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Parma – Bologna, nella poco efficace fase offensiva i perchè del pareggio

di Michele Tossani                                                                                (lagabbiadiorrico.com)

Il Parma non riesce ad andare oltre lo 0-0 nella partita prenatalizia del Tardini. Alla squadra di D’Aversa è mancata una efficace fase offensiva, come confermano i dati relativi alle occasioni avute (xG) che segnano appena 0.61 per i gialloblù.

Così, il Bologna ultra-difensivo (0.14 expected goals prodotte) presentato da Inzaghi riesce a strappare un buon pareggio rischiando praticamente nulla, se si eccettua il palo a inizio gara colpito da Siligardi.

Cosa è mancato ai ducali per offrire una prestazione più fluida e convincente in fase di possesso palla?

D’Aversa, consapevole del tipo di match che avrebbe atteso i suoi, aveva predisposto un piano gara ben preciso: cercare di allargare le maglie difensive dei felsinei con gli esterni per non rimanere impantanati nel blocco centrale 3+3 predisposto da Inzaghi, come accaduto di recente al Milan di Gattuso. 

Tuttavia, la ricerca dell’ampiezza non è stata sempre ottimale ed il risultato è stato che il Parma ha prodotto sì molti traversoni ma mai tali da impensierire la retroguardia rossoblù. 

In generale, la fase d’attacco dei padroni di casa non è mai stata in grado di destrutturare il sistema difensivo organizzato dai bolognesi. In particolare, si è notata la tendenza del Parma a muovere palla da dietro per cercare di allungare le distanze tenute dal Bologna, in modo da trovare poi spazi per imbucare in verticale.

Questo movimento del pallone non avveniva però con la velocità giusta e anche l’uso dei cambi di gioco, spesso effettuati con passaggi orizzontali, finiva per non incidere all’interno della strategia utilizzata dalla squadra di D’Aversa.

I centrali difensivi del Parma venivano a fungere da regista arretrati, rimanendo spesso troppo bassi. Di conseguenza, Bruno Alves (70) e Bastoni (76) hanno finito per giocare una grande quantità di palloni con altissima percentuale di riuscita nei passaggi (rispettivamente il 91% e il 92% di completi) ma senza mai riuscire a creare superiorità posizionale alle spalle della prima linea di pressione avversaria costituita da Palacio e Santander i quali, rimanendo molto bassi, finivano per non venir mai saltati dal giro palla gialloblù. 

Nel secondo tempo le cose sono leggermente migliorate quando Bastoni e Bruno Alves hanno provato in alcune occasioni a portare su la palla con azioni personali ma nulla che servisse ad aumentare la produzione offensiva della squadra.

Ma è stata l’intera fase di attacco posizionale del Parma ad aver incontrato delle difficoltà. Spesso infatti gli interni di centrocampo si abbassavano troppo nel loro mezzo spazio col risultato di vanificare la possibilità di trovare la sopracitata superiorità posizionale ai lati di Nagy, il play basso del Bologna.

A queste difficoltà vanno aggiunte quelle nel raccattare le seconde palle quando veniva cercata la via del pallone a scavalcare verso Inglese.

Forse si poteva intervenire cambiando in modo diverso il centrocampo, inserendo sì Stulac ma insieme a Scozzarella (in modo da avere due registi in campo contemporaneamente contro il blocco difensivo basso del Bologna) oppure insistendo con Gervinho a destra e Siligardi a sinistra (per avere due esterni alti sul loro piede forte e velocizzare così la rifinitura attraverso i cross).

Detto questo, la squadra non è comunque mancata per impegno. Si tratta ora di lavorare su situazioni tattiche come quelle offerte dal Bologna, che potrebbero ripresentarsi spesso al Tardini nel corso della stagione.