Demografia – Cresce la popolazione nel parmense

Cresce la popolazione del Parmense Siamo oltre 450 mila residenti, in crescita dello 0,48%, in controtendenza rispetto al calo nazionale. Aumenta soprattutto il capoluogo. Diminuiscono le nascite, cresce il numero delle persone in età avanzata, si riducono i saldi migratori. I dati resi noti dall’Ufficio Statistica della Provincia. Rossi. “Confermata l’attrattività del territorio”

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La popolazione della nostra provincia fa registrare al 1° gennaio 2019 un aumento di 2.157 persone (+0,48%), arrivando a 452.015 residenti.

Una crescita relativamente sostenuta, in un quadro nazionale di stagnazione demografica.

Secondo le stime ISTAT, infatti, rispetto all’anno scorso l’Italia nel suo complesso ha fatto registrare una diminuzione di oltre 90 mila persone (-1,5 per mille), il quarto calo consecutivo. La Regione Emilia-Romagna, invece, è una delle 4 che crescono, e presenta un aumento del 2,4 per mille, circa 10.600 persone in più.

Questi e altri dati relativi alla situazione demografica a Parma capoluogo e negli altri Comuni al 1° gennaio 2019 sono stati resi noti oggi dall’Ufficio Statistica della Provincia.

“Il nostro territorio e la nostra regione confermano la loro attrattività rispetto ad altre aree – sottolinea il Presidente della Provincia di Parma Diego Rossi – Ma anche nel Parmense sono presenti, seppur con meno evidenza, quei fattori di debolezza demografica che caratterizzano l’intero Paese: la diminuzione delle nascite, il crescente numero delle persone in età avanzata, la riduzione dei saldi migratori.”

“Fino al 2012 il bilancio naturale negativo veniva compensato da una immigrazione molto sostenuta (saldo migratorio positivo), ma negli ultimi anni, principalmente a causa della crisi economica,  sono diminuiti i flussi in ingresso e aumentati quelli in uscita, anche di cittadini italiani- spiega Andrea Gaiani Responsabile dell’Ufficio Statistica della Provincia di Parma – Per quanto riguarda questi ultimi, ad esempio, risultano nel 2018 a livello nazionale 47mila rimpatri e 120mila espatri. Nel 2007 erano partite circa 36mila persone.”

Il saldo naturale (nascite – decessi) nella nostra provincia resta fortemente in deficit, come accade da molti anni (l’ultimo valore positivo risale al 1972): fino a ottobre 2018 (ultimo dato disponibile) il nostro territorio presentava un saldo naturale negativo di 1.228 persone.
Prosegue la diminuzione delle nascite, valutate attraverso la quantità di popolazione di età 0, in calo del -3,7% al 1° gennaio 2019 rispetto all’anno precedente (-130 bambini).

Ormai da 9 anni le nascite sono in diminuzione nella nostra provincia, ed è praticamente certa la prosecuzione di questa tendenza.

Infatti il calo delle potenziali madri, facilmente prevedibile data la struttura per età della nostra popolazione, non lascia molti spazi per immaginare un aumento delle nascite: le numerose donne nate negli anni ’60 sono ormai uscite dall’età feconda, e quelle nate negli anni successivi sono numericamente molto inferiori. In pochi anni abbiamo “perso” oltre 6.000 donne in età feconda, nel senso che le donne tra i 15 e i 49 anni (la fascia di età considerata demograficamente fertile) sono passate da 99.802 nel 2012 a 93.737 nel 2019.

Gli stranieri al 1° gennaio 2019 sono 64.209, il 14,2% del totale della popolazione, con un aumento rispetto all’anno precedente di 2.288 persone, pari al +3,7%.
Una percentuale ancora molto lontana da quelle elevatissime che si erano rilevate a partire dal 1995 per circa 15 anni, con punte di aumento che in alcuni casi erano arrivate a superare il 20% all’anno, ma comunque la più alta tra quelle registrate negli ultimi 6 anni.

I DATI COMUNALI
La crescita della popolazione provinciale è data principalmente dall’aumento del comune di Parma, che cresce di 1.584 persone (+0,8%, con riferimento al dato delle Lista Anagrafiche Comunali), il 76% dell’aumento dell’intera provincia.
L’area extra capoluogo nel suo complesso fa registrare nell’ultimo anno una variazione positiva di 573 persone (+0,22%), con andamenti abbastanza diversi tra loro: la Collina cresce dello 0,6%, la Pianura (tolto il capoluogo) dello 0,1%, mentre la Montagna diminuisce del -1% .

A livello comunale la popolazione complessiva aumenta in 24 comuni su 44.
La crescita si concentra soprattutto nell’area della cintura al capoluogo: in particolare Felino (+2,7%), Montechiarugolo (+1,2%), Lesignano (+1,1%) e Sala Baganza (+1,0%).
Nell’area montana si segnala l’aumento di Tizzano (+1,3%) e Compiano (+1,1%); nell’alta collina la crescita di Terenzo (+0,8%).
I decrementi maggiori si registrano in alcuni dei centri della montagna, come da molti anni a questa parte: Bore (-4,4%), Tornolo (-2,4%), Palanzano e Berceto (-2%), ma anche alcuni comuni della pianura fanno rilevare cali significativi (Torrile -1,4%, Roccabianca -1,3%).

GLI STRANIERI
Per quanto riguarda la popolazione straniera, la più alta percentuale di crescita la troviamo a Varano Melegari con +10,2% (pari ad un aumento di 19 persone), seguito da Tizzano Val Parma +8,8%  (+23 residenti) e Sissa Trecasali +7,4%, (+57 persone).

In 12 comuni su 44 si rileva, invece, nell’ultimo anno una diminuzione degli stranieri, e in altri 10 un aumento inferiore al 3%.

La più alta incidenza degli stranieri sulla popolazione totale la si registra nei comuni di Langhirano (21,4%), Calestano (20,6%) e Colorno (18,1%), che anche nel 2017 e nel 2018 erano ai primi 3 posti.
Le più basse percentuali le troviamo in alcuni comuni della montagna: Tornolo (3,7%), Albareto (4,1%) e Monchio delle Corti (4,2%).

Le cittadinanze più numerose sono quelle dei Rumeni (in forte crescita rispetto all’anno precedente, +6,4%), seguiti da Moldavi (in leggero calo, -1,3%) e Albanesi.
Tutte le altre principali cittadinanze sono in crescita; tra queste spiccano gli Indiani (+6,9%) e i Pakistani (+12,7%).

Analizzando le struttura per età, vediamo che la percentuale di stranieri più alta, rispetto alla popolazione complessiva della stessa fascia, la si rileva all’interno delle classi di età lavorative tra i 25 e i 39 anni, e tra i bambini di età da 0 a 4 anni.
In tutte queste fasce di età gli stranieri sono più di 1 su 4 rispetto al totale della popolazione.
Questo implica diverse conseguenze sui servizi.

Per quanto riguarda le fasce di età scolari, crescono nell’ultimo anno quelle di:
–    scuola media, età 11-13 (367 residenti in più, +3,0%)
–    scuola superiore, età 14-18 (181 persone, +0,9%).
Questi 2 segmenti delle fasce di età scolari, e in particolare quello delle scuole superiori, sono previsti in aumento per alcuni anni.

Calano invece le prime fasce d’età scolari:
–    asili nido, età 0-2 (300 residenti in meno, -2,7%)
–    scuola dell’infanzia (o materna), età 3-5 (101 persone in meno, -0,9%)
–    scuola primaria (o elementare), età 6-10 (201 persone in meno, -0,9%)
Per quanto riguarda la fascia demografica di riferimento dell’asilo nido, dall’anno di massimo dell’ultimo decennio (2011) la diminuzione è stata di -1.795 bambini (-14,3%).
Per la scuola dell’infanzia dal 2013 la diminuzione è stata di -1.019 bambini (-8,0%).

Gli anziani da 75 anni in avanti continuano ad aumentare, anche se ad un ritmo modesto negli ultimi 5 anni, e raggiungono il numero di 56.574 (+ 259 persone rispetto all’anno precedente, +0,5%).
Gli ultracentenari al 1° gennaio 2019 sono 147, in calo di 5 rispetto all’anno precedente.

Notevole la crescita della fascia degli 80 anni e oltre, che con l’aumento dell’aspettativa di vita sono ormai i veri “grandi anziani” (in precedenza si consideravano tali le persone da 75 anni in poi), che rappresentano il 7,9% della popolazione complessiva, 35.556 persone (984 in più, +2,8%), l’aumento percentuale più alto dal 2007.
Venti anni fa, nel 1999, i residenti con 80 anni e oltre erano 23.758, da allora ad oggi vi è stato un aumento del +49,7% (12.123 persone).

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