura stessa del loro lavoro, sono professionisti chiamati continuamente alla trasferta e sottoposti a una condizione di intermittenza lavorativa.

Lavoratori invisibili alle tutele, ma ben visibili sul palco; giovani che girano l’Italia a loro spese, pagano affitti, trasporti e accettano, per poter lavorare, contratti capestro le cui condizioni economiche non solo sono ben lontane dall’equo compenso, ma spesso nemmeno sufficienti a coprire le spese.

Giovani che dell’arte e della cultura hanno fatto il loro lavoro, con professionalità indispensabili alla realizzazione dell’opera teatrale, e che rivendicano condizioni retributive proporzionate alla professionalità che esprimono sul palcoscenico e formule contrattuali che includano tutele e diano dignità al loro lavoro.

Pur essendo una situazione diffusa, è oggi il Teatro Regio di Parma, fondazione che riceve fondi pubblici dal Ministero dei Beni Culturali, dalla Regione Emilia Romagna e dal Comune di Parma, la città capitale della cultura 2020, chiamato a rispondere delle condizioni contrattuali ed economiche di questi lavoratori.

Slc Cgil e Nidil Cgil denunciano la gravità delle condizioni di questi lavoratori e, anche in virtù dei precedenti in altri teatri in Italia, hanno chiesto al Teatro Regio l’immediata regolarizzazione della loro situazione, sia sul piano contrattuale che retributivo, oggi e per il futuro, superando modalità che non fanno altro che sviliscono il lavoro di professionisti al servizio della cultura, lavoratori/professionisti che andrebbero invece valorizzati e gratificati.

Il Teatro Regio di Parma, al momento, si è dichiarato indisponibile a regolarizzare queste posizioni; saranno pertanto valutate iniziative di mobilitazione e legali.

Problemi di budget, di finanziamenti pubblici e risorse economiche in generale non possono essere l’alibi per comprimere condizioni economiche e di lavoro delle lavoratrici e lavoratori del settore dello spettacolo, dipendenti e non, assoggettandoli ad un costante ricatto occupazionale.

La Costituzione Italiana tutela la cultura e il lavoro, ma oggi rischia di rimanere lettera morta in assenza di risorse pubbliche certe, norme di legge adeguate e corretta applicazione dei contratti collettivi nazionali a tutela di chi la cultura la fà.

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