Guelin Fang assolto per incapacità di intendere e volere. Forza Civica e AmoColorno: “Scritta una delle pagine più assurde della giustizia italiana”

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“L’ultimo processo a carico dell’assassino di Filomena Cataldi, tale Guelin Fang (bestia senz’anima, mostro e vicino di casa), è arrivato al suo epilogo con un finale già scritto. Piena assoluzione per incapacità d’intendere e volere e detenzione in Rems per almeno 10 anni, salvo verifica alla fine di questo breve periodo di “detenzione” leggera. Molto più leggera di quanto sarebbe stato dovuto nel rispetto della vittima e della sua famiglia che ad oggi non riesce più a vivere e che come spada di Damocle o beffa che dir si voglia, sarà costretta a pagare tutte le spese legali di propria mano. Spezzare una vita è il gesto peggiore di tutti. Una vita non la si riporta indietro, e il dolore delle famiglie, mai si cancella. Un omicidio va punito con un ergastolo in carcere, e non con un periodo limitato in una Rems.

Questo indipendentemente dall’incapacità d’intere e volere. Un omicidio non può e non deve ricevere perdono mortale. Sarà Dio a giudicare dall’altra parte, ma su questa terra si deve pagare fino in fondo. In attesa che le leggi cambino e che si inizi davvero a tutelare le donne vittime di violenza da mostri crudeli che non potremo mai definirli uomini, noi vogliamo ribadire il nostro pieno sostegno alla famiglia Cataldi, ed in particolare alla sorella di Filomena, Rosangela, al quale è stato spezzato un legame affettivo raro e prezioso. Un legame indissolubile quello tra loro che durerà per sempre nei loro cuori” – dichiara Nicola Scillitani del gruppo civico Amo Colorno.

“Una sentenza ingiusta che lascia l’amaro in bocca e che trafigge i cuori di un’intera comunità che fin dall’inizio ha scelto di stringersi nel dolore di tutti coloro che amavano e conoscevano una ragazza gracile, dolce, sensibile, altruista e dal sorriso coinvolgente” – prosegue Alberto Prantera dell’associazione politico-culturale Forza Civica.

L’incapacità di intendere e volere è ormai diventata da troppo tempo “l’arma” a difesa dei delinquenti; “l’arma” che rende vulnerabile e fragile chi invece vorrebbe credere ancora nella giustizia. Alla luce di quanto accaduto con questa assurda sentenza, diventa sempre più difficile credere nella vera giustizia. “Giustizia”, parola che ormai rimane tale sempre più spesso e solo sulla carta, quasi sempre nei casi peggiori. Diviene sempre più difficile credere alla frase presente in bella mostra in ogni tribunale. “La legge è uguale per tutti” ma ne siamo certi? Quando ci si veste di falso buonismo, sarebbe meglio cercare la soluzione nell’empatia, così da comprendere meglio il dolore straziante delle famiglie delle vittime. Un dolore che mai passa, nemmeno quando il carnefice viene condannato al massimo della pena (caso raro). Una sofferenza che segna per l’eternità coloro che la subiscono. Siamo nel bel mezzo di un medioevo intellettuale, fatto passare però per pensiero all’avanguardia; ciò rende ubriache le menti di chi predica sempre il perdono. Doverosamente ci si chiede: “sarebbero altrettanto così passivi certi giudici se fossero emotivamente coinvolti?” oppure diversamente non possono fare a causa di leggi ingiuste e superate, che andrebbero modificate?” – conclude Prantera“.

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