Parma Calcio – “Il codice D’Aversa”

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Di Michele Tossani

Lontana, ma non troppo, dalla diatriba fra Allegri e Adani, che ha occupato le pagine di giornali e notiziari sportivi nelle ultime settimane, si è sviluppata la polemica di una parte della critica parmense nei confronti dell’operato di Roberto D’Aversa.

Al tecnico dei ducali vengono imputate la scarsa spettacolarità del gioco offerto e la caduta del girone di ritorno, con i gialloblù che hanno conquistato appena 13 punti (in 16 partite) dopo aver effettuato il giro di boa del campionato a quota 25. Polemiche, in verità, che sembrano non tener conto del risultato conseguito, la salvezza, che era quanto la proprietà e buona parte della tifoseria chiedeva all’allenatore dei ducali alla vigilia di questa stagione.

Dal punto di vista del risultato finale, quindi, poco si può dire dell’operato di D’Aversa: l’obiettivo del mantenimento della categoria è stato centrato.

Per quanto concerne il livello del gioco, è certamente vero che il Parma non ha espresso un calcio spumeggiante, in linea con una tradizione che ha visto in passato avvicendarsi sulla panchina gialloblù i vari Zeman, Sacchi, Scala e Malesani. Ma è altrettanto evidente come la qualità generale della rosa non permettesse voli pindarici.

Se è vero, come affermato da Lippi in tempi non sospetti, che le squadre si costruiscono sugli attaccanti e sulle loro caratteristiche, D’Aversa non ha fatto altro che assecondare quelle di Gervinho e Inglese, adottando una difesa posizionale bassa, volta a creare spazi oltre la linea difensiva avversaria da attaccare poi in contropiede.

Questa scelta ha anche consentito di mascherare i limiti in non possesso di un gruppo di difensori che non sono a loro agio se si tratta di difendere molto campo alle proprie spalle. L’intera fase difensiva del Parma è stata costruita per chiudere il centro del campo e veicolare il gioco avversario sugli esterni per difendere poi sui traversoni, sfruttando le abilità nel gioco aereo di Bruno Alves e compagni.

Un calcio forse semplice ma efficace e, soprattutto, il più adatto ad una compagine che non sembra avere in squadra giocatori in grado di far salire il pallone da dietro attraverso una elaborata fase di costruzione.

Il paragone con altre realtà non regge. Il Sassuolo, ad esempio, ha difensori mediamente più abili tecnicamente di quelli del Parma e può quindi iniziare dal basso la propria fase offensiva. La Spal ha attaccanti più da area di rigore e appare logica la scelta di Semplici di provare a servirli cercando di risalire il campo palleggiando.

Che poi il Parma abbia avuto un calo nella seconda parte della stagione deriva probabilmente dal fatto che la squadra ha overperformato nel girone d’andata, tornando sui suoi livelli in quello di ritorno dove, fra l’altro, può aver psicologicamente pesato anche il fatto di aver praticamente archiviato, in largo anticipo, il discorso salvezza.

(https://lagabbiadiorrico.com)

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