Sperimentazione sui machachi, la posizione dell’Università di Parma

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In relazione alle recenti notizie di stampa sulla sperimentazione animale prevista nell’ambito del progetto di ricerca ERC “Lightup”, coordinato dall’Università di Torino e realizzato in collaborazione con l’Università di Parma, che hanno riportato di azioni e affermazioni di alcune associazioni per la difesa dei diritti degli animali, il Senato Accademico dell’Università di Parma ha approvato in data odierna un “Position paper sulla sperimentazione animale” che esprime il parere ufficiale dell’Ateneo.

Parte integrante del testo è un allegato in cui l’Università di Torino offre le proprie precisazioni “in merito alle informazioni false, diffuse e riprese in articoli e comunicazioni via web, sul progetto LIGHTUP e sull’utilizzo di macachi”.

Qui di seguito il testo della deliberazione unanime del Senato Accademico dell’Università di Parma.

POSITION PAPER DEL SENATO ACCADEMICO DELL’UNIVERSITÀ DI PARMA

L’Università di Parma sulla sperimentazione animale                                        

«Il Senato Accademico dell’Università degli Studi di Parma, Organo di governo dell’Istituzione deputata al progresso della conoscenza, alla formazione professionale e crescita culturale delle nuove generazioni, non può esimersi dall’esprimere una posizione ufficiale in merito alle recenti affermazioni e azioni intraprese da alcune associazioni per la difesa dei diritti degli animali, nella piena consapevolezza che la sperimentazione animale costituisce un tema estremamente sensibile che ogni individuo affronta secondo la propria emotività e visione di vita e di società.

L’Università di Parma riconosce il valore e la validità della sperimentazione su modelli animali, quando questa si configuri come l’unico mezzo possibile per poter rispondere ad importanti domande di tipo scientifico o clinico (specialmente se riguardanti la salute umana) non affrontabili mediante metodi pienamente alternativi sul piano della rilevanza predittiva e dei risultati conoscitivi che ne possono derivare, in linea con le più recenti posizioni della comunità scientifica internazionale e nel pieno rispetto delle relative normative nazionali ed europee (il riferimento deve essere fatto alla direttiva 2010/63/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 settembre 2010 sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, e al d.lgs. 4 marzo 2014, n. 26). Il comitato SCHEER dell’Unione Europea, costituito da esperti di bioetica, scienziati ed esponenti delle associazioni per la difesa dei diritti degli animali, nel 2017 ha concluso che in diversi ambiti di ricerca (tra cui in particolare, il campo degli studi sul cervello) non sono ancora disponibili valide metodologie alternative rispetto alla sperimentazione su primati non umani. Detto Comitato ha riconosciuto, di fatto, che per l’avanzamento del sapere biomedico e la messa a punto di taluni nuovi approcci terapeutici e nuovi farmaci, l’uso misurato e controllato degli animali, nel rispetto delle stringenti norme in vigore, rappresenta ancora uno strumento fondamentale che non può essere adeguatamente sostituito da sperimentazioni su cellule singole o attraverso modelli di simulazione che, per quanto sempre più raffinati, non possono prevedere tutte le variabili di reazione di un organismo a un trattamento. Molte scoperte e conquiste in ambito clinico e neuro-riabilitativo dimostrano che le conoscenze prodotte dalla sperimentazione animale sono imprescindibili per il progresso del sapere biomedico. Affermare, senza fondamenti scientifici unanimemente riconosciuti, che esistano metodi alternativi (e altrettanto efficaci) alla sperimentazione animale in tutti gli ambiti della scienza, è fuorviante, fonte di disinformazione e non rispettoso della realtà condivisa dalla comunità scientifica internazionale. 

All’Università di Parma, la decisione di intraprendere un progetto di ricerca che includa sperimentazione animale viene accuratamente ponderata in relazione alla specie animale necessaria, al numero di soggetti e alla sofferenza potenzialmente arrecata agli animali stessi, nonché in relazione alla probabilità di successo del progetto e ai benefici attesi, sia in termini di progresso delle conoscenze biomediche, sia in termini di valore immediato per la salute, umana o animale. Tali valutazioni, inizialmente effettuate dai ricercatori coinvolti, devono essere approvate da esperti indipendenti; prima a livello di Ateneo dall’Organismo Preposto al Benessere Animale (OPBA), successivamente dai Comitati di Bioetica (italiani e internazionali, a seconda dei progetti) e quindi dal Ministero della Salute che autorizza le procedure sperimentali.

Ai diversi livelli di valutazione devono essere sempre e comunque date risposte precise a due domande fondamentali: possono essere raggiunte nuove conoscenze nel campo di ricerca proposto con rilevanti ricadute cliniche, senza sperimentare sugli animali? Si può condurre tale sperimentazione su una specie meno evoluta di quella proposta?

Nel rispetto del principio delle 3R (Replacement, Reduction, Refinement), i ricercatori dell’Università di Parma si impegnano a evitare il ricorso all’uso di animali ogni qual volta esista una valida alternativa, a ridurre il numero degli animali necessari al conseguimento degli obiettivi della ricerca, e a raffinare le procedure sperimentali mediante la formazione degli operatori, il miglioramento delle condizioni di stabulazione e il ricorso alle tecnologie sperimentali meno invasive. Tutto ciò al fine di garantire il minor danno possibile agli animali e tutelarne il benessere nell’intero arco di vita. Diverse ispezioni, ultima delle quali in data 7 giugno 2019, condotte da Esperti Ispettori ministeriali e dai Carabinieri dei NAS, hanno confermato la piena conformità delle strutture e delle procedure adottate presso l’Università di Parma, testimoniando l’attenzione e l’altissimo grado di consapevolezza del nostro personale verso il benessere animale nonché delle strutture a disposizione.

 

Nel caso degli esperimenti in corso all’Università di Parma, fare riferimento a pratiche di vivisezione è falso e offensivo nei confronti dei ricercatori e delle Istituzioni preposte a giudicare e vigilare sulla piena conformità dei progetti di ricerca alle vigenti norme che tutelano il benessere degli animali. Non va dimenticato che tali leggi, emanate dopo che comitati di esperti si sono espressi sulla loro liceità etica, definiscono come e cosa sia possibile studiare, e che a queste normative l’Università, senza esitazioni, si deve attenere.

Circa il progetto di ricerca ERC “Lightup”, oggetto delle questioni recentemente sorte alla ribalta della stampa e dei social media, si esprime piena condivisione circa la posizione scientifica espressa dall’Università di Torino di cui si riporta il testo (link), nel quale vengono forniti opportuni e precisi chiarimenti sui contenuti della ricerca, sulla necessità (e non sostituibilità) di primati non umani per avere risultati significativi e rilevanti, sull’impegno rivolto a garantire le migliori condizioni di salute psico-fisica e di riduzione della sofferenza e del dolore degli animali nel contesto della sperimentazione. 

Da ultimo, si ribadisce la più ferma condanna di ogni offesa o minaccia al Magnifico Rettore, ai ricercatori e al personale dell’Università di Parma, cosi come il danneggiamento di strutture e materiali dell’Ateneo. Il rispetto delle legittime opinioni di chi avversa la sperimentazione animale non consente certo di tollerare atteggiamenti intimidatori, verso i quali saranno intraprese le necessarie azioni a tutela della libertà della ricerca, del pensiero scientifico e del progresso come prerogative costituzionali».

 

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