“Conquibus”: gli indagati ascoltati in Procura, parla solo la Gagliardini

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Franco Aversa

Si sono svolti lunedì mattina in Procura gli interrogatori di garanzia di medici e informatori farmaceutici indagati nell’inchiesta Conquibus, coordinata dal PM Emanuela Podda.

Davanti al GIP Mattia Fiorentini, si sono presentati Franco Aversa, primario di ematologia e luminare delle staminali, Patrizia Gagliardini di CSC, società organizzatrice di congressi medico scientifici, Antonio Mutti, Nicola Giuliani e Luisa Craviotto e altri informatori medico scientifici.

Tutti gli imputati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, ai difensori occorre tempo per studiare le oltre 800 pagine dell’ordinanza.

Soltanto Paola Gagliardini, arrivata da Perugia intorno alle 12,00, ha rilasciato dichiarazioni spontanee respingendo ogni accusa e definendo i rapporti con Aversa esclusivamente professionali.

IL COMMENTO DI SERGIO VENTURI, ASSESSORE REGIONALE SANITA’ – Quello che è “accaduto a Parma”, con l’operazione ‘Conquibus’, “è inaccettabile, toglie letteralmente le parole, nel senso che è accaduto poco più di un anno fa un fatto quasi analogo: noi abbiamo bisogno di strappare dal servizio sanitario regionale e anche dalle università, una serie piccolissima di soggetti che credono ancora di poter fare quello che vogliono”.

Così, l’assessore regionale alla Sanità, Sergio Venturi – che assicura “adesso facciamo facciamo sul serio” – è intervenuto sulla vicenda delle sponsorizzazioni per congressi o simposi chiesti alle aziende farmaceutiche con la promessa di utilizzare questo o quel farmaco, concorsi pilotati per assumere candidati già preventivamente individuati e attività professionale non autorizzata.

“Soggetti – ha sottolineato – che credono ancora di poter fare quello che vogliono sfruttando, all’interno di un servizio molto qualificato delle maglie che in qualche caso rimangono un po’ larghe. Noi – ha aggiunto Venturi – abbiamo fatto una legge regionale un anno fa, che da gli strumenti ai direttori generali di strappare quell’erba lì, proprio di strapparla alla radice: se qualcuno non dichiara emolumenti che percepisce direttamente o indirettamente, ed è il caso parmigiano va a casina sua. O licenziato o sospeso, adesso facciamo sul serio”.

E, ha proseguito l’assessore regionale, “se c’è necessità impediremo anche di organizzare convegni che non siano direttamente finanziati dal servizio sanitario”, così da dare certezze “soprattutto in un momento in cui la scienza deve avere massimo rispetto da parte di tutti. Perché – ha aggiunto Venturi – c’è da qualche parte di questo Paese, in qualche luogo, qualche comunità che dice che la scienza è condizionata dalle multinazionali. Non esiste che noi diamo fiato a queste persone che dicono che la scienza vale uno esattamente come l’antiscienza vale uno”. Quindi, ha concluso Venturi, “noi finanziamo volentieri la ricerca però se qualcuno va fuori dal seminato va estirpato immediatamente, lui e la carota che c’è sotto: se no diventa difficile per la politica avere credibilità: noi gli strumenti li abbiamo dati”.

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