Sequestro Aqualena, il legale: “Pronti 120mila euro e fidejussioni”. Ma spunta l’ombra delle cosche

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Dopo la maxi inchiesta ha portato al sequestro del centro sportivo Aqualena Fitness, oggi Florida Fitness, tra via Budellungo e via Ximenes, e ad una lunga lista di accuse nei confronti di sette persone tra prestanome e gestori reali, parla l’avvocato della società che garantisce come le pretese verranno tacitate.

Ma sul complesso, e sui suoi gestori, su allunga l’ombra lunga della ‘Ndrangheta.

L’avvocato delle società Antonio Dimichele con una nota fa sapere che “l’attività viene svolta in modo ordinario e regolare dai gestori, senza alcun pregiudizio per la clientela. Per ciò che attiene alla vicenda giudiziaria,  la contestazione verte su un presunto mancato pagamento di tasse per gli anni 2014 e 2015 per 356 mila euro. La proprietà informa che ha già reso disponibile 120 mila euro e che in sede di Riesame verserà fideiussione per l’intera somma tacitando così ogni pretesa erariale“.

Ma i nomi dei fratelli calabresi Antonio e Marcello Vetere, indagati per reati tributari in seguito all‘inchiesta che ha portato al sequestro della palestra, compaiono anche negli atti del processo Aemilia, anche se non sono indagati per reati legati alla criminalità organizzata.

Il pentito Antonio Valerio parla di loro nel corso di tre interrogatori: “Antonio Valerio – si legge negli atti – ha riferito che Vetere Antonio è il prestanome di Diletto Alfonso, condannato a 14 anni per associazione mafiosa. Secondo le dichiarazioni del pentito, riportate negli atti dell’inchiesta Aemilia quindi il centro sportivo, che comprende la piscina Aqualena, sarebbe in realtà stato gestito dal presunto boss, condannato in via definitiva ad oltre 14 anni di reclusione e legatissimo alla famiglia Bolognino.

 

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