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Tentato stupro di Via Verona: arrestati due dei colpevoli, tunisini con piccoli precedenti

Uno di loro aveva mostrato “il gioiellino”, a braghe calate, altri due l’avevano aggredita, tutti e tre insieme avevano malmenato e tentato di palpeggiare la vittima nel Parco di Via Verona.

Lei, 40enne moldava, era stata salvata dal marito, accorso dopo aver sentito le grida che giungevano dal parco: mentre i tre si accanivano sull’uomo, la donna aveva chiamato il 113 e le sirene messo in fuga i tre.

I fatti, ai primi di settembre.

Poco più di due mesi dopo sono stati individuati e incarcerati i responsabili dell’aggressione: si tratta di Naffakh Mohamed, 52enne, tunisino, del connazionale Mbarek Mourad, 26enne, e di D.R., 38 anni, anche lui tunisino. 

La ricostruzione – Sarebbe stato Naffakh, regolare sul territorio, sposato con prole, operaio, a estrarre il membro e sventolarlo in faccia alla donna, rivolgendole insulti ed epiteti.

Mentre lei tentava la fuga, Mbarek e D.R. hanno aggredito la donna, bloccandola, permettendo a Naffakh di raggiungerli: i tre oltre a picchiarla l’hanno palpeggiata. Poi ha urlato facendosi sentire dal marito poco lontano. All’arrivo di lui i tre l’hanno aggredito provocandogli diverse ferite. Le due vittime sono state costrette poi a chiedere medicazioni al Pronto Soccorso.

Le condanne – Per Naffakh, regolare, con lavoro e famiglia, piccoli precedenti legati all’immigrazione, la Procura ha disposto la detenzione domiciliare. Le accuse, tentata violenza sessuale e lesioni personali aggravate.

Per Mbarek, irregolare sul territorio, piccoli precedenti per spaccio, richiesta di permesso di soggiorno rigettata dalla Questura di Reggio, accusato di violenza sessuale per i palpeggiamenti alla donna e lesioni personali aggravate si sono aperte le porte del carcere.

D.R., nonostante sia gravato da numerosi precedenti per svariati reati, e’ stato denunciato a piede libero per le sole lesioni personali aggravate in concorso.

Mano pesante della Procura sugli altri due, si evince dagli atti, per le frasi profondamente offensive verso la figura femminile gridate nell’occasione contro la donna. Un profondo e doloroso problema culturale, prima ancora che un crimine.

Le indagini sono state facilitate dalla lucidità della vittima, che ha prima fotografato gli aggressori mentre fuggivano, poi raccontato agli agenti che erano ubriachi e tenevano tra le mani alcune lattine di birra.

Così le telecamere del vicino Penny Market hanno permesso di individuarne i volti, poi di approfondire il lavoro investigativo fino al riconoscimento e gli arresti.