Inceneritore, i 5 Stelle: “Quelle di Pizzarotti lacrime di coccodrillo”

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Dicono che dopo avere divorato la preda al coccodrillo lacrimino gli occhi. Forse non è per rimorso, ma per espellere l’accumulo dei sali nell’organismo, però nell’immaginario collettivo il fenomeno viene considerato come segnale di un tardivo pentimento. Così l’immagine del rettile con la pancia piena e l’occhio lacrimoso ci è venuta spontanea quando abbiamo letto sui quotidiani locali le dichiarazioni del sindaco Pizzarotti, che si è dichiarato contrario al superamento del limite di 130mila tonnellate bruciate all’anno dall’inceneritore di Ugozzolo.

Una presa di posizione obbligata, quella del sindaco, ma anche tardiva e imbarazzata. Dopo la lunga serie di personalità rappresentative della società civile della città, come i Barilla, il rettore dell’università di Parma Paolo Andrei, il vescovo Enrico Solmi, l’Unione Industriali, che hanno preso decisamente posizione contro il potenziamento dell’inceneritore, anche Pizzarotti si “adegua” unendosi al coro. Ma lo fa da par suo dando un colpo al cerchio e uno alla botte e sostenendo la tesi della irresponsabilità dl comune nella vicenda.

Intendiamoci, il Comune effettivamente non ha potere decisionale, in quanto la sua partecipazione in  IREN Spa è di azionista minore e l’altro organo decisionale è la Regione e non l’amministrazione comunale di Parma. Ma questo il sindaco Pizzarotti lo sapeva dal principio.

L’inceneritore è ora diventato una patata bollente, perché Iren, come ormai è noto da giorni, avrebbe intenzione di aumentare la quantità massima di rifiuti da incenerire nell’impianto di Ugozzolo, passando da 130mila tonnellate all’anno alla soglia massima di 190mila (grazie a 60mila rifiuti speciali) superando così l’accordo sottoscritto due anni fa.

Andrea Bertani, portavoce M5s in Regione, ha recentemente presentato un’interrogazione, sottolineando come la scelta di Iren non sia coerente con la legge regionale sull’economia circolare del 2015: “Il piano di gestione dovrebbe prevedere l’ottimizzazione degli impianti esistenti e il progressivo spegnimento di tutti gli inceneritori” spiega Bertani. “Nei confronti di Iren serve ‘un’azione forte’, Parma è diventata capitale della cultura, non si può gestire in questo modo un problema che è ‘strutturale'”.

Verissimo, il problema è ‘strutturale’, perché l’accordo scaduto il 30 giugno scorso che limita la capacità dell’impianto di Ugozzolo a 130mila tonnellate annuali è solo una foglia di fico, per oscurare la verità inammissibile, e cioè che il ‘forno’ di Parma è di ultima generazione, quindi resterà l’unico a bruciare i rifiuti della regione e di altre province interregionali. Infatti anche lo scorso anno la Regione aveva chiesto una deroga a 170mila tonnellate, in barba agli accordi presi. 

È sotto gli occhi di tutti che incenerimento e gestione virtuosa dei rifiuti sono antitetici perché è ovvio che per ammortizzare i costi imponenti di costruzione di un inceneritore deve essere garantita per decine di anni una congrua quantità di rifiuti da bruciare. Il forno insomma è sostanzialmente una macchina da soldi, e un’azienda privata pensa prima di tutto ai propri interessi finanziari. La politica invece dovrebbe occuparsi della salute e del benessere dei cittadini, nella speranza che Parma, oltre ad essere ‘Capitale della cultura’ non diventi anche ‘Capitale dell’inquinamento’.

Fermo restando le pesantissime responsabilità della giunta regionale Bonaccini, che sembra più legata agli interessi della multiutility che a quelli della difesa della salute dei cittadini, dobbiamo però sottolineare anche quelle del Comune di Parma, che oggi piange lacrime di coccodrillo ma che all’epoca non condusse fino in fondo la battaglia per bloccare l’impianto, costasse quel che costasse (anche in termine di penali).

Ecco perché aveva ragione Grillo, quando nell’ormai storico ‘Dies Iren’, aveva detto dal palco di piazza della Salute che l’inceneritore a Parma non si sarebbe mai dovuto fare. Ed ecco perché quelle odierne del sindaco Pizzarotti sono lacrime che assomigliano a quelle del coccodrillo.

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