11 novembre: “Albanesi e Italiani alla ricerca delle terre promesse”, conferenza per la settimana della cultura albanese

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Si terrà sabato 11 novembre, alle 17:30, presso la sede dell’Assistenza Pubblica di viale Gorizia 2A, la conferenza “Albanesi e Italiani alla ricerca delle terre promesse” che il sottoscritto ha organizzato per conto dell’associazione culturale Scanderbeg Parma nell’ambito della Settimana della Cultura albanese” che da 10 anni trova spazio a Parma, nel mese di novembre, in occasione della ricorrenza dell’indipendenza albanese dagli ottomani nel 1912.

L’incontro prevede l’intervento di due relatori, il primo è il giornalista, opinionista e scrittore albanese, Fatos Lubonja, personaggio che io definirei ‘un monumento vivente della resistenza umana’ visto il suo percorso di vita. Nasce a Tirana nel 1951, si laurea in Fisica nel 1973 e nel 1974 viene arrestato per associazione e propaganda contro il regime. Resterà in carcere fino al 1991. Segretario del Forum per i diritti dell’uomo dal 1991, diventa l’intellettuale più lucido nell’analisi del periodo enverista dello stalinismo e delle contraddizioni della nuova democrazia albanese. E’ considerato dalla critica internazionale come uno degli intellettuali più lucidi e controversi. Autore di diversi libri tradotti in diverse lingue tra cui “False Apocalypse: from Stalinism to capitalism”, “Intervista sull’Albania. Dalle carceri di Enver Hoxha al liberismo selvaggio” sì è aggiudicato diversi premi tra cui il Premio Moravia 2002 e Premio Herder 2003.

Il secondo relatore è Carloalberto Rossi (classe ’61) parmigiano di nascita e di formazione, laureato in Economia, a trent’anni parte per l’Albania appena uscita dal lungo isolamento della dittatura comunista per amministrare un’attività industriale. Da allora ha operato come imprenditore e come consulente nelle alterne vicende albanesi e kosovare, sviluppando una profonda conoscenza della situazione dei Balcani occidentali, lavorando e collaborando con una moltitudine di attori, nel mondo del business, dell’informazione e di quello sociale. Ma oltre a questi dati, il motivo per cui ho insistito alla sua presenza, è la sua vera passione ossia il giornalismo: da due anni dirige una sua testata giornalistica elettronica di informazione e commento delle vicende albanesi, exit.al, in italiano, inglese e albanese, diventata in breve tempo un punto di riferimento per chi vuole comprendere l’Albania.

I tempi da trattare possono essere tanti ed imprevedibili con due relatori di questo calibro ma sicuramente si rifletterà sul fenomeno epocale dei ‘spostamenti umani’, le motivazioni che gli spingono e quale potrebbe essere il ruolo della politica e dei media incrociati nel mar Adriatico, con le loro rispettive esigenze ed incertezze soffermandosi soprattutto sul rapporto che c’è stato tra i due paesi in questi 27 anni di transizione dell’Albania, vogliosa quest’ultima nei primi anni di imitare in tutto e per tutto l’Italia mentre adesso gli albanesi sono confusi – così come in parte sembrano anche gli italiani – e puntano ad altri modelli nord europei o d’oltre oceano.

Forse anche l’Italia sta attraversando un periodo di transizione e pertanto non c’è ne sono mete paradisiache da raggiungere coi scaffi ma ci troviamo quasi tutti sullo stesso “barcone” in mezzo all’Adriatico in balia delle onde targate ‘globalizzazione’? Globalizzazione che sta mettendo in difficoltà tutti ma in particolare color che non erano pronti e arrivano a subire piuttosto che anticipare il futuro.

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