Bocchi (FdI): “Basta al racket dell’accattonaggio, piaga anche a Parma”

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Segnaliamo come diversi e sempre più diffusi punti della città (rivenditori di giornali, bar, supermercati, esercizi commerciali, sagrati di chiese) siano quotidianamente presidiati dalle sentinelle africane della questua. Queste truppe dell’accattonaggio sono disciplinate rigorosamente, in modo “aziendale”, dal racket che (verosimilmente) le gestisce e le sfrutta: ad ogni militante vengono assegnate infatti precise aree territoriali e un determinato turno di “esercizio”, che di solito è tanto più favorevole e redditizio quanto maggiore è “l’anzianità di servizio”. 
Una indagine sul fenomeno, svolta dal comune di Milano ma sovrapponibile alla realtà di altre città italiane, ha evidenziato come il business dell’accattonaggio (inserito dalla UE nell’elenco delle nuove schiavitù) veda impiegati per lo più giovani mendicanti nigeriani, in Italia da anni, con permesso di soggiorno di lunga durata e con un lavoro in nero (molti di loro hanno mogli in Italia e figli regolarmente iscritti a scuola): non esattamente dei neo arrivati, disperati e senza dimora. Per questo, invitiamo i parmigiani a non alimentare questo mercato nero della schiavitù con offerte sporadiche, ma a fare invece donazioni alle numerose associazioni di volontariato che si occupano realmente dei bisognosi. Nel contempo chiediamo che venga applicata con maggiore rigore l’ordinanza che vieta l’accattonaggio “petulante e molesto” (art.20 comma 3 del regolamento di polizia urbana) e che la fattispecie prevista dal divieto venga estesa, così da colpire e scoraggiare i professionisti della questua col cappellino da baseball in mano e soprattutto il racket che li gestisce e li sfrutta. 
Priamo Bocchi
Coordinatore comunale Fratelli d’Italia Parma

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