Intervista- Vicesindaco Bosi: “Tardini, stadio glorioso ma non al passo coi tempi”. Si parla con il Parma Calcio sul suo futuro

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Lo stadio Ennio Tardini è  “un impianto glorioso per la sua storia, ma non più al passo coi tempi”. Il Vicesindaco e Assessore allo Sport, nonché tifoso in curva gialloblù, Marco Bosi, mira così alla riqualificazione totale dell’area. Un obiettivo ambizioso ma divenuto ormai necessario. Un intervento tuttavia “pesante” che non potrebbe essere adempiuto dal solo ente pubblico. Si aprono così i dialoghi con la società sportiva del Parma Calcio – ora in via di  conclusione col passaggio di proprietà – ma anche con i privati e le altre istituzioni come l’Università di Parma ci si attende di parlare. Si prospetta ormai pressante la necessità di rendere lo stadio del Parma Calcio moderno, attrattivo, vissuto e integrato nel quartiere residenziale.

Il gioiello Tardini ormai sente il peso degli anni, parte delle tribune e di una curva sono chiusi all’accesso. Manca il confort di altri prestigiosi stadi italiani. Mancano i servizi. Manca la visione di business improntato come quello degli stadi tedeschi che integrano l’esperienza della partita in un contesto vivo, di negozi e attrazioni non solo per i tifosi.

Si era parlato di riqualificazione dell’area anche in campagna elettorale quando l’assessore all’urbanistica Michele Alinovi, nell’ambito del PSC di Parma 2030, aveva lanciato l’idea  di demolire l’attuale struttura della scuola Puccini con il trasferimento, dopo restauro, nell’ex Polveriera di via Zarotto. Il progetto vorrebbe così creare un Parco dello Sport andando ad aprire e unire le strutture stadio al vicino Parco Ferrari diventato, nella parte interessata, di proprietà comunale nel settembre del 2017.

A riaccendere la curiosità sul Tardini e sui progetti dell’amministrazione Pizzarotti è arrivato un post su Facebook da parte del Vicesindaco che annunciava l’interesse di alcuni universitari a seguire uno studio sulla sua riqualificazione. Il post “è nato perché un gruppo di studenti del politecnico di Milano, di un master sull’impiantistica sportiva, sta facendo uno studio sul Tardini, partendo dalle funzionalità e non dall’architettura, – spiega Marco Bosi – superando così quell’approccio dell’architettura fine a se stessa. Il Comune al momento non ha un progetto ma questo studio potrebbe essere per noi molto interessante”.

Vicesindaco, c’è stato già un dialogo con il Parma Calcio sulla questione? L’amministrazione pensa alla vendita?

Al Parma Calcio ho comunicato la mia disponibilità a ragionare su un intervento “pesante”.  Già, in passato, stavamo comunque ragionando sul concedere il diritto di superficie.  La proprietà sta cambiando quindi l’interlocuzione con il presidente Lizhang non è così immediata ma da parte nostra c’è massima apertura. Penso a Bergamo dove lo stadio è stato venduto alla società sportiva. A noi piace più l’idea del diritto di superficie ma in sostanza non cambierebbe molto poiché la gestione spetterebbe comunque in toto alla società sportiva.

La manutenzione straordinaria, infatti, oggi è in capo al Comune. Il pubblico al 100% può essere una scelta politica ma se lo lasciamo inadeguato perché non in grado di fare manutenzione seria non è lungimirante per la città. Miriamo a una sostanziale riqualificazione dello stadio e del vivere lo stadio non solo per la partita.

Quello su cui ho invitato il Parma Calcio a ragionare è un intervento strutturale che riveda in maniera significativa sia il concetto di stadio che il suo inserimento nel tessuto urbano e le sue funzioni. Vorrei uno stadio attrattivo anche per i cittadini tutti.

Ma il Tardini e Parma sono pronti a livello di sicurezza e in regola per la serie A?

Se si parla di disordini con i tifosi, negli ultimi 5 o 6 anni sono calati drasticamente, io a Parma ricordo solo i problemi avuti con i tifosi della reggiana arrivati per il derby l’anno scorso, in cui loro sono riusciti a sfuggire al controllo della polizia. Ormai il tifo e il mondo del calcio non sono più come nei primi anni duemila. Al di là del giudizio positivo o negativo della tessera del tifoso si sono ridotti molto i numeri di chi va in trasferta.

I cittadini sono divisi tra chi lo vuole lasciare lì e chi lo vorrebbe esterno alla città.  Lei Assessore come si pone?

Chi lo vuole lasciare dov’è ha un legame affettivo con quel posto. Chi lo vuole fuori città forse non è un appassionato di calcio e lo vede solo come un disagio. La risposta, secondo me, è stare da tutte e due le parti: dare risalto al valore simbolico del luogo costruendo impianto che vada a eliminare i disagi, almeno in parte, a chi vive in città.

La tifoseria del Parma è calorosa e tra le più civili d’Europa, ma puntate ad attirare anche altri target come le famiglie e gli appassionati? Quali servizi e motivi di attrattività per loro?

E’ vero. Lo stadio nuovo è un’ importante occasione per attirare anche l’appassionato, le persone “normali”, le famiglie: a cui mi piacerebbe dare uno spazio bimbi all’interno della struttura. All’estero sempre di più si aumenta la percentuale di posti business per cui non pago solo il posto ma una serie di servizi pre e post partita. Credo che ogni parte dello stadio vada valorizzata per il tipo di frequentatore.

Quale l’obiettivo primario e quindi il risultato finale di tutta la riqualificazione?

Vorrei uno stadio che non viva solo ogni 15 giorni. Se studiamo qualcosa di integrato con il quartiere e la città, lo stadio deve avere dei servizi. Abbiamo fatto tante ipotesi, guardando all’estero vediamo: spazio bimbi, servizi legati al business e al turismo, hotel, centri congressi, centri medici, aule scolastiche, centri diurni per anziani, servizi legati al welfare. Abbiamo già ragionato sulla possibilità di inserire negozi di quartiere, la zona infatti è scarsa di esercizi di vicinato.

Quale il vantaggio di riqualificare rispetto al costruire da nuovo. Ci sono esempi virtuosi a cui lei si ispira?

Ci sono stati anni in cui la tendenza era costruire fuori dalla città, ora c’è un inversione di rotta e si cerca sempre più di recuperare e riqualificare l’esistente. Penso allo stadio di Bilbao e l’Atletico Madrid. Penso al museo e agli introiti che porta il Barcellona. Ci sono anche un paio di esempi in Germania. In Italia c’è Pisa. Anche in termini di finanziamenti ci sono molti più incentivi al recupero del vecchio esistente. Il concetto è sempre sulla funzionalità, se costruisci lo stadio fuori dalla città sarà difficile farlo vivere oltre alla partita. L’obiettivo è che i residenti siano contenti di vivere vicino a questo stadio. In alcuni casi in Europa che stiamo guardando lo stadio ha portato ad aumentare il valore degli immobili della zona.

Avete pensato alla possibilità di aprirlo ad eventi e concerti?

Sì, anche se non deve essere la quotidianità. Una volta che organizzi 5 o 6 concerti all’anno credo se ne siano fatti già tanti. A Parma di grandi concerti non ce ne sono perché non abbiamo luoghi adeguati ad accoglierli. Avere un luogo in grado di ospitarli sarebbe un’altra occasione di attrattività per la città.

Cosa manca e sarà difficile da realizzare?

Si potrebbe ragionare su una copertura totale, come la Veltin- Arena in Germania, ma il costo è difficilmente recuperabile. Sarebbero almeno 10 milioni di euro. Poi c’è il problema dei parcheggi con la difficoltà di trovare uno spazio per un parcheggio interrato. Nelle immediate vicinanze del Tardini ci sono delle aree private che però stiamo valutando.

Copertura delle curve. A che punto siamo?

Al momento a zero. Mi piacerebbe ragionare su intervento strutturale completo, e non a pezzi. Quindi è evidente che in un intervento di riqualificazione anche le curve verrebbero coperte e la tribuna est ora in pratica sottoutilizzata verrebbe rifatta e modernizzata, con la potenzialità di diventare quella principale.

Il suo, invece, di stadio ideale?

Per me lo stadio dovrebbe avere meno posti. Intendo meno posti come numero ma più larghi e con maggiore confort.  Dai 29 mila seggiolini si dovrebbe scendere a 20 mila. Lo stadio dovrebbe avere un mono anello con una copertura su tutte le sedute in modo da rendere anche il clima e l’esperienza della partita per il tifoso più significativa. Uno stadio più caldo e più difficile da giocare per gli avversari.  Il fossato non è eliminabile perché c’è l’accesso ai piani superiori. Se fosse tutto coperto, poi, potrebbe diventare anche una grande centrale energetica con i pannelli solari. Mi piacerebbe che l’Università, avendo un corso di laurea in scienze motorie, potesse avere delle aule all’interno dello stadio.

(aribe)

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