Rapporto semestrale – Parma, i tentacoli della mafia sulla città

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La Direzione Investigativa Antimafia ha diramato il rapporto semestrale relativo alla presenza delle cosche mafiose nel territorio del Nord Italia: nelle 300 pagine della relazione il nome di Parma ricorre con frequenza ed è spesso collegato all’Ndrangheta, come del resto confermano le varie operazioni contro la criminità organizzata che hanno interessato la nostra città.

A partire dalla maxi inchiesta Aemilia, che ha portato all’arresto di 220 persone, di cui 14 residenti nel parmense, l’investigazione sulla nostra città si è estesa ai vari legami con le cosche.

A Parma, si legge nel rapporto “sono state riscontrate presenze riconducibili alla cosca Grande Aracri di Cutro” e di “esponenti della cosca Arena di Isola di Capo Rizzuto” e di persone vicino alle ‘ndrine di Taurianova e di San Lorenzo.

Secondo il rapporto c’è un “cambio di logica che sembra presiedere alle azioni delle cosche, delle quali è evidente il progressivo sbilamciamento verso le regioni del centro-nord e la capacità di riciclare e reimpiegare i capitali illeciti”.

“Ci si trova di fronte a sodalizi proiettati verso un rinnovamento generazionale, in grado di modificare e romodulare nel tempo le proprie strategie, conservando da un lato i tradizionali business mafiosi – i traffici di droga e le estorsioni – e dall’altro orientati verso l’acquisizione fraudolenta di aziende sane e di commesse pubbliche”. L’operazione Stige infatti ha portato a scoperchiare un sistema che, secondo l’accusa, era retto dall’imprenditore Franco Gigliotti.

 

 

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