Marco Maria Freddi: “Sulla questione immigrazione”

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Ho provato tante volte a discutere in modo sereno e laico di un problema, di un fenomeno – quello dell’immigrazione – che suscita così tante differenti reazioni, umanissime e comprensibili ma che si presta anche e soprattutto a tante speculazioni politiche di rendita.

Molte cose tutte assieme ma cerco di fare un quadro o dare sollecitazioni di varia natura per allargare la discussione.

Faccio mie le parole di Gabriele Balestrazzi che scrive: e infine dobbiamo metterci d’accordo sul rapporto che vogliamo avere con queste persone, al di là di ciò che i governi potranno o vorranno fare sulla questione sbarchi. Ovvero: dobbiamo provare a integrarli nella nostra collettività oppure – come qualcuno pretende – va data priorità ai cittadini italiani, con il rischio però che poi questi nuovi arrivati restino allo sbando e a rischio di lavori illeciti?  Come si vede, il tema – al di là dei toni a volte razzisti con cui lo si pone – è abbastanza complesso per meritare davvero qualche sforzo in più. Da parte di noi tutti.

La questione immigrazione extranazionale è questione recente, fino a 30anni fa – sono di Milano e l’ho vissuto direttamente – il problema erano i meridionali che occupavano i posti pubblici, i quali avrebbero dovuto essere occupati – guarda caso prima dai milanesi – e che – guarda caso – erano chiassosi e mangiavano cose diverse dalle nostre – e – guarda caso, spacciavano fuori dalle scuole e nei parchi e – guarda caso – la popolazione carceraria era composta prevalentemente da meridionali.

Come sempre non si può fare l’economia della povertà e della demografia, della velocità di crescita della povertà e aumento della popolazione se non ci si vuole rifugiare in semplici slogan.

Nell’anno 1 d.C., la popolazione mondiale era di appena 170 milioni.

Ci sono voluti quasi 2000 anni per diventare 1 miliardo – una soglia che abbiamo raggiunto attorno al 1800 grazie alla Rivoluzione Industriale e alla nascita della medicina moderna.

Per crescere fino a 7 miliardi, sono bastati 200 anni…

Basterebbe questo dato per comprendere come le migrazioni – sempre esistite da che esiste l’uomo – siano inevitabili.

Se al dato demografico si aggiunge il dato della povertà, dello sfruttamento dell’occidente verso il “meridione” del mondo ed i cambiamenti climatici, dai qui, credo, sia facilmente intuibile che nessun Paese possa affrontare – da solo – la questione immigrazione.

Guardando a casa nostra esiste poi un dato economico.

Lo dicono tutti gli studi, senza gli immigrati saremo in bancarotta contributiva, rappresentano l’8% di PIL nazionale, sono contribuenti netti per età media inferiore alla nostra, oggi pagano grazie ai loro contributi 640mila pensioni di italiani autoctoni e 86mila insegnati possono ancora insegnare per la presenza di bambini nati da famiglie immigrate.

Il prosciutto di Parma, il parmigiano reggiano esistono solo grazie ai lavoratori immigrati ed il pecorino può essere ancora esportato grazie all’esercito di pastori, che ben il 70% sono stranieri.

Per non parlare poi del comparto edile, del metalmeccanico e della cura della persona, già oggi, trovare una badante 24ore è una chimera.

Esiste poi il dato culturale.

Solo per il fatto che ci chiamiamo popoli Europei e non popolo Europeo fa intendere come l’identità Europea o dei singoli Stati si è formata attraverso le differenze. Queste differenze sono sempre sfociate in conflitti armati che sono terminati solo dopo la II° Guerra Mondiale con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e la nascita di ciò che oggi chiamiamo Unione Europea.

L’Europa si caratterizza come quel continente dove l’uomo ha fatto delle sue differenze motivo di umanità. Non saremmo europei contemporanei se non avessimo vissuto i conflitti religiosi e di potere, non saremmo europei contemporanei se non avessimo saputo trasformare le diverse culture nel nostro stesso sapere.

C’è stato nel nostro recente passato un momento in cui questo essere uomini si è negato ed è stato durante il periodo nazi-fascista che ha segnato il punto di non ritorno per una cultura intera e che alla fine della tremenda esperienza, ha riconosciuto nelle identità culturali differenti la sua forza.

Noi siamo il popolo più “meticcio” e migrante d’Europa, più di altri avremmo dovuto comprendere ma al contrario, quando messi alla prova, ci siamo rifugiati in ciò che – all’apparenza – sembra essere più rassicurante.

Esiste poi il dato politico.

Lo ha chiaramente detto Steve Bannon alla platea del Front National: “lasciate che vi chiamino razzisti, nativisti, omofobici, islamofobici, nazionalisti. Lottate per il vostro paese e vi chiamano razzisti, lottate per la libertà e vi chiamano xenofobi, portate questi insulti come medaglie d’onore”.

Le parole dell’ex capo strategia di Trump spiegano il successo di Di Maio e Salvini.

Credo gli elettori abbiano votato per ottenere altro da quello che veniva loro offerto e altro otterranno. Salvini e Di Maio hanno ben capitalizzato il disagio ed interpretato l’insicurezza – vera o percepita – delle persone.

Pensare all’interesse dell’Italia non significa aspettarsi che qualcuno cancellerà la Fornero, applicherà la flat tax, concederà un reddito di cittadinanza, che se ne fregherà dei vincoli europei, opererà per i dazi ed espellerà gli stranieri irregolari, insomma, una sceneggiata politica come politica rassicurate.

Poi esiste il dato di realtà e di governo dei fenomeni.

Appartengo ad una storia politica – quella Radicale – che alla fine degli anni ‘70 denunciava, con la prima iniziativa transnazionale, le stragi per fame e guerra in Africa, lottando ed ottenendo che una piccola parte del PIL Europeo fosse destinato alle politiche di sviluppo degli allora paesi del terzo mondo.

E’ finita come sappiamo.

Gli interessi nazionali hanno preso il sopravvento e gli accordi con i dittatori – per ragion di stato certo non certo per stato di diritto – hanno creato le precondizioni per l’esplosione demografica in assenza di crescita economica.

Da allora denunciamo che il mediterraneo è un lago che unisce l’Africa all’Europa e non un mare che ci divide e che se nulla avremmo fatto per risolvere il dato di povertà, l’Africa avrebbe bussato alla porta Europea.

Il dato di realtà è che i fenomeni devono essere governati, con tutto i loro carichi di difficoltà e per questo scegliamo di far vedere un’altra Italia, diversa da quella che urla in televisione e che riduce questioni così complesse in slogan e battute volgari.

Questo percorso non è iniziato oggi, abbiamo consegnato l’anno scorso oltre 90 mila firme al Parlamento italiano per un progetto di legge di iniziativa popolare che si intitola “Ero Straniero” che vuole superare la Bossi-Fini aprendo ai flussi legali e controllati, per provare a governare il fenomeno con progetti di integrazione.

L’unica proposta sul tavolo politico in mezzo a tanti slogan – rassicuranti ma non applicabili – che prosegue con la petizione popolare europea “We Are a Welcoming Europe”.

Petizione che di fronte ai fallimenti e alle enormi difficoltà dei governi nazionali nella gestione dei flussi migratori, chiede alla Commissione europea di agire, di rivedere la normativa per un’Europa che accoglie e che tutela i diritti umani.

Un milione di firme che stiamo raccogliendo in 17 Paesi Europei per obbligare la Commissione a far finalmente sua la questione immigrazione ancora oggi ben salda nelle mani dei governi europei.

L’immigrazione è un fenomeno epocale non è un’emergenza ed è un fenomeno che non finirà domani, proseguirà per decenni e che muterà le nostre società, bisogna avere il coraggio di governare il fenomeno col cuore e con la testa e non semplicemente respingerlo.

Dati UNHCR ci dicono che negli ultimi 20 anni sono morte nel Mediterraneo 35mila persone, persone morte ed identificate. Nel 2017 sono morte 3000mila persone e 500 sono morte nei primi 3 mesi del 2018.

A questi numeri, si aggiungono coloro che muoiono i cui corpi non vengono ritrovati.

E’ evidente che questo fenomeno non si bloccherà, non si fermerà e con questo progetto noi chiediamo tre cose fondamentali: la solidarietà non può esser reato, aprire ai corridoi umanitari e la questione delle vittime degli abusi.

Dobbiamo essere consapevoli che minori arrivi sulle nostre coste corrispondono a maggiori torture, violenze ed uccisioni nei lager libici e qui, la nostra supposta superiore civiltà, dovrebbe aprire il capitolo dell’opacità degli accordi del governo con i governi libici e le 147 fazioni, clan, che nel territorio libico controllano e sfruttano l’immigrazione ma questa, è altra questione.

Ciò che chiediamo sono regole certe per governare un fenomeno che è e sarà inarrestabile, aprire a flussi legali pianificati, con regole stringenti che permettano l’integrazione a chi lascia la sua terra.

E qui, mi riallaccio alle polemiche di questi giorni e a ciò che la mia amica e collega Nadia Buetto ha scritto e ben sottolineato.

Non vi sono alternative all’immaginare politiche di integrazione nonostante tutte le difficoltà.

Ridurre il problema agli episodi di cronaca o di spaccio è non avere consapevolezza della realtà, ti premia elettoralmente parlando ma non aiuta a governare il fenomeno né tanto meno a costruire le basi per una civile convivenza.

 

Marco Maria Freddi

Radicale, Consigliere Comunale eletto nella lista Effetto Parma – Pizzarotti Sindaco

 

2 Commenti

  1. Freddi hai stancato se sei di Milano tornaci. Pensi di fare il maestro con tutti.anchr io nel passato qualche volta ho votato radicale, , , ma era Pannella, non sicuramente personaggi come te e la bonino.hsi stancati con i tuoi sproloqui. Ti hanno votato in 90 e fai il capopopolo , non conti niente . Meno male che alle prossime elezioni spartirsi con piazzarotta,la gente si è stancata de ascoltare balle

  2. Caro Roberto, io si, mi sono davvero stancato di ascoltare balle ma sembra che tu ancora non lo sia. Auguri.

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