Parmigiano Reggiano e Grana Padano: sono i formaggi più esportati d’Italia

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Due formaggi prodotti in Emilia Romagna, Parmigiano Reggiano e Grana Padano, sono i formaggi italiani più esportati e da soli rappresentano il 22% dell’export di formaggi italiani che nei primi due mesi del 2018 ha fatto registrare un record storico in termini di quantità rispetto al 2017 quando all’estero sono stati consumati 412 mila tonnellate di formaggi italiani. È quanto emerge da una analisi di Coldiretti su dati Istat relativi ai primi due mesi dell’anno, diffusa in occasione della Giornata mondiale del Latte, indetta dalla Fao l’1 giugno per ricordare l’importanza dell’alimento e dei suoi derivati per la corretta dieta alimentare.

La dimostrazione più eclatante del successo dei formaggi made i Italy è il fatto che i francesi sono diventati i principali consumatori dei nostri prodotti, tanto che quasi il 20% delle esportazioni complessive finisce proprio sulle tavole d’oltralpe. Il primo mercato estero del Parmigiano Reggiano – rileva Coldiretti Emilia Romagna – è proprio la Francia con 9.800 tonnellate, seguita da Germania (9.460 tonnellate), Stati Uniti (9.075 tonnellate), Regno Unito (6.163 tonnellate) e Canada (2.380 tonnellate).

I due formaggi made in Italy più esportati – rileva Coldiretti Emilia Romagna – sono purtroppo anche quelli più taroccati nel mondo dove le imitazioni del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano hanno superato addirittura i prodotti originali, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan, canadese e australiano e statunitense. Una realtà paradossalmente favorita dai recenti accordi di libero scambio siglati dall’Unione Europea che di fatto – denuncia Coldiretti – stanno legittimando le brutte copie delle specialità nazionali.

Il successo dei formaggio italiano all’estero è la punta dell’iceberg del segnale di ripresa registrato nel settore lattiero caseario nazionale dopo l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte entrato in vigore in Italia il 19 aprile 2017 che ha rivitalizzato il mercato e – conclude la Coldiretti – salvato molte stalle dalla chiusura.

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