Maltrattamenti a Villa Alba, via al processo: in prima udienza rinvio al 12 ottobre

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Ha preso il via giovedì il processo contro le tre donne accusate di maltrattamenti contro gli anziani ospiti di Villa Alba, casa di riposo privata di via Emilia Ovest.

Si tratta di Concetta Elia e le due figlie, Maria Teresa Neri, titolare della struttura, e la sorella Caterina.

Tutte e tre, inizialmente sottoposte ai domiciliari, attualmente sono libere grazie al non rischio di reiterazione del reato.

Il giudice, ha ammesso la costituzione di parte civile dello Spi Cgil, e dell’Ospedale di Parma: dalle intercettazioni è emerso come Caterina, inserviente al Maggiore, rubasse materiale medico.

“Siamo soddisfatti di essere stati riconosciuti come parte civile al processo, così come siamo stati ammessi parte civile nel processo sui maltrattamenti a Villa Alba – sottolineato i segretari generali dello Spi di Parma, Paolo Bertoletti, e dello Spi regionale Bruno Pizzica -. Ancora una volta il sindacato non abbandona gli anziani e le loro fragilità. Purtroppo questo è un territorio che ha visto due fenomeni terribili in tempi ravvicinati. Deve uscire ancora forte la condanna verso quanto successo, oltre all’impegno perché casi di questo tipo non si verifichino mai più. Prima con il Regolamento comunale e poi con il protocollo, con Comune, le Case Famiglia e le Organizzazioni sindacali andiamo proprio nella direzione di costruire un sistema di regole in un mondo, come quello delle case famiglia, che purtroppo ha poche regole. Abbiamo, insomma, cercato di tamponare una carenza normativa e di riconfermare il nostro impegno a favore della dignità degli anziani“.

L’udienza e’ stata rinviata al 12 ottobre, verrà nominato il perito che avrà l’incarico di valutare la relazione tra i maltrattamenti e la morte di una 87enne ospite della Casa di riposo, Zoe Boraschi, un’anziana affetta da numerose patologie e sottoposta alle angherie delle tre, come gli altri ospiti, sottoposti a botte, percosse, ore legati al letto, insulti, offese, sarebbe morta per disidratazione. Forse non causa primaria del decesso, ma una concausa importante in un quadro clinico compromesso.

Se venisse accertata la responsabilità nella morte dell’87enne come conseguenza di altro reato, cambierebbe notevolmente la possibile condanna: dai 3 anni massimi previsti per i maltrattamenti, a fino a 24 anni.

(RILEGGI E RIVEDI I VIDEO DELLA VICENDA)

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