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Paolo Scarpa si dimette da consigliere. Subentra Caterina Bonetti

Paolo Scarpa si dimette dalla carica di consigliere comunale- L’ex candidato sindaco, eletto in cosniglio con Parma Protagonista annuncia le sue dimissioni prima di partire per una breve vacanza.

A sostituirlo tra i banchi dell’opposizione ci sarà Caterina Bonetti, del Pd; di Parma Protagonista restano Pier Paolo Eramo e Bruno Agnetti.

“Le motivazioni sono principalmente due e strettamente legate – spiega Paolo Scarpa raggiunto telefonicamente – questa città merita un impegno come consigliere a tempo pieno che è inconciliabile con la mia professione e credo che ci sia bisogno di una sana opposizione per garantire uno svolgimento democratico dell’amministrazione locale che non può essere consegnata solo nella mani della Lega. Sono cambiate le condizioni politiche dalle scorse elezioni, sia a livello locale che nazionale”.

Duro il commento del sindaco Federico Pizzarotti: “E così il centrosinistra di Parma continua la sua epopea fiacca e stanca: la politica è “passione” solo se si vince. Se si perde, ci si divide, si saluta e si va a casa con scuse e giustificazioni. Forse anche perché i presupposti dell’unione non erano PER qualcosa, ma CONTRO qualcuno. Finisce così Parma Protagonista, un progetto che il giorno dopo l’elezione si è spaccato e sfaldato. Di Protagonista, il progetto di Scarpa aveva solo l’ambizione personale. Ho un’altra idea della politica. Un’altra idea del servizio verso Parma”. 

Altrettanto duro l’ex candidato alle primarie del centro sinistra nonchè ex consigliere PD, Nicola Dall’Olio: “Provo profondo rammarico per essermi ritirato dalle primarie del 2017 per il sindaco di Parma per sostenere un candidato che, dopo aver gestito malamente e in solitudine il ballottaggio, ora si dimette dal Consiglio comunale senza nemmeno portare a termine il mandato conferitogli da decine di migliaia di elettori. Allora feci questa scelta con l’intento di unire ed allargare il fronte oltre i confini del PD. Fu un grave errore di valutazione che brucia ancora. In politica non ci si improvvisa e questo vale per il livello locale come nazionale. Unica nota positiva di queste dimissioni l’ingresso in consiglio comunale di Caterina Bonetti, giovane donna del PD che saprà dare il suo contributo portando avanti fino in fondo il suo impegno politico per la città”.

Solidarietà invece dal consigliere Fabrizio Pezzuto di Parma Unita: “Con Paolo Scarpa ho condiviso l’esperienza a tratti esaltante, delle Primarie prima e della Campagna elettorale poi del 2017. Esperienza che mi ha permesso di apprezzare le grandissime doti umani e la rettitudine politica di un uomo che crede nella democrazia e che è innamorato della sua città. Anche quando, come è successo nel 2017, non ci corrisponde appieno.
Quando scrive che “lo scenario politico cittadino è profondamente cambiato dal giorno della mia candidatura a sindaco” ha probabilmente ragione e per questo comprendo le ragioni di una scelta dimissionaria che non è di disimpegno ma di chiarezza e coerenza verso le proprie idee”.

Solidarietà anche dal consigliere PD, Lorenzo lavagetto: “Rispetto la decisione dell’amico Paolo Scarpa di abbandonare i banchi del Consiglio comunale. Rispetto perché indipendentemente dalle idee e dai loro risultati quando un cittadino si applica per la sua Comunità si dovrebbero usare parole di gratitudine, prima di scatenare i condor professionisti della polemica politica. Credo che si possa essere riconoscenti per il servizio civico reso anche non essendo d’accordo con chi ha assunto l’onere di guidare una coalizione che voleva cambiare Parma con un progetto che non conteneva cose faraoniche ma buon senso. Un esempio su tutti: il degrado della città, la sicurezza negata ad intere zone di Parma. Se le cose fossero migliorate nell’ultimo anno, io non me ne sono accorto. Mollare così credo però possa essere un cattivo messaggio, perché trasmette l’idea esattamente contraria: i progetti e i valori valgono solo in caso di vittoria. Non è questo il pensiero di Paolo ma è questo ciò che gli stanno appiccicando addosso, quindi ciò che fa notizia. Invece di scegliere l’onore delle armi, il Sindaco sceglie lo sfottò a prezzo di saldo e dice che ha anche una sua idea alternativa di città, ma per ora di concreto ci ha fatto vedere solo i tagli del nastro per le nuove sedi del suo partito e l’imbarazzante vicenda del super cemento al mall con indagine della procura al seguito! Pizzarotti eviti di fare lo smargiasso parlando delle debolezze altrui, lui che è arrivato al primo turno davanti a Scarpa di un misero 1,5% – se Scarpa era così scarso come dice il Sindaco e il Sindaco ha dovuto sudare nonostante la sua grandeur, giudichi lui se ha ben figurato. L’ultimo giro di giostra è stato un derby tra errori e debolezza, se ne faccia una ragione anche lui”.

La lettera di Paolo Scarpa per spiegare le sue motivazioni:

Oggi ho rassegnato le dimissioni da Consigliere Comunale di Parma. Ringrazio i cittadini e chi mi ha accompagnato in questo periodo intenso, i colleghi del mio Gruppo consigliare, a cui confermo la mia collaborazione e profonda amicizia, la Presidenza del Consiglio, i consiglieri tutti, e, ultimi, ma certo non di minore importanza, i dipendenti tecnici e amministrativi del Comune con cui mi sono relazionato in questi mesi, che sisono sempre distinti per cortesia e disponibilità.Dopo un periodo lungo dedicato prioritariamente all’impegno civile, la mia professione e il tempo pieno che essa richiede rendono inconciliabile l’attività di consigliere.

A ciò si aggiunge che lo scenario politico cittadino è profondamente cambiato dal giorno della mia candidatura a Sindaco e ne devo prendere atto con serenità.

I miei valori rimangono intatti, come rimane intatta la convinzione che a Parma vi sia necessità di una alternativa di governo libera e democratica.

Esiste infatti una grande distanza tra la narrazione pubblica della città e la sua concreta essenza, una distanza che molti cittadini vivono sulla propria pelle e che vede ancora irrisolti problemi latenti, si chiamino coesione sociale, diritti degli ultimi, disorientamento giovanile, diffusione delle dipendenze da droga, sistema socio-sanitario locale, sino alla questione aperta dei poli strategici (Ospedale, Fiere, Aeroporto, grandi centri commerciali, solo per citarne alcuni). Parma ha una propria identità, ma a volte sembra dimenticarsene, trascinata da un racconto autocelebrativo, che allontana le soluzioni, invece che agevolarle.

Non è solo la politica ad averne responsabilità, il sistema Parma è assai più complesso, è una rete articolata che parte dai centri di interesse che sulla politica hanno esercitato influenze non sempre positive. Quando riesce a fare sistema, Parma dimostra di avere consapevolezza delle sue potenzialità e le mette a frutto, ma in troppe occasioni questo non accade.

La Parma migliore rimane per me la città delle barricate del ’22, la città delle rivoluzioni sociali di Tommasini negli anni settanta, la città dell’equilibrio culturale e urbanistico della fine del’900, la città che ha avuto l’ambizione di darsi una dimensione culturale europea e che ha saputodimostrarecultura civile e solidarietà diffusa. Ma la storia di questi ultimi decenni parla anche di ascese improvvise e altrettanto improvvise cadute, dal caso Parmalat in poi, subito soffocate dalla rimozione collettiva. Si pensi a quello che è avvenuto negli ultimi due anni nella sanità e che ha toccato la massima istituzione culturale della città, l’Università. Senza ovviamente entrare nel merito delle singole questioni, delicatissime, mi chiedo: una riflessione critica su quanto è avvenuto, la città la fa, o cosa aspetta? I troppi non-detti creano una ruggine che nasconde tutto e questo non va bene.

Sono convinto che Parma dovrà, prima o poi, porsi il problema di un cambiamento radicale di governance, ma, freddamente, oggi la vedo una prospettiva molto lontana.

Da parte mia, anche fuori dai banchi del Consiglio, continuerò a impegnarmi per i principi in cui credo, la democrazia (sia pure oggi così in crisi), la tolleranza, i diritti di tutti, la centralità della persona umana e un’idea di città che sappia farsi comunità. Forse un’utopia, visto il livello del dibattito generale, ma non smetto di ritenere che sia possibile.