Alluvione: la cassa di espansione del Baganza sarà pronta nel 2022

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La cassa di espansione del Baganza sarà pronta nel 2022. Sette anni dopo l’avvio dei lavori, otto dopo la tragica bomba d’acqua che ha messo in ginocchio il Montanara, e con lui, mezza città.

Il cantiere per il doppio invaso da 5 milioni di metri cubi totali, da avviare nella zona di Casale di Felino, dovrebbe partire nella seconda metà del 2018: se ne occuperà Aipo, mentre il servizio di Protezione civile della Regione attuerà entro il 2020 interventi nel tratto da Berceto a Sala Baganza per la messa in sicurezza dell’intera asta del torrente.

Non ci saranno modifiche invece rispetto al megaprogetto della diga per la cassa di espansione: “la cassa del Baganza così come è stata progettata metterà in sicurezza gli abitati di Parma e Colorno in modo definitivo ed è la miglior soluzione possibile” – spiegano da Aipo.

L’assessore ai Lavori pubblici Michele Alinovi ha intanto annunciato che il Comune di Parma ha acquisito l’area di una lottizzazione abusiva nel Baganza denominata “Dall’Aglio”: questo consentirà di avviare le demolizioni delle opere abusive nel prossimo futuro.

 

DUE GIORNI DI INCONTRI PER PARLARE DELLA CASSA D’ESPANSIONE DEL BAGANZA- L’Agenzia Interregionale per il fiume Po (AIPo), col patrocinio di Regione Emilia-Romagna, Comune di Parma e Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, ha organizzato nelle giornate di venerdì 13 e sabato 14 ottobre, una “due giorni” di eventi dedicati alla: “Sicurezza dalle piene nel nodo idraulico Parma e Colorno. Progetti e realizzazioni nel terzo anniversario dell’esondazione del torrente Baganza“.

Punti di attenzione sono, in particolare, il progetto di cassa di espansione del torrente Baganza e gli interventi realizzati e programmati lungo il corso d’acqua.

Il primo evento in programma è stato il convegno di apertura, oggi al Cinema Astra.

Sono intervenuti l’assessore regionale dell’Emilia Romagna alla Difesa del suolo e Protezione civile, Paola Gazzolo; il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti; il segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, Meuccio Berselli; il direttore di AIPo, Bruno Mioni ed il dirigente dell’agenzia regionale per la Sicurezza territoriale e Protezione civile, Francesco Capuano.

“A distanza di 3 anni dall’esondazione del Baganza – ha esordito l’assessore regionale dell’Emilia Romagna alla Difesa del suolo e Protezione civile Paola Gazzolo – e nella Giornata internazionale per la riduzione del rischio dei disastri naturali dobbiamo ribadire l’importanza della prevenzione per innalzare il livello di sicurezza del territorio, che si ottiene anche attraverso la diffusione della conoscenza del rischio, la predisposizione di strumenti adeguati e la pianificazione sistematica volta a ridurre le tempistiche degli interventi. Con questi intenti abbiamo operato negli ultimi tre anni su tutto il territorio, rispettando gli impegni e le tempistiche che ci eravamo prefissi e che avevamo dichiarato. Un esempio per tutti la cassa del Baganza la cui esecuzione sta per essere deliberata a livello di Giunta”.

“I cambiamenti climatici degli ultimi anni ci impongono di tenere alta la guardia – ha detto il sindaco Federico Pizzarotti – sugli interventi da attuare: a distanza di tre anni dall’alluvione continuiamo ad operare per la prevenzione e sicurezza del territorio, oltre che per portare a compimento l’iter dei rimborsi che infatti sta procedendo. L’attenzione delle Istituzioni deve essere sempre alta e deve essere accompagnata da una personale consapevolezza dei cittadini. Da parte nostra l’attenzione non si è mai sopita e per questo continuiamo decisi con le opere e gli strumenti utili per la protezione degli abitanti e del territorio”.

Il segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, Meuccio Berselli, dopo una panoramica sulle caratteristiche e criticità del bacino montano e della città di Parma ha sottolineato: “insieme al progetto della cassa sul torrente Baganza, lo strumento che vogliamo attivare è il “contratto di fiume”, un accordo tra tutti gli attori coinvolti del territorio, pienamente condiviso con gli enti e con le comunità locali, per definire un piano operativo di difesa attiva, adattandolo alle peculiarità locali attraverso uno screening completo dei territori”.

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