A San Vitale Baganza il Rosario per Fabio Giarelli: il ricordo di Simona Vitali. Funerale Domenica alle 11

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RICORDANDO FABIO

di Simona Vitali

da www.stadiotardini.it

simona vitali ricordo di fabio giarelli“Il mio nome è Fabio. Il cognome, Giarelli. Per me non è solo un fatto anagrafico: Giarelli è soprattutto mio padre…Chi mi vede per strada, spinto su una sedia a rotelle, può pensare qualunque cosa di me; può anche provare – e immagino capiti spesso – un sentimento di disagio o di pietà”, così scriveva Fabio in Altalenando, il suo primo libro autobiografico.
Fabio non aveva l’uso delle gambe e aveva un parziale uso delle mani. Doveva essere aiutato a lavarsi, vestirsi, doveva essere trasportato. In una parola non era autonomo. Tuttavia ha fatto, e molto, per la sua vita e quella degli altri.
Ha supplito, a ciò che gli mancava, con la sua testa. Dotato di un’enorme memoria, incasellava tutto lì, a partire dai numeri di telefono: bastava dirglieli una volta, lui li ripeteva a voce alta una volta e li aveva imparati per sempre. Aveva una sorta di rubrica mentale.
rosario fabio giarelli fedeli

E anche la saggezza era dalla sua. Era ambizioso, lo avevano abituato a pensare che “si può”, in un qualche modo si può ugualmente. Sin da piccolo in famiglia lo hanno aiutato a fare più che poteva. Fra i tanti aneddoti uno, quello della gita scolastica al pozzo di San Patrizio di Orvieto, dove l’inseparabile zio Emilio ha caricato in spalla Fabio e lo ha portato giù insieme ai suoi compagni. Del padre Domenico, altra figura onnipresente alla sua vita, aveva scritto “non riuscirò mai a dirgli fino in fondo quanto io gli sia debitore e quanto lui valga per me”.
Fabio dove voleva arrivare è arrivato: dieci anni di nuoto agonistico gli hanno regalato insperate soddisfazioni (contro ogni previsione dei luminari della medicina sportiva) e la comprensione di cosa significasse lavorare sodo per arrivare a superarsi ma gli hanno regalato anche una famiglia, la Polisportiva Gioco, con cui andare oltre lo sport; la normalità di una condivisione di vita, tra marachelle in carrozzina prima e scambi di contenuti importanti poi, con Marco, Marco Federici, l’amico più amico di sempre; la passione per la scrittura: i tre libri pubblicati e  quello in cantiere, in attesa che l’illustratore lo completi; la marea di relazioni che  si è fatto col suo lavoro al Cup di via Pintor a Parma; quella del calcio è stata una grande passione: sempre presente sin da bambino alle partite del glorioso A.C. Sala Baganza, non _MG_4515perdeva un colpo con Il Parma calcio. E poi le sue crociate, come quella intrapresa con l’amico Gabriele Majo, per ottenere una tettoia contro la pioggia, per tutti i tifosi con disabilità che frequentavano lo stadio.  Cinque anni, lui e Gabriele, a darsi benzina e “a fare opinione” senza demordere, come diceva lui, ma che li hanno portati ad averla vinta.
E poi l’Unitalsi, altra grande famiglia, coi suoi viaggi, la condivisione di valori grandi, le tante iniziative collettive. Ma anche il teatro e in generale ogni esperienza che si presentava come minimamente fattibile lui l’abbracciava.
Il risultato: tante conoscenze, tante relazioni, tanti amici.
Quello che di lui forse è emerso meno è che di persone ne ha aiutate molte. Proprio per via dei suoi tanti contatti. Quando, parlando con qualcuno, emergeva qualche problema, oltre a dare sempre la sua opinione, si attivava col telefono finché non era arrivato alla persona giusta, che potesse essere di aiuto.
Proprio prima di partire per il mare, venuto a sapere di un suo conoscente che stava vivendo in condizioni precarie la malattia, si è prodigato ad arrivare a chi potesse intervenire. “Se non ha una vita dignitosa non può vivere a lungo” aveva detto, prendendosi immediatamente a cuore del caso.
fabio giarelliFabio, semiparalizzato su una carrozzina che sentiva parte di sé e da cui organizzava la sua vita come se fosse ad una scrivania, aveva cura di non stare mai fermo. “Ho un nuovo progetto” così esordiva quando incontrava qualche amico. E tutte le volte era qualcosa di diverso.
“Gli anni passano, non so quanti me ne restano davanti” aveva detto ultimamente sottintendendo un “non posso perdere tempo”… di solito parla così chi invece la sua vita la sta riempiendo ad oltranza.
Recentemente Fabio aveva accettato di trasferirsi da San Vitale Baganza – il luogo delle sue radici – a Traversetolo.
fabio giarelli inaugurazione tettoia disabili tardiniQuesto aveva significato dover abbandonare anche l’amatissimo lavoro al Cup di Via Pintor, dove si era creato negli anni un’immensa rete di relazioni, per approdare al Cup di Langhirano.
Stava ricominciando da zero. A 52 anni riusciva a farsi una ragione di tutto questo perché con la testa volava più in alto: l’ossigeno erano il progetto del nuovo libro; la volontà di riprendere il nuoto in Polisportiva; il dover ripensare al suo futuro, avendo la mamma – a cui era legatissimo – ricoverata in ospedale da mesi.
Neanche il radicale cambiamento in corso lo fermava, perché lui gli ostacoli era abituato a oltrepassarli!
E la vita la amava. Molto.

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