Un tuo pregio, tra i pali, che era particolare soprattutto a te?
“La reattività, riuscivo ad essere molto reattivo tra i pali”.
Dove il tuo tallone d’Achille, dove riscontravi qualche difficoltà?
“Non ne avevo uno in particolare, avevo tante piccole cosine da migliorare ma niente di molto evidente”.
“Personalità e le attitudini, che attraverso un allenamento vanno migliorate. Spesso è un’attitudine anche innata, Buffon credo sia un esemplare nato, nella maggior parte dei casi è un’attitudine quindi che va poi migliorata e coltivata, attraverso il tempo…”
Cosa ammiri di Adorni?
“Mi piace. Per parare i rigori ci vuole molta concentrazione ed un forte atteggiamento psicologico, lui ce li ha e mi sembra molto determinato”.
Siete usciti con l’Inter che ha da poco conquistato il trofeo, ma Federico, Milan e Venezia Primavera, ancora ti sognano la notte, ma non come sogno, ma come incubo…
“Per fortuna si, abbiamo fatto un grande torneo. Quasi non ce lo aspettavamo, visto anche il campionato e come stava andando, siamo arrivati al Viareggio guardandoci in faccia dicendoci, tra di noi, che sarebbe stata una vetrina importante e dove era essenziale mettercela tutta, e così è stata. Abbiamo colto un risultato importante dopo il fallimento, poi è stata la quarta volta che il Parma accedeva alle semifinali, contro Milan e Venezia abbiamo fatto partite di grande sacrificio e poi ai rigori ho cercato di dare una mano alla squadra e mi è andata bene”.
“Penso di essere un portiere abbastanza reattivo, pensando anche a tutte le parate fatte al Viareggio, sono tutte di istinto e reattività, penso sia quello il pregio che ho”.
Dove il tuo tallone d’Achille, dove riscontri qualche difficoltà?
“Il gioco con i piedi, me lo dice anche il mister, al giorno d’oggi un portiere deve saper giocare coi piedi, perché diventa quasi un difensore aggiunto, ma rispetto all’inizio dell’anno, ho già fatto dei miglioramenti”.
“Bè innanzitutto deve sapere parare, è un requisito essenziale, se non sai fare quello non sei di grande utilità alla squadra, oltre a quello, ciò che distingue secondo me un portiere di dilettanti e Lega Pro e serie A o B è la disinvoltura coi piedi ed il coraggio nelle uscite alte”.
Era ovviamente di una generazione diversa rispetto alla tua. Ma cosa hai avuto modo di apprezzare di Gedeone Carmignani?
“Dai ricordi che ne ha mio padre, che me ne parla sempre non bene, ma benone, direi che è stato importante per lui come un maestro sia a livello tecnico che umano”.
Cosa ricordi di quella Beretti del 1983 ?
“Era un gruppo buono, con delle eccellenze. Come Stefano Pioli che conoscevo da quando avevamo iniziato a giocare, a 5 anni. Prese presto il volo per la prima squadra. Era un calcio diverso, ma eravamo un gruppo di amici: quando venne Carmignani iniziavamo a fare e a vivere cose ed esercizi mai fatti prima. Fu un pioniere in questo senso. Per intenderci, prima del suo avvento noi portieri ci allenava, tirando in porta, Bruno Mora, Gede introdusse un allenamento specifico per i portieri, che a quel livello pochi o nessuno faceva e questo, cambiò molte cose.”
“Stavo in porta, ma con molta meno esuberanza e personalità di Federico: ho fatto tutta la trafila sono andato anche in ritiro con la prima squadra e però non avevo quel qualcosa in più, anche se in un derby contro il Piacenza, in campionato, riuscii anche io a parare due rigori (come mostra la preziosa foto) in uno scenario un po’ strano perché, dopo il secondo rigore che parai, dietro la mia porta, uno spettatore ebbe un infarto, ma la partita non si sospese. Cosa oggi, davvero inconcepibile”.
Federico i guanti, quindi, li ha trovati in casa?
“Guarda: a lui fino a 6 anni non interessava nulla. Poi i Mondiali del 2006 gli hanno fatto nascere qualcosa, io ho fatto ben poco, poi ho visto subito che aveva delle doti abbastanza interessanti e sta facendo un percorso importante. Più che di Federico, ci tengo a spendere due parole su Carmignani. Ho un piacevolissimo ricordo di mister Gedeone, era davvero una persona unica, anche nei momenti difficili sapeva sempre insegnare, fu ripeto il primo che ci faceva fare certe cose tecniche, poi in piazza è amato a Parma, m ricordo che ogni tanto lo accompagnavi in Vespa dal campo d’allenamento in città: si andava in due, senza casco… Lo saluto volentieri, perché è difficile trovare persone così, che nel rispetto dei ruoli e delle decisioni che prendeva, era di un’umanità bella e fuori dal comune”.
Voilà, tre portieri in una sola volta. No, non capita tutti i giorni… Anche questa una magia del Viareggio… Luca Savarese da www.stadiotardini.it
VIDEO DAL CANALE UFFICIALE YOU TUBE DEL PARMA CALCIO 1913
ALESSIO ADORNI E I RIGORI (CLIP 2)