Pizzarotti: “Mi candido perchè”…. Lettera aperta ai parmigiani

Lettera aperta del sindaco Pizzarotti ai parmigiani, nella quale specifica il suo punto di vista rispetto alla candidatura come capolista nel nord est.

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“In queste ore tanti concittadini mi chiedono: sindaco, se resti a Parma perché ti candidi? La risposta è semplice. È sempre troppo facile dare la colpa di tutto a chi governa una nazione o una città. Siamo liberi di lamentarci dell’Italia pensando al nostro orticello, oppure di dare un contributo per il Paese, pur piccolo o insignificante che sia. In entrambi i casi siamo tutti responsabili del domani dell’Italia.
Chi si rimbocca le maniche, però, lo può fare nell’ambito del proprio mondo. Chi fa politica, lo fa mettendosi in gioco. È risaputo: un europarlamentare guadagna cinque volte lo stipendio di un sindaco e ha meno responsabilità. Ha benefit e comfort che un sindaco non avrà mai.

Un sindaco, invece, si sveglia tutte le mattine sapendo che ci sarà un problema da risolvere: qualcuno senza una casa, qualcun altro senza un lavoro, un asilo da rimettere in sesto o un servizio da garantire al più debole. E quante altre responsabilità! Eppure scelgo ugualmente di restare sindaco. Perché esserlo dà qualcosa in più: la bellezza e la soddisfazione di fare qualcosa in prima persona per la propria terra e per la comunità. Il punto è che non ci si candida solo per essere eletti, ma anche per rappresentare un’idea. Ecco, sarà questo quel che farò chiedendo la fiducia degli italiani, parlare in tutte le città e nei territori della nostra idea di Italia e di Europa: non l’Europa dei burocrati, non l’Europa dei sovranisti, ma di un’Italia forte in una Europa unita. Lo farò presentando direttamente persone cui voglio dare la possibilità di rappresentarci in Europa, che hanno le caratteristiche per farlo ma senza la visibilità giusta per poterci arrivare. È finito il tempo di chiudersi nel proprio orticello, ognuno si rimetta in gioco per il Paese: senta il peso della responsabilità senza lamentarsi, impegnandosi per cambiare quel che non va e rimboccandosi le maniche sempre. Perché è chiaro che l’Europa così non funzioni. Cambiamola, punto. Ma facciamolo mettendoci la faccia. Dedichiamo un pezzo del nostro tempo per curare il prato attorno all’orticello.

Può darsi che molti italiani non si sentano responsabili di come sta andando l’Italia ora. Ma si sentiranno responsabili dopo, se non faranno niente per migliorarla adesso”.

 

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