Rapinatori della “banda del buco”: chi sono? Professionisti dal napoletano, maniacali a far perdere le loro tracce. Le intecettazioni e il modus operadi dei mascherati

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Chi sono i rapinatori della “banda del buco” arrestati dai Carabinieri di Parma? Dieci professionisti, pregiudicati, con alle spalle numerosi precedenti per rapine e reati contro il patrimonio, un giovanissimo, una donna. Organizzati nei minimi dettagli, quasi paranoici in tutti i movimenti per non farsi scoprire, ma i militari, dopo il colpo da 3 milioni di euro alla Banca Intesa San Paolo di via Venezia li tenevano sotto stretta osservazione.

Le manette per tutti e dieci sono scattate tra le 11 di lunedì 21 maggio e mezzanotte del giorno successivo. I Carabinieri di Parma, coordinati dalla Procura di Parma, dopo indagini che proseguivano da oltre 4 mesi, hanno dovuto procedere all’arresto prima del tempo. Il cedimento del manto stradale in borgo Mazza a causa del lavoro sotterranei della banda, con i sanpietrini crollati sotto il peso degli scavi, ha spinto un cittadino a lanciare l’allarme e i vigili transennare, rischiando che i ladri desistessero.

I Carabinieri hanno così dispiegato le loro forze, si sono recati nel napoletano, pedinando e scortando a distanza i rapinatori che stavano rientrando a Parma, chi in treno e chi in auto, per mettere a segno il secondo colpo ritardato da pioggia e maltempo. Ne erano sicuri, gli indagati, che anche questo sarebbe stato un bottino fruttuoso. Uno dei rapinatori infatti, come emrso dalle intercettazioni, era pronto a offrire champagne per tutti gli ospiti del ricevimento del suo imminente matrimonio.

GLI ARRESTATI- Dieci le persone arrestate. Si tratta di 9 uomini, tutti originari del napoletano con precedenti per rapine, e una donna di origine reggiane, con nessuna parentela tra loro: D.C.C. 36enne di Giugliano in Campania, D.F.R. 47enne di Villaricca, D.S. 39enne di Giugliano in Campania, P.C., 64enne di Mugnano di Napoli, T.F. 36enne di Giugliano in Campania, T.A. 50enne di Villaricca, S.L. 28enne di Mugnano di Napoli, S.A. 26enne di Mugnano di Napoli, D.G. 55enne di Giugliano in Campania; e la donna reggiana, D’O. F. divorziata, 50enne di Campagnola Emilia. 

MODUS OPERANDI– Il modus operandi della banda fa sospettare che gli stessi siano responsabili di altri due importanti colpi: uno nel 2014 a Bologna e uno nel 2016 a Milano, le cui indagini avevano portato all’archiviazione del caso. Sì perchè i rapinatori, maniacali nelle loro operazioni, non lasciavano tracce. Sono state infatti ritrovati decine di flaconi di disgorgatore liquido per tubature e acidi che spruzzavano negli istituti di credito per cancellare Dna e impronte. Ritrovati anche guanti, bombolette spry per oscurare le telecamere, i fumogeni che permettevano loro di guadagnarsi la fuga.

La donna aveva un ruolo cruciale, effettuare i sopralluoghi preliminari per studiare l’istituto di credito. Resterà ai pubblici ministeri scoprire se ad aiutare la banda, ci fossero dei basisti legati alle banche o a Iren – servizi fognari.

Nell’Intesa San Paolo di via Venezia, come nelle altre rapine, sono entrati di venerdì, a orario chiusura, intorno alle 16. Pochi i clienti e gli impiegati intenti nelle operazioni di chiusura. I depositi dei bancomat pieni per i prelievi del fine settimana. Alcuni sono entrati fingendosi clienti, gli altri sono saliti dalle fogne, facendo saltare la copertura dell’ascensore e spuntando al piano con le pistole scacciacani modificate per fare male e puntate al viso dei dipendenti , travisati in volto con le maschere da Halloween – gorilla, clown e passamontagna – e le tute bianche integrali come quelle degli uomini della scientifica. Hanno costretto i 16 ostaggi a sedersi raso muro, in silenzio e a occhi bassi. Poi si sono fatti accompagnare dal vicedirettore dell’istituto di credito nei sotterranei. Aperta la porta del caveau col codice di sicurezza hanno avuto qualche ora per forzare 84 cassette di sicurezza su 130 presenti, portando via l’ammontare di oltre 3 milioni di euro stando alle denunce per la copertura assicurativa: gioielli, preziosi, denaro e ricordi di famiglia svaniti nel nulla.

Nell’alloggio di Borgo delle Colonne, una chiave che sa di condanna: piena di fango, e’ quella dell’ascensore della Banca rapinata a fine ottobre. Molto più di una prova.

GLI SCAVI E I LAVORI PREPARATI NEI DETTAGLI MESI PRIMA- Il colpo veniva preparato nei minimi dettagli. E proprio come nei film svaligiavano i caveau delle banche passando dalle fogne, scavando cunicoli lunghi centinaia di metri, risalendo le tubature fognarie ma premurandosi di soppalcare tutto il tunnel con assi di legno e sostegni. I lavori di scavo avvenivano generalmente nel pomeriggio e sera, attenti a non far sentire a passanti e residenti alcun rumore. Mentre gli “operai” scavavano, infatti, c’era sempre qualcuno della banda a fare da palo: in contatto telefonico con quelli all’interno del tunnel, li avvisava se si avvertivano dei rumori dall’esterno. Se notavano qualcuno nelle vicinanze, con la scusa di una chiamata si avvicinavano, origliando le chiacchiere dei passanti e accertarsi che nessuno potesse intuire qualcosa.

Ogni mattina i componenti della banda si alzavano sapendo di dover andare a pagare il parchimentro per la macchina negli stalli a pagamento di borgo delle Colonne, dove, da quell’appartamento covo, partiva il tunnel di 700 metri verso la banca BPER in borgo Mazza. Era indispensabile che nessuna multa potesse far saltare i loro piani, facendoli individuare in città. Attenzioni maniacali, quindi, per non lasciare nessuna traccia della loro presenza.

LE INTERCETTAZIONI- Sono state raccolte un milione di intercettazioni telefoniche prima di riuscire a risalire all’unico numero intestato a una persona reale, coinvolta nei fatti. Da quella chiamata, da quel numero di telefono, si sono scandagliate le ricerche nel napoletano che hanno portato all’identificazione degli indagati ora dietro alle sbarre del Carcere di Parma. E proprio da quelle telefonate traspare la sicurezza degli indagati, come in una puntata di Gomorra, avevano la sicumera di chi l’avrebbe scampata bella anche quella volta. “Secondo te com’è uccidere qualcuno?” – si sente nei dialoghi tra i componenti della banda –  “Quando saremo vecchi faranno un film su di noi“, “Con la cocaina quadruplichiamo i guadagni, se vogliamo”, “Questo è giovanni l’immortale, l’immortale di Gomorra“.

(aribe)

 

 

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