ParmA, una stagione nella storia. Il pagellone emozionale

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Chi non c’era, non può capire. Chi non c’era il 19 marzo del 2015, alle 15 e qualche minuto, quando capitan Lucarelli, dal campo della Primavera, si voltava verso gli spalti e chiedeva: “Siamo falliti?” ai tanti cronisti accampati li da giorni, in attesa di conoscere il futuro del club.

Chi non c’era non può capire, mentre portavano via pezzo a pezzo Collecchio: attrezzature, oggetti, computer e macchinari.

Chi non c’era, non può sapere cosa siano stati i giorni di Tommasi e Tavecchio, le promesse non mantenute, le parole gettate al vento .

Solo chi c’era può ricordare le lacrime di lui, capitan Lucarelli, che uscendo dal Tribunale disse: “Abbiamo fatto il possibile, è finita”. Era il 22 giugno 2015.

Poi lui è rimasto diventando il simbolo di una rinascita. Vivendo nella notte di Spezia una delle emozioni più belle, paragonabile forse solo a Wembley, la prima Coppa. Perchè chi c’era allora e c’è oggi sa, quanto vale questa A. E chi ve lo dice ha vissuto la promozione storica del ’90, Wembley, la prima Coppa Italia e l’ultima Uefa. In trentaerottianni di Tardini e passione ha imparato, il peso di vittorie e sconfitte.

Quindi il pagellone non può che partire da lui, Alessandro Lucarelli, ed è un dieci. Alla carriera, alla coerenza, alle scelte. Alle 349 in gialloblù. Alla volontà e all’attaccamento. A due anni nove mesi diciotto giorni di sofferenza, ai mesi e agli anni prima, a quelli che verranno. Che siano in campo o fuori, difficile immaginarli via da qui. E comunque vada, Ale6nellastoriagialloblù.

Luca Carra e Marco Ferrari: A loro in rappresentanza di tutti, dai grandissimi ai piccoli imprenditori che hanno messo denaro ed energie per questo miracolo sportivo, dalla D alla A in tre anni, dieci. Che parte dal giorno dell’affiliazione, passa per il ritorno a casa di coppe trofei e marchio, per le parole di Marco Ferrari “i nuovi azionisti di maggioranza possono portare il Parma dove nessuno prima mai” e finiscono ad oggi con “Parma come te nessuno mai”. Ma mica è finita.

Roberto D’Aversa: Dalla C alla A in un anno e mezzo. A volte non lo abbiamo capito, c’è chi lo considera uno dei futuri migliori tecnici italiani, chi lo taccia di fare un brutto calcio (ma chi lo fa bello in Serie B?). Definito un moderno Trapattoni o il nuovo Ancelotti, massacrato e a volte risucchiato da una stagione piena di ielle, ha avuto la forza di ripartire dopo quattro pappine a Empoli. Ha avuto coerenza e calma. Lo “mandava Antonio Conte”, un anno e mezzo fa. Ora per lui parlano i risultati, che gli danno ragione. Nove.

Frattali 8: Una paperaccia a Frosinone che avrebbe stroncato chiunque. Per il resto una stagione più che degna: non sarà un top player, ma più di qualcosa di molto buono ha fatto. Vanta un minutaggio altissimo: le ha giocate tutte, sostituito solo col Carpi per una botta. E ha fatto tanto di buono, tenendo a galla il Parma in più occasioni.In questa immagine, la sua gioia infinita per una promozione che è anche sua.

Nardi “6”: E’ un voto tra virgolette, per la sola prestazione, subentrando al Cabassi di Carpi: troppo poco per valutarlo, ma ha dimostrato che se serve, c’è. Venuto a Parma dopo una vita a “casa sua”, rifiutando numerose offerte per non lasciare la Romagna, ora sarà cusioso vedere che deciderà di fare.

Iacoponi 8: A destra. No al centro. No a sinistra. Versatile, roccioso, duttile, preziosissimo. Forse mai il migliore in campo perchè lo vedi poco, ma c’è sempre, e insufficiente mai. Ch giochi con Di Cesare, con Lucarelli o Sierralta, in affanno mai. Potrebbe essere il primo a rimanere, in A.

Di Cesare 7,5: Infortuni, problemi e scelte tecniche gli hanno regalato mezza stagione. In cui è stato comunque prezioso, preciso, puntuale, solido. Re Valerio ha perso l’ultima gioia, strappato da un dolore enorme, la morte del papà: la prima dedica di D’Aversa è stata per lui.

Gagliolo 7,5: Una stagione da jolly, poi da diamante incastonato nella sinistra. In qualche, ma solo qualche occasione, un po in affanno in fase di spinta, ma dietro ha dato più di tutto. C’è il suo marchio su 5 gol, almeno un paio decisivi. Abbiamo invece perso il conto dei denti persi, ma tornare in A, per lui, valeva bene la fatica.

Mazzocchi 7: Costretto in un ruolo non suo, ci si è adattato con dedizione e sacrificio. Qualche errore l’ha fatto, vedasi Terni, ma quando è stato chiamato, anche dalla panchina, ha sputato tutto ciò che poteva. Terza promozione in tre anni, e anche questo, vale.

Sierralta 7: Ci ha messo qualche partita a prendere le misure alla categoria, poi ha convinto. Di testa le prende tutte lui, di piede spazza in tribuna, che anche se non va più di moda è sempre importante farlo, se serve il fallo lui lo fa.

Gazzola 7: Giocatore bandiera e cuore crociato. Prezioso, porta esperienza e calma, solidità. Come Iacoponi, non lo vedi ma c’è.

Germoni 6: Duecentotre minuti spalmati su cinque presenze. Poi l’addio. Peccato, ci aspettavamo di più.

Scaglia 6: Equivoco tattico o cosa, a Parma non ha trovato la gloria a cui era chiamato. L’esultanza, e la manciata di minuti in campo, per i gol che consegnano ai ducali la A, gli valgono comunque un grazie.

Anastasio 6: Arrivato dopo sei mesi di inutilizzo a Carpi, ci ha messo del suo per farsi notare da D’Aversa. Poi ha dimostrato di poter dire la sua, un po’ acerbo, soprattutto dietro, ma c’è la stoffa.

Munari 8: Quando trova la condizione fisica, dopo un girone d’andata in altalena, si dimostra play maker intelligente e diga davanti alla difesa. Stringe i denti per non mollare, ma il ginocchio lo molla proprio nella volata finale che lui vive comunque a stretto contatto con la squadra. Lo aspettiamo a novembre, in quella A che lui ha lasciato per tornare a Parma in C.

Corapi 8: Per il gol che ha fatto piangere la curva, per l’energia e l’anima che ha messo sempre in campo, per aver accettato di entrare, contro il Cesena, al 92esimo, senza schernirsi. Per essersene andato lasciando un ricordo dolcissimo.

Scavone 7,5: Fatica a trovare la condizione, poi diventa importantissimo. Si fa male, torna, stringe i denti. Serve un play e lui, solo mancino, si sacrifica in un ruolo che non è suo e gli riesce durissimo, ma lo fa con dedizone. Seconda promozione in due anni, quest’anno si risparmia gli spareggi.

Scozzarella 7: I piedi più buoni della B, un infortunio quasi drammatico. Rinuncia a operarsi per tornare a disposizione seppur a mezzo servizio: quando sta bene è un faro, ma non ha la fortuna di potersi esprimere con continuità.

Barillà 7: Il primo acquisto per la serie B, partito “titolatissimo” poi accantonato, quando estratto dalla naftalina ha messo in campo anima e partite da libro cuore. Prezioso, determinante nella volata finale nonostante la carta d’identità paresse pensionarlo.

Vacca 7: Arrivato tra grandi aspettative, considerato testa calda con un piene eccelso, giudicato troppo presto per i tatuaggi e l’aria strafottente tipica di chi cresce dove o ti salvi o muori, forse mai davvero in condizione fisica perfetta ha giocato stirato perchè sapeva di servire. E non ha mai sfigurato, riuscendo, alla fine, a farsi amare.

Dezi 6,5: Stravoluto, stra ambito, stracaricato di responsabilità, forse ne ha sentito il peso. O forse ha accusato quello (di peso) della maglia. O forse questo è, e basta. Alla lunga è cresciuto trovando una sua dimensione, la corsa generosa incornicia una stagione in cui comunque ha speso tanto. Qualche gol in meno delle aspettative, e quell’esultanza un po così valgono mezzo punto in meno.

Calaiò 8: Partito secondo, impegno e destino lo hanno reso primo. Si è fatto un mazzo tanto tutto l’anno per portarsi qualche pallone giocabile sostenendo l’attacco da solo per mesi. Quando  dietro iniziavano a girare e servirlo, si è fatto male, e a Parma si sono accorti di quanto fosse prezioso. Hanno cercato di imbarcarlo per Palermo, ha fatto buon viso e continuato a fare il suo. Resta la convinzione che con un compagno di reparto degno abbia ancora qualcosa da dare.

Ceravolo 8: Gli è bastato stare bene un mese, per alimentare i rimpianti di non averlo avuto mai in forma, sopiti dalla promozione. Ha la media realizzativa tempo giocato/gol più alta della serie B. E’ rientrato per davvero in tempo per portare il Parma in A.

Ciciretti 7,5: Fantamato Cicimessi, ma anche Cicirotto e Cicerotti. E’ arrivato che non stava bene, a Empoli è stato disastroso. Ha lavorato, con l’allenatore, per ripartire dal suo talento cristallino e dalla sua fantasia, ha trovato spazio e il gol promozione proprio quando è servito davvero. Gioca sempre palla al piede e testa alta: sarebbe bello il Napoli ce lo lasciassse un altro anno.

Insigne 7: Arrivato come “il fratello di” ha vissuto un momento di gloria quando il Parma ne aveva bisogno. Quando gli avversari ci hanno preso la misura è calato, rimesso in panchina da Siligardi in forma strepitosa. Chiamato in causa però ha sempre fatto il suo.

Di Gaudio 7: Di valore assoluto, ma smette di pestare le pocce e trova continuità solo primavera.. Unico a saltare l’uomo, prende sempre tonnellate di falli, ma spesso dialoga da solo. Alla prima doppietta, capisce cosa vuole dire essere amato dalla nord uscendo ra gli applausi dello stadio in piedi.

Siligardi 6,5: Se è quello delle partite in cui stava bene, gli auguriamo grande salute. A Verona e Livorno lo ricordavamo proprio così. Irriconoscibile per il resto della stagione.

Baraye 6: Forse chi a 19 anni in serie A gli chiuse le porte non ci vedeva poi così male… anche la B pare troppo per lui, ma sputa sangue e cerca di fare il suo. Resta una grande incongnita, seppur affezionatissimo alla maglia.

Da Cruz 5,5: Forse ha i numeri, sicuramente ha la corsa. Ma sotto porta, e sotto il profilo mentale e disciplinare, deve crescere tanto.

Nocciolini 5: Non si risparmia mai, ma soffre troppo il salto di categoria.

Frediani 5: 25 minuti sono pochissimi per giudicarlo. Impossibile stabilire se meriti una chanche o sia meglio metterlo sul mercato.

 

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