Abuso con le foto facebook di un innocente residente a Parma. L’avvocato Alimadhi: “Qualcuno deve pagare”

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“Forse ho le ore contate anch’io dopo l”arresto” del mio cliente “latitante” Astrit Keci. Soltanto 10 gg fa ero a tavola con lui è chissà di quali illeciti abbiamo parlato. A parte gli scherzi, tanti giornali albanesi e italiani hanno dato la notizia dell’arresto di (altro-latitante) Astrit Keci usando foto estrapolate sui social dell’Astrit Keci (quello che non si nasconde), che io conosco come grande lavoratore ed esemplare padre di famiglia. In una delle foto pubblicate lo ritraggono anche con il suo datore di lavoro. La sua immagine e quella della sua famiglia hanno subito un danno che merita essere risarcito da coloro che al posto della logica e del rispetto per altrui dignità mettono il cd “dovere di cronaca” incontrollato.”.

Cosi Genthian Alimadhi, avvocato parmigiano di origini albanesi, racconta la strana storia di Astrit Keci, suo amico e cliente, le cui foto, per un caso di omonimia, sono finite sulle prime pagine dei quotidiani albanesi. Perché? Perché l’omonimo latitante è stato arrestato dopo 12 anni in fuga.

Ne da notizia albanianews.it che racconta come “non è chiaro ancora quale giornale ha diffuso per prima la notizia cioè se la stampa italiana o quella albanese, certo è che le uniche foto recuperabili (tuttora) su facebook, appartengono ad uno dei due latitanti dal 2006, ossia ad Astrit Keci.

Quest’ultimo ha postato delle foto mentre sta seduto ad una tavola ricca di cibo vario ed in una spicca lui solo di fronte ad un agnello intero allo spiedo, tanto da stuzzicare la fantasia perversa di giornalisti che lo definiscono “il goloso” (in albanese – llupsi).

Se i giornali italiani (forse più attenti e professionali) hanno pubblicato immagini anonime di repertorio che ritraggono, spesso di spalle, dei poliziotti oppure delle macchine dei carabinieri in azione, quelle albanesi invece, si sono messe in gara pubblicando per ciascun articolo una foto diversa, tanto, nel profilo facebook dell’ignaro Astrit Keci (quello buono) un cacciatore di foto avrebbe soltanto l’imbarazzo della scelta.

Ebbene, dopo queste foto che corredano una notizia così eclatante, sorge spontanea la domanda anche da parte di un bambino: perché mai un latitante dovrebbe pubblicare quasi tutti i giorni delle foto personali che lo ritraggono, a volte foto accanto alla sua auto o addirittura seduto sulla poltrona di un aereo di linea che parte da Tirana quando l’unico comportamento compatibile con il suo status è quello, appunto, della latitanza e cioè della piena irreperibilità?”.

Poi, lo sfogo di Genthian Alimadhi, che promette giustizia per Astrit Keci “quello buono”.

Gli arresti – Entrambi cittadini albanesi, si erano resi irreperibili nel 2006. Nei loro confronti era stato emesso un ordine di arresto per associazioni a delinquere finalizzato al traffico illecito di sostanze stupefacenti.

I carabinieri del Ros hanno arrestato due cittadini albanesi latitanti da anni, nei confronti dei quali era stato emesso un ordine di arresto per il reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. L’operazione, avvenuta in Albania, è arrivata al termine di una indagine coordinata dalla Dda di Trieste, in collaborazione con l’Antidroga, l’ufficio di collegamento della polizia albanese a Bari e il Servizio cooperazione internazionale di polizia.

I due cittadini albanesi, Keci Astrit e Sufja Shkelqi, sono stati sorpresi in residenze protette, utilizzate per nascondere la loro presenza in Albania. Nel 2006 si erano rifugiati nell’area per sottrarsi alla cattura a seguito di una serie di indagini condotte tra il 1998 e il 2006 e di provvedimenti emessi dalle autorità giudiziarie di Milano e Rimini.

Dalle indagini è emerso che i due sarebbero figure di vertice del cosiddetto “gruppo Keci”, che opera a Shijak, nella prefettura di Durazzo, in Albania. Il gruppo Keci è considerato una delle principali organizzazioni del traffico internazionale di droga. I due uomini avrebbero continuato a garantire l’efficienza del gruppo promuovendo e organizzando, sotto il profilo operativo e logistico, il traffico di ingenti quantitativi di eroina e cocaina. La droga, provenienti dai Balcani, sarebbe stata immessa in diversi Paesi europei attraverso l’Italia, dove venivano utilizzati i valichi del Friuli Venezia Giulia.

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