Furti nei supermercati, tra i cibi più rubati il “Parmigiano”

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Tre giorni fa la classifica pubblicata dal Sole 24 Ore in cui Parma, preceduta da Agrigento, è la seconda città in Italia dove si registrano più furto nei negozi.

Sempre Crime&tech, spin-off company del centro Transcrime di Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con il Laboratorio per la Sicurezza e il supporto di Checkpoint Systems ha approfondito questa graduatoria.

Le regioni più colpite dai furti nei negozi sono quelle del Nord: Italia, terra di taccheggiatori. Nel 2016 i ladri che si sono aggirati tra gli scaffali dei nostri negozi sono riusciti a sgraffignare beni e prodotti per un valore di circa 2,3 miliardi di euro. È come se tra gennaio e dicembre fossero sparite circa 22.614 Porsche Carrera. I settori più colpiti sono quelli dell’abbigliamento (dove i capispalla sono i più rubati dalle varie Bande Bassotti che scorrazzano in Italia) , della grande distribuzione (con alcolici e dolci in cima alle preferenze) e i negozi di scarpe.

Ma la brutta notizia, per il consumatore, è un’altra. Tutte le aziende, ovviamente, scaricano i costi dei furti nei negozi e degli impianti di sicurezza sul cliente, aumentando il prezzo dei prodotti. Questo significa, secondo i dati del 2016 elaborati dai ricercatori, che i taccheggiatori hanno virtualmente costretto ogni italiano – neonati e anziani compresi – a sborsare 56 euro per permettere alle aziende di coprire le perdite e gli investimenti realizzati per pizzicare i ladri.

Grandi catene italiane come Coop, Auchan, Carrefour non vogliono ufficialmente parlare di questo problema e, anzi, fanno di tutto per minimizzare. Ammettere che in un supermercato si ruba può suonare come incentivo al furto. Al contrario, esasperare le misure di sicurezza, oltre che un costo aggiuntivo, può produrre un effetto boomerang: allontanare la clientela. E allora ufficialmente si fa finta di niente, ma ormai molti si dotano di sistemi di sicurezza che sono costati nel 2006 ben 878 milioni di euro.

La Checkpoint Systems fa la classifica delle merci più attaccate dai ladri italiani. In testa le lamette da barba: ben 22 pezzi su 100 spariscono misteriosamente. Seguono le cartucce per stampanti (15 per cento), il parmigiano (10 per cento), i cosmetici (6 per cento), la carne (5 per cento), vini e superalcolici (2,5 per cento), i capi di abbigliamento firmati (1,8 per cento), l’elettronica (1,3 per cento), i telefonini (0,9 per cento), articoli in pelle (0,45 per cento).

La tecnica più usata? L’uso di borse schermate con fogli di alluminio, per contrastare i sensori anti-taccheggio

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