Parma – Chievo: analisi tecnico tattica di un pareggio

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di Michele Tossani

La sfida fra Parma e Chievo termina con un pareggio (1-1) che va bene soprattutto ai padroni di casa: con questo punto infatti gli emiliani fanno un passo in più verso la salvezza, obiettivo di stagione.

Il classico 4-3-3 impiegato da D’Aversa stavolta non è un 4-4-2 mascherato ma un vero e proprio sistema con due esterni (Biabiany e Di Gaudio in partenza) chiamati a retrocedere e aiutare la squadra in fase di non possesso palla.

Dal punto di vista tattico la partita si svolge in modo diverso da quanto pronosticato alla vigilia. Il Chievo infatti, pur non facendo le barricate e non rinunciando alla fase offensiva, non si presenta però al Tardini per giocare a viso aperto, come invece si presupponeva avrebbe fatto una squadra che ha bisogno di più di un punto, vista la classifica deficitaria.

Invece, il baricentro medio finale dei clivensi (45.5 metri) è molto basso anche se la squadra di Di Carlo ha comunque una buona percentuale di possesso palla (48.2%).

Il 4-3-1-2 predisposto dal tecnico dei veneti presenta delle sfide tattiche per la squadra di D’Aversa, a cominciare dalla superiorità numerica 4 contro 3 in zona centrale.

Per ovviare a questa inferiorità di partenza il Parma, come usuale, chiede a Inglese di occuparsi di Radovanovic, play basso del Chievo, per ostacolarne la regia.

Quando l’attaccante del Parma, ad un’altezza inferiore di campo, è chiamato ad uscire su uno dei due centrali difensivi avversari in fase di impostazione ecco che è Scozzarella, il più delle volte, ad alzarsi per contrastare il centrocampista clivense.

Il problema tattico nasce dal fatto che questo movimento libera Birsa alle spalle della linea di centrocampo del Parma. Il Parma è comunque abile a chiudere le linee di passaggio verso il trequartista del Chievo. Quando invece Scozzarella resta in posizione arretrata per coprire la zona davanti alla difesa ecco che sono le mezzali a dover uscire su Radovanovic.

I meccanismi difensivi predisposti dai gialloblù sono essenzialmente efficaci: infatti, anche se il giocatore serbo non è sempre aggredito e, di conseguenza, finisce per godere di una certa libertà che gli consente di giocare spesso palla liberamente (81% di precisione nei passaggi), si ritrova con le linee di passaggio verticali ostruite.

Così, la manovra della squadra di Di Carlo viene veicolata verso l’esterno da dove partono traversoni (27) che vengono facilmente difensi dai centrali del Parma. 

Tuttavia, a fronte di una buona fase difensiva, i ducali nel primo tempo non riescono a farsi pericolosi come usuale in transizione e questo si riflette nei dati finali delle occasioni create dalle due squadre nei primi quarantacinque minuti.

Nel secondo tempo la squadra di D’Aversa avanza ulteriormente il baricentro (alla fine sarà di 51.7 metri) aumentando la propria pericolosità offensiva e la partita diventa ancora più verticale, con molti passaggi lunghi, soprattutto perché il Chievo accentua la ricerca immediata dei riferimenti offensivi per far salire la squadra o giocare sulle seconde palle.

Alla fine, il Parma non è però riuscito a conquistare i tre punti nonostante il fatto che sia riuscito a creare di più, come evidenziato dal dato finale relativo agli expected goals prodotti dalle due squadre (1.42 xG contro 1.01 dei veneti). 

(lagabbiadiorrico.com)

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