Buco condominiale da oltre 400 milioni di euro: Simona Salati rinviata a giudizio

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Doveva amministrare i condomini, invece si è intascata un tesoretto di bollette non pagate.

Simona Salati, 46 anni, amministratrice del proprio studio, poi Giada srl, già interdetta dalla professione, avrebbe intascato oltre 400mila euro tra il 2013 e il 2018: ora è stata rinviata a giudizio per appropriazione indebita aggravata e continuata e autoriciclaggio. A processo – con l’accusa di ricettazione – sono finiti anche il padre della Salati, Gianfranco, il marito Graziano Lavagetto, e un collaboratore di studio, Celestino Giuffredi.

In gestione aveva 19 i condomini. La prima denuncia nel giugno 2016 dall’amministratore del condominio “Meucci 1”, subentrato alla Salati: al professionista era bastata una telefonata a Iren per scoprire che lo stabile aveva accumulato con la società energetica 60mila euro di debito.

Poi il condominio “Bottego 1”: 116.372 euro spariti in poco più di un anno con prelievi in contanti, assegni, giroconti e bonifici sui propri conti personali o su quelli dello studio.

In alcuni casi i soldi sarebbero anche finiti sui conti del marito, e del padre. Da qui, l’accusa di ricettazione per tutti e tre: avrebbero saputo perfettamente da dove proveniva il denaro, oltre 20mila euro pe rio marito, poco più di cinquemila per il padre.

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