“Faggiano2020”: “Parma scelta d’amore e d’azzardo. Qui come in famiglia”

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E’ arrivato in un gelido inverno di Lega Pro, con la piazza scossa dal terremoto che aveva spazzato via Scala Apolloni Minotti e Galassi, abbattendo le certezze di un calcio biologico incapace di ripetere i fasti del passato.

E’ arrivato con un contratto di sei mesi, con opzione, solo in favore dei gialloblù, di rinnovo. Ora Daniele Faggiano firma fino al 2020, anno in cui Parma sarà scintillante città della cultura e chissà cosa regalerà il calcio.

”Mi sono accorto dell’azzardo che ho fatto nel pomeriggio di Firenze, dopo la promozione in B” – racconta. Avevo perso la promozione col Trapani, firmato col Palermo per poi dimettermi, se la stagione fosse andata male rischiavo di rimanere a vita un dirigente di bassa leva”.

Ma e’ arrivata una promozione, poi un’altra, è un rinnovo, sempre annuale. “Qui mi sento l’ottavo socio, come essere in famiglia. Non voglio trovarmi a dover discutere per una rescissione”.

Le sue parole.

Sono contentissimo, penso che il rapporto con la società sia un rapporto vero, sono orgoglioso di rappresentare questa città, questi colori. Dopo tante sofferenze, siamo riusciti a portare la squadra dove la parmigianità voleva, da Nuovo Inizio a PPC ai tifosi. Ora dobbiamo tenerci la Serie A ben stretta, ma senza spese folli o accontentare tutti spendendo soldi che non abbiamo: a volte nel fare calcio per accontentare la piazza si rischia di rovinare tutto, è già successo; preferisco ricevere insulti quando perdo o sbaglio a prendere un calciatore, ma non voglio che il mio nome sia legato al riportare indietro la squadra né sul campo né a livello societario. Dobbiamo essere tutti un unico blocco, dai tifosi a noi della società ai giornalisti. Cerco di comportarmi come un padre, un figlio e un fratello per tutti, a volte posso perdere la pazienza ma tutti sanno che non porto rancore, se mi arrabbio è per il bene del Parma e penso che i risultati nel tempo si sono visti”.

“Visto che siamo qui volevo spiegare che il mio contratto, che scadeva a giugno, è stato prolungato di un solo altro anno e c’è un motivo: mi sento l’ottavo socio, uno di famiglia. E siamo molto legati ai risultati, così andare a discutere con i soci per una mia rescissione non me la sento, non voglio avere rapporto lunghi per questo motivo, siccome mi sento di famiglia preferisco fare piano: già ci siamo trovati a fare rescissioni che non erano contemplate a livello umano. C’è la parola, ho firmato ieri ma era un accordo tacito, non c’era alcun problema: lo abbiamo rifatto in pochissimo tempo. Per me è sempre un punto di partenza e non di arrivo, mi tengo stretto il Parma in generale, piano piano grazie a tutti stiamo cercando di tornare una società importante: con Carra, Perrone, Casagrande, Fallini, Paini, il nuovo ingresso Della Corte e Povolo stiamo cercando di costruire un entourage per la società di un certo livello. Dobbiamo fare tanto, come sapete il centro sportivo non era più nostro e i parmigiani hanno ricomprato tutto. Il prossimo passo è sistemare la foresteria del settore giovanile, cerchiamo di andare avanti con le nostre gambe, puntellando anche la squadra”.

Per il mio modo di operare, io preferisco che la squadra stia lontana da tutte le chiacchiere, c’è stato un trapasso societario che alla squadra stessa non ha pesato, quando abbiamo detto determinate cose in spogliatoio c’era chi di dovere. Scoccia che ogni sabato prima della partita dell’ultimo mese venga fuori un nome legato mercato, la squadra più tranquilla sta e meglio è. Per questo dico che ci vuole unità. I giornali li leggiamo tutti. Oppure ogni lunedì se vinciamo si cerca il pelo nell’uovo, ma il Parma viene dalla D alla A in 3 anni. Leggo statistiche mai viste. Se qualcuno ce l’ha con me se la prenda con me, non con la squadra, certe cose non fanno bene né alla squadra né alla società. Nessuno rimarca che abbiamo vinto all’ultima giornata lo scorso anno o abbiamo passato un’estate difficile, solo rimarca appena perdi due gare come quella con l’Atalanta, che però ha battuto l’Inter con 4 gol. C’è sempre un qualcosa di negativo: leggo che siamo la peggior squadra che tira in porta; che abbiamo 17 punti ma il tecnico è catenacciaro, poi andiamo a Torino facciamo molte palle gol. Se qualcuno sbaglia in casa nostra a favore nostro, si rimarca che è a favore nostro, nelle altre piazze questo non viene rimarcato”.

Il mercato? A tutti dico la stessa cosa: non si parla di mercato, manca un mese a gennaio e sette partite, dunque tutto può cambiare, inutile fare nomi, per il mio modo di lavorare preferisco fare mercato più grosso in estate e muovere poco a gennaio, perché si creano più incognite con uno spogliatoio da ricreare in poco tempo. Nomi non ne faccio, ruoli non ne dico, valutiamo giorno per giorno. Vige la regola della lista, vedremo. Gli infortuni di Sierralta e Dimarco numericamente ci hanno penalizzato, grazie a Dio abbiamo qualche stakanovista che si adatta a tutto”.

“So io e chi c’era vicino a me cosa abbiamo passato nel mercato estivo, e mi arrabbio quando mi si dice che si è comprato un 35enne, un 34enne e così via e non sai il perché è troppo facile; è stato un mercato complicato, nelle difficoltà ci esaltiamo ma i bastoni tra le ruote in tante situazioni ce li hanno messe, in tante situazioni: non ultima quella di un calciatore che ero deciso a prendere ma qualcuno non voleva farlo prendere perché aveva problemi di alimentazione. Ora capite perché viviamo uno stress particolare; mi sono rimboccato le maniche per fare il massimo e l’ho fatto grazie a Nuovo Inizio e Ppc: non parlo male degli altri, erano due realtà che andavano in direzioni diverse. Io mi sono interfacciato sempre con le stesse persone, poi accadeva di interfacciarsi con altre che sistematicamente non erano d’accordo, ma il presidente John non c’entra, erano altre persone per le quali non vivendo la realtà calcistica vissuta qui non era semplicissimo”.

“Mi sono dimesso dal Palermo per mia scelta lasciando una città come Trapani alla quale sono legato, facendo una scelta non semplice per la rivalità tra le due squadre. Dopo 6 mesi sono andato via per rispetto dei tifosi del Palermo ma il Parma all’epoca non esisteva come possibilità; sono stato poi chiamato da Ferrari che mi disse di venire qui. Un mese prima di andare al Palermo avevamo perso i playoff con il Trapani, poi sono andato in C e se non avessimo vinto probabilmente sarei rimasto nel limbo della C stessa. E’ stata una scelta rischiosa per il mio lavoro; quando abbiamo vinto a Firenze mi è scesa la tensione ed ero meno sorridente del solito, perché in situazioni come questo penso a tante cose, come al fatto di ricominciare da zero, perché poi tanto la gente si ricorda solo delle ultime cose buone fatte e non delle prime. Non mi pento della scelta, sono arrivato al Parma con 6 mesi di contratto con un opzione a favore della società e non mia, non ero venuto in C per fare i soldi; non mi pento, quando venivo qui a trovare un amico che studiava pensavo che fosse la città ideale per lavorare”.

“Calaiò? Gli voglio bene, sta bene e si allena con la squadra, è squalificato ma è un giocatore del Parma, poi sceglieremo assieme il da farsi. Iprogetti della società? Sono quelli di confermarci in Serie A quest’anno e poi piano piano mettere le basi per fare bene, dobbiamo essere equilibrati. Fino a quando ci sarò io, il programma sarà improntato sull’equilibrio. L’anno scorso ci sono state squadre che ne hanno vinte 5 gare di seguito e poi perse 10 di seguito, cioè 30 punti persi quindi ci vuole equilibrio. E’ fondamentale. Dopo i 17 punti dobbiamo continuare a farne altri passo dopo passo. In Serie A se non si può vincere mi accontento del pareggio, vedi la gara con il Frosinone, quel punto è stato importante. Se mi aspettavo questi 17 punti? Posso dire che ho sempre visto la squadra viva, dal ritiro, con motivazioni, che voleva fare bene, dai più grandi ai più giovani, mi aspettavo di fare bene. La fortuna? Devi sapertela cercare. I ragazzi sono tutti stimolati, prima si salvano e prima sono tranquilli”.

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