Caro Tommaso, ti scrivo. E ti dico “Grazie”

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Caro Tommaso, ti riscrivo. Si lo so, avevo detto che non lo avrei più fatto. Ma sai, voglio raccontarti il mio 18 – 05 -18. Una data così bella…e voglio dirti grazie.

Partiamo dalla fine Tommaso. Il Parma torna in serie A. Due anni nove mesi e diciotto giorni dopo, tre campionati dopo, è di nuovo serie A. 

Il disastro, sportivo, sia beninteso, che avete lasciato tu e Pietro Leonardi alle vostre spalle  è archiviato. Da Arzignano a Spezia, con una tappa a Firenze, sono successe tante cose sai…

Ma ti voglio raccontare l’ultima, a Spezia appunto. Solo duemila tagliandi, bruciati via da una città che grazie al male che le hai fatto si è inamorata ancora di più della squadra, una tensione insensata tra gli ultras. Novanta minuti per un sogno. 

A Frosinone, i padroni di casa due punti avanti sul Parma, indierto negli scontri diretti, contro un Foggia senza pretese a cui hanno pure negato i tifosi, blindando la trasferta. Pareva tutto scritto. Segna Ceravolo, il Parma è in A. Poi Gilardino spara un rigore in cielo, Ciciretti raddoppia. Il Foggia vince. No pareggia, no perde. I cociari vincono quando il crono fa ’88.

Il pubblico di Spezia si esalta. Ad ogni rete frusinate esulta, come avesse un credito con la curva ducale. All’88esimo sento un boato, ma non capisco. Penso al 3-1, un collega accanto mi dice gol del Foggia. Non capisco. Se ne accorge. Me lo ripete. Alzo gli occhi e capisco che a rumoreggiare è la mia, la nostra, di curva.

Diventano i minuti più lunghi: 1+ 3 di recupero a Spezia, 4 a Frosinone. Finisce la nostra, finisce la loro. I ducali corrono sotto la loro curva. Io resto inebetita. Non ci sono le lacrime di Firenze, perchè è successo troppo in fretta, per capire.

Un collega mi tocca la spalla, mi stringe la mano. Un altro pure: “Bentornati in A”. E’ tutto troppo. E’ la notte dei miracoli, si, ora abbiamo fatto nostra una nuova canzone.

Poi, dopo non saprei quanto, l’abbraccio con il tecnico, in sala stampa, un allenatore che forse non ho mai capito davvero, e una sola parola: “Grazie”. Lui piange e ride. Non ha parola per una gioia troppo grande. Un altro “grazie”, con abbraccio,  per il diesse, a parziale scusa per quando il mio cuore tifoso si è scollegato dal cervello di addetto ai lavori e ha ecceduto in commenti discutibili.

Poi l’abbraccio, caro Tommaso, della città alla squadra. Vedi, io di questo ti dico grazie. Perchè nel male enorme che ci avete causato, abbiamo, e mi ci metto dentro pure io, imparato a gioire. Imparato che nulla ci è dovuto. Che essere il Parma non è garanzia di salvezza, di Europa, di Serie A. 

Quelle centinaia, migliaia di tifosi che non si abbonavano più perchè una salvezza tranquilla pareva troppo poco, per la bocca buona di chi ha conosciuto il Parma negli anni ’90, perchè era dovuto, sono tornate. Allo stadio e in piazza. Hanno riscoperto un amore sopito.

E perchè solo dal dolore, sono nati questi fiori bellissimi. Una D stravinta, una C sofferta, una B complicata. Tre promozioni diverse e bellissime. Tre gioie senza pari, insieme all’amore risbocciato.

Tutto “grazie” al malissimo che hai fatto a Parma e al Parma. Ora, mentre la promozione, primo triplice salto riuscito nel calcio europeo, lava via la rabbia e le lacrime, che diventano di gioia, ti saluto, caro Tommaso. Credo che non ti disturberò più, perchè con questa notte dei miracoli, il debito è saldato. E abbiamo fatto di un male una ragione di gioia e riscoperta.

Ci ha preso in mano una cordata, locale, immensa ma umile, che lo ha fatto per passione e senso del dovere verso la città e la sua tradizione nel calcio. Amore prima che per business. E ci hanno accompagnato fino a un altro imprenditore, che arriva dai mercati orientali dei “nuovi ricchi” e può portarci dove prima nemmeno abbiamo sognato mai, dicono. Anche questo è figlio della terra bruciata lasciata da voi.

Addio Tommaso. Senza rancore: non conosci ne immagini la gioia che stanotte accompagna la città che ti aveva accolto. E’ questa, la peggior punizione.

(Francesca Devincenzi)

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