Nei prossimi 3 anni, Pirelli e il Politecnico di Milano rivoluzioneranno il nostro stile di guida Rinnovato l’accordo verso una mobilità più sostenibile e innovativa

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Gli pneumatici nascono in Inghilterra nella prima metà del 1800. Nonostante i loro quasi duecento anni di storia addosso, a oggi rappresentano una delle componenti più giovani e tecnologicamente avanzate presenti nei mezzi a due o quattro ruote. Un’evoluzione che sembra non conoscere fine e che ora ci promette grosse novità entro i prossimi anni.

È questo quanto stabilito nell’accordo firmato poco prima di fine anno fra Pirelli, multinazionale produttrice di pneumatici d’alta gamma e il Politecnico di Milano, prestigiosa università e centro di ricerca. Nell’Aula Magna dell’Ateneo, Marco Tronchetti Provera, Executive Vice Chairman e CEO Pirelli e Ferruccio Resta, Rettore del Politecnico hanno confermato la loro intesa prolungando per ulteriori 3 anni una collaborazione già collaudata. Nello specifico, Pirelli ha stanziato 1,5 milioni di euro del proprio budget destinato alla ricerca per correre ancora più veloce rispetto alla concorrenza lungo la strada della mobilità sostenibile e di una maggiore sicurezza a bordo.

Secondo Tronchetti Provera, chi non sta al passo con le richieste del mercato è perduto. E allora scopriamo quali cambiamenti sono in arrivo e in che modo rivoluzioneranno il settore dell’automotive.

Ripercorrendo a ritroso la storia dell’evoluzione degli pneumatici, scopriamo che l’impareggiabile genio e la creatività italiana diventano protagonisti quasi da subito. Già nella seconda metà del secolo, infatti, Giovanni Battista Pirelli, in collaborazione con Bianchi, introduce nel mercato uno pneumatico per bicicletta assolutamente innovativo per l’epoca, il Flexus. Un prodotto talmente rivoluzionario e fortunato nelle vendite, che di lì a poco Pirelli è costretto a ingrandire il proprio stabilimento per poter soddisfare le richieste del mercato. Nei laboratori costruiti in zona Bicocca successivamente sono nate le prime gomme riservate alle competizioni sportive e, più avanti ancora, alla Formula 1. Sempre qui, nel tempo, è stato sviluppato un catalogo impareggiabile di pneumatici riservati a moto e vetture di ogni cilindrata, dalle macchine agricole alle auto di lusso, capaci di stupire ogni volta il consumatore per il loro elevato grado di tecnologia e innovazione rispetto alle gomme concorrenti.

Ancora oggi la Bicocca e Milano rappresentano il cuore di quest’azienda, divenuta ormai una realtà internazionale, e un hub tecnologico dal quale far partire interessanti collaborazioni, come quella con il Politecnico di Milano. Grazie al programma di ricerca Joint Labs, Pirelli lavora a stretto contatto con i ricercatori dell’Ateneo già da sei anni. Durante questo periodo sono state studiate e sviluppate soluzioni mai applicate prima nel mondo degli pneumatici, come quelle che vedono l’uso di nanotubi al nero di carbonio, di fibre di silicati modificate e di grafene. È stata aumentata la silenziosità durante il rotolamento, la capacità della gomma di gestire crepe e forature, mentre il disegno del battistrada è ora differenziato in base alle stagioni, un risultato possibile grazie ai software di modellamento più avanzati.

Nell’epoca in cui tutto è connesso, anche gli pneumatici parlano con noi e, grazie al chip installato al loro interno, ci inviano informazioni dettagliate sulla temperatura dell’asfalto, sullo stato di usura della gomma e sulla pressione. I Cyber Tyre comunicano con i nostri smartphone e ci rendono sempre più padroni e consapevoli del mezzo che stiamo guidando.

È difficile immaginare cosa il futuro possa ancora regalarci, eppure sappiamo già che nei prossimi tre anni Pirelli e il Politecnico di Milano intendono rendere gli pneumatici ancora più green, fino a ridurre il loro impatto ambientale ai minimi storici. Per questo verranno sperimentali materiali mai usati prima e gomme naturali che combinano prestazioni elevate a basse emissioni nocive.

Sfruttando le potenzialità dei polimeri modificati, della dinamica molecolare e delle nanocariche, si cercherà di ottenere pneumatici in grado di reagire in modo immediato ai cambiamenti dell’asfalto, ad esempio in caso di strada ghiacciata o di rischio aquaplaning, ma anche di ripararsi autonomamente dopo gli urti o le forature.

Le nuove gomme saranno più aerodinamiche per lasciar correre liberi i cavalli delle vetture con cilindrata potente e la rumorosità all’interno dell’abitacolo non sarà più un problema.
Per finire, il chip già in dotazione degli ultimi modelli Pirelli sarà reso ancora più efficiente e in grado di trasmettere al conducente un numero sempre maggiore di informazioni. Un valore aggiunto che prevede di mantenere Pirelli ai vertici nel settore della produzione e commercializzazione di pneumatici ancora per molti anni.

Secondo Ferruccio Resta, Rettore del Politecnico di Milano, Joint Labs dimostra come gli istituti di ricerca e l’industria possano andare di pari passo; mentre per il Presidente della Fondazione Politecnico di Milano, investire nel tentativo di unire imprese e università significa “avviare una trasformazione della società che permetta lo sviluppo e l’internazionalizzazione del Paese”. Filosofia condivisa anche da Marco Tronchetti Provera che dal 2011 a oggi ha strappato molti assegni di ricerca al fine di portare innovazione, ma anche di sostenere e promuovere i giovani talenti italiani, molto spesso costretti a migrare all’estero per mancanza di fondi riservati alle loro attività.

Insomma, quella del Joint Labs è una notizia che fa scaldare non solo i motori, ma anche i cuori di tutti coloro che amano il Bel paese.

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