Omicidio Habassi, la cassazione conferma le condanne: 30 anni per Del Vasto e Alberici

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Una mattanza preparata, non casuale. A Basilicagoiano, in quella notte tra il 9 e il 10 maggio del 2016, Mohamed Habassi fu massacrato senza pietà.

Una mattanza pensata da Luca Del Vasto, l’ex gestore del Buddha bar di Sala Baganza, ma di cui anche Alessio Alberici era a conoscenza.

Trent’anni al primo e trenta anche al complice.

Del Vasto «consumò una tortura che si protrasse per circa un’ora – scrivono i giudici della Cassazione nelle motivazioni della sentenza.

Del Vasto l’ideatore ma Alberici, fumettista piuttosto conosciuto in città, «ebbe modo di averne piena conoscenza e quindi di appropriarsene», sottolinea la Corte.

Premeditazione e crudeltà: le aggravanti non sono state scalfite dalle ricostruzioni delle difese.

Habassi, 33 anni, occupava da tempo l’appartamento di Basilicagoiano, di proprietà della compagna di Del Vasto, senza sborsare un euro, ma non può essere invocato lo stato d’ira «per l’assoluta sproporzione tra il presunto fatto ingiusto – si legge nelle motivazioni – e la reazione ferocemente aggressiva». Il fatto che poi Del Vasto si sia costituito non ha alcun significato per i giudici «in quanto determinata, più che da sincero pentimento, dal fatto che era stato ormai individuato dagli inquirenti come uno dei coautori del fatto».

Erano arrivati davanti alla casa di Habassi con una mazza di ferro e una di legno, una pinza a pappagallo, un tirapugni, un martello, ma anche guanti per non lasciare tracce e un grembiule da macellaio.

Al tunisino furono amputati con la pinza un dito del piede e uno della mano destra. I suoi assassini tentarono anche di tranciargli un altro dito della mano sinistra.

E – secondo i giudici – «Alberici prese parte alle torture.

In primo grado, al fumettista era stata riconosciuta la seminfermità mentale, ma in appello è stato accolto il ricorso del pm Daniela Nunno. E la pena è passata da 16 a 30 anni. Una scelta corretta, quella della Corte d’assise d’appello: «Sarebbe stato illogico – sottolineano i magistrati di Cassazione – se avesse valorizzato esclusivamente le affermazioni rassegnate con la relazione scritta, ignorando le precisazioni e le rettifiche che lo stesso perito ha opportunamente fatto nel contraddittorio tra le parti».

Gli altri quattro complici, tutti romeni, «arruolati» per il blitz: 11 anni e 2 mesi per Ionel Togan, 9 anni e mezzo per Ionel Vrabie e 6 anni e 2 mesi per Valentin Cosma. Per Cristinel Barbu, invece, la pena a 6 anni e 2 mesi era già diventata definitiva dopo l’appello, non avendo impugnato la sentenza in Cassazione. Ma i loro ruoli sono decisamente di secondo piano rispetto a quelli di Del Vasto e Alberici. Tuttavia, le difese di Togan, Vrabie e Cosma hanno fatto anche l’ultimo passo in Cassazione, ma le condanne sono state confermate: i ricorsi dei primi due sono stati rigettati, mentre quello di Cosma è stato dichiarato inammissibile.

 

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