Banche italiane, nuovi fermenti tra fusioni e allarmi dell’Eba

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Nuovo periodo di fermento per le banche italiane: nelle prossime settimane andranno a completamento alcuni processi di fusione tra istituti creditizi, mentre intanto l’Eba rilancia l’allarme sulle sofferenze.

Banco Bpm, Ubi, Mps, Popolare di Sondrio e Creval: stando alle indiscrezioni della stampa, questi istituti di credito sarebbero pronti a lanciare operazioni di fusione per cercare di invertire quella che sembra una rotta “fallimentare” e, in concreto, riuscire a ottimizzare i costi legati all’innovazione tecnologica e far fronte alla riduzione dei ricavi determinata da tassi di interesse ai minimi storici.

I movimenti delle banche. Ad anticipare una possibile strategia di alleanza era stato anche Giuseppe Castagna, amministratore delegato del Banco Bpm, istituto nato proprio dalla fusione tra il Banco Popolare e la Popolare di Milano, che nelle scorse settimane aveva detto che “ci sono ancora troppe banche universali” nel nostro Paese, ipotizzando una riduzione dello scenario ” a 4 o 6 gruppi. E noi, che abbiamo fatto esperienza anche dei rapporti con i regolatori, potremmo essere parte di questa nuova tornata di aggregazioni con banche della nostra stazza. Vedremo a fine piano, a fine 2019, se ne avremo anche la forza”.

Tenere gli occhi aperti. I tempi sembrano essere maturi almeno per avviare i discorsi, dunque, con una nuova ondata che potrebbe coinvolgere anche Credito Valtellinese, Monte dei Paschi di Siena Popolare di Sondrio, Popolare di Bari, Banca Carige, Bper Banca e UBI Banca, tutti interessati a snellire e rendere più efficiente il sistema del credito nostrano oltre che, in termini più strettamente aziendali, migliorare i propri conti e la redditività. In attesa di capire cosa succederà in concreto, per chiarire dubbi i clienti possono iniziare a fare affidamento anche ai consigli degli esperti di avvocatoaccanto.com sul diritto bancario, per evitare di incappare in brutte sorprese.

Le analisi dell’Eba. E purtroppo, gli scenari prospettici delle banche italiane continuano ad apparire quanto meno grigi, come si comprende dalle azioni intraprese dall’Eba, l’Autorità bancaria europea, che proprio in questi giorni ha messo nel mirino gli istituti del nostro Paese, aprendo una procedura di consultazione per la gestione dei crediti non performanti delle banche a livello europeo.

Ancora molti crediti non performanti. Secondo la strategia europea e il documento, gli istituti che mostrano con una percentuale di Npe (Non-performing exposure) superiore al 5 per cento dovranno intervenire con soluzioni operative per la gestione delle posizioni. Qualche preoccupazione sulla situazione c’è, e l’allarme viene anche amplificato da una ricerca di Credit Suisse, che comunque rimarca i progressi compiuti nell’ultimo periodo, come i 18 miliardi ceduti negli ultimi mesi e la possibilità di raggiungere a livello sistemico una percentuale di Npe al di sotto del 10 per cento, che comunque è il doppio della soglia indicata dal documento dell’Eba.

Migliorano le sofferenze. In tema di sofferenze, i dati ufficiali di Banca d’Italia relativi alle performance di gennaio segnalano comunque dei passi in avanti rispetto all’aggiornamento di dicembre 2017: per la precisione, la quota delle sofferenze bancarie nette è passata da 64 miliardi a 59,3 miliardi di euro, , con tutta probabilità – si legge nel report – per merito della pulizia nei bilanci delle banche nel quarto trimestre del 2017. Sostanzialmente stabili invece risultano le sofferenze lorde, che giungono a 166,5 miliardi rispetto ai 167,4 miliardi di dicembre.

 

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