D’Aversa catenacciaro? L’analisi tattica di Parma – Sassuolo dice di no

L’accusa (calcistica) parla di catenaccio…premesso che catenaccio e difesa e contropiede non sono sinonimi e che il catenaccio ha una sua dignità storica (è stato utilizzato, fra le altre, dal Milan di Nereo Rocco e dall’Inter di Helenio Herrera), i numeri e le statistiche avanzate sembrerebbero smentire l’etichetta di catenacciaro affibbiata a D’Aversa

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di Michele Tossani 

Il calcio, si sa, è spesso fatto di etichette dalle quali è moltodifficile sganciarsi. Così succede che taluni allenatori vengano considerati dei novatori, portatori di idee rivoluzionarie e artefici di un calcio champagne quando magari questa è soltanto una nomea che si è costruita intorno la loro nome oppure che vengano considerati difensivisti anche quando i fatti smentiscono questa tesi.

È, quest’ultimo, esattamente il caso in cui è incappato l’allenatore del Parma, Roberto D’Aversa, che anche dopo la vittoria per 2-0 contro il Sassuolo si è sentito chiedere lumi in sala stampa in merito al suo tipo di calcio, ritenuto da alcuni desueto e troppo difensivo.

L’accusa (calcistica) parla di catenaccio…premesso che catenaccio e difesa e contropiede non sono sinonimi e che il catenaccio ha una sua dignità storica (è stato utilizzato, fra le altre, dal Milan di Nereo Rocco e dall’Inter di Helenio Herrera), i numeri e le statistiche avanzate sembrerebbero smentire l’etichetta di catenacciaro affibbiata a D’Aversa.

Se infatti è vero che il Parma gioca solitamente con un baricentro medio piuttosto basso (46.1 metri contro il Sassuolo) è tuttavia vero che questo dato non sempre corrisponde all’atteggiamento complessivo dei ducali nel corso delle partite. Ad esempio, per citare solo le ultime due sfide contro il Torino e contro i neroverdi di De Zerbi, il Parma ha abbassato il baricentro nel secondo tempo mentre nei primi quarantacinque minuti di gioco il pressing portato è stato offensivo e non difensivo, vale a dire con la prima linea di aggressione all’altezza della metà campo.

Un atteggiamento del genere (di difesa e contropiede) non è equiparabile a quello di chi si difende novanta minuti nella propria area di rigore confidando poi in sporadiche transizioni lunghissime per colpire gli avversari.

Sempre prendendo in esame la partita col Sassuolo possiamo poi notare come il possesso palla abbia effettivamente visto prevalere la squadra ospite ma come il rapporto fra possesso e qualità del possesso sia nettamente stato in favore della compagine di D’Aversa.

Infatti, anche se il computo totale dei tiri in porta ha visto i parmensi in lieve vantaggio sui neroverdi (5-4), i dati relativi agli expected goals (xG), cioè il parametro attualmente più utilizzato dagli analisti per quantificare la pericolosità delle occasioni da rete avute da una squadra, vede farsi preferire l’undici di casa con un dato di 2.20 contro l’1.51 del Sassuolo.

Se poi guardiamo al computo totale degli expected goalsprodotti fin qui in stagione dalle varie squadre della massima serie (prendendo in esame la tabella fornita da @BetweenThePosts) notiamo come il Parma sia la nona squadra del campionato in termini di xGop, cioè di goal attesi da situazioni di gioco ‘aperte, vale a dire senza prendere in considerazione le occasioni create da calciopiazzato.

Addirittura, il dato dei ducali (10.6) è superiore a quello di squadre come appunto Sassuolo (7.6) o Sampdoria (6.6), squadre cioè che vengono considerate propugnatrici di un tipo di calcio più offensivo di quello proposto dal Parma di D’Aversa.

Tutti questi dati sembrano confermare una inversione di tendenza del Parma visto all’opera nelle ultime giornate, con una squadra sempre accorta in fase difensiva ma più efficace nel creare situazioni di pericolo una volta entrata in possesso.

lagabbiadiorrico.com

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