Omicidio di Via Gobetti: Luca Vescovi condannato a 10 anni

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L’accusa ne aveva chiesti 18.

Vescovi dovrà risarcire il fratello della vittima, che vive a Genova e si è costituito parte civile, con 160mila euro.

L’accusa, davanti al Gup Mattia Fiorentini, Pm Umberto Ausiello, dopo un dibattimento durato alcune ore, nel corso del quale è stata ascoltata l’accurata ricostruzione dei consulenti della difesa, è stata derubricata da omicidio volontario e rapina a omicidio preterintenzionale (e rapina).

In pratica, secondo il giudice, Vescovi avrebbe accelerato non con l’intento di uccidere il pusher, forse anche senza accorgersi che era attaccato all’auto, ma solo per fuggire, strappata la marijuana, spaventato da altri pusher che lo inseguivano, come ha sempre sostenuto.

Al termine dell’udienza Vescovi, capelli cortissimi, camicia e maglioncino, aria da bravo ragazzo smarrito, che fa a pugni con quella da bullo un po’ stranito dei primi istanti seguenti l’arresto, è stato riaccompagnato nel carcere di Reggio Emilia.

LA VICENDA – E’ una storiaccia brutta e che rattrista. E’ una una storia di una notte di Halloween a base di alcool e droga, che forse poteva diventare rock&roll, invece è diventata una tragedia.

La storia è quella della morte di Thankgod Omonkhegbele, 22 anni, nigeriano, pusher di Via San Leonardo, ucciso la notte delle streghe per rubargli un pugno di marijuana da Luca Vescovi, disoccupato, 36enne nato a Parma ma residente a Poviglio, piccoli precedenti per furto, lesioni personali, detenzione di armi atte a offendere. 

LA RICOSTRUZIONE DEL DELITTO – Il corpo di Thankgod è stato trovato a terra in Via Gobetti, quasi sull’angolo con Via Griffith, alle 3,10 del mattino del primo novembre tra la disperazione di numerosi connazionali. Alcuni residenti riferivano di aver sentito delle grida intorno alle 2,30.

A complicare la vita agli inquirenti il fatto che la vittima fosse incensurata e a Parma da pochi mesi, seppur si trovasse in una zona che è market dello spaccio. Sulla scena del ritrovamento, oltre a una copiosa chiazza di sangue, alcuni pezzi del fanale posteriore di un’auto.

Come è morto? Preso a sprangate, o investito per errore? –  era la domanda principe.

L’AUTO – La risposta, proprio in quei frammenti di fanalino: il profilo ha permesso di risalire a una Fiat Punto, vecchio modello. Dal matching con le immagini della telecamera posta in Via San Leonardo, ecco una Fiat Punto grigia, che sfreccia.

Rintracciato il proprietario, parmigiano, qualche anno più giovane dell’assassino, ha raccontato di una serata a casa propria, in centro, durante la quale il Vescovi ha deciso di uscire per comprare marijuana, chiedendogli l’auto in prestito e costringendo un altro conoscente, presente al “festino”, ad accompagnarlo.  

Rientrato poco dopo, Vescovi avrebbe raccontato solo di aver avuto un incidente, condividendo la marijuana coi presenti. La mattina dopo, è tornato nella propria casa di Poviglio, dalla sua famiglia come se nulla fosse accaduto.

IL MOMENTO DEL DELITTO – Alle parole del proprietario dell’auto, si aggiunge la confessione dell’amico, recatosi spontaneamente in questura. E stato lui a raccontare che in auto hanno avvicinato un pusher, non è chiaro se fosse Thankgod o un altro, su Via San Leonardo, all’incrocio con Via Gobetti. Non si sono accordati, e sono ripartiti, finché la loro attenzione è stata nuovamente attirata. Forse da un altro cavallino, o forse per riprendere la trattativa. Così dopo un paio di metri in retromarcia lungo Via Gobetti, Vescovi ha iniziato a discutere con la vittima, poi, gli ha strappato di mano il sacchetto di marijuana ed è partito a tutta velocità. Il nigeriano si è attaccato all’auto per riprendersi il maltolto ed è stato trascinato per una cinquantina di metri fino all’urto, fatale e forse incidentale, contro il muretto. 

Vescovi ha poi accelerato ed è fuggito senza ascoltare l’amico che lo invitava a fermarsi.

Il resto è storia tristemente nota. E terminerà con un processo per omicidio volontario e rapina aggravata. Due vite spezzate, tutto per un pugno di marijuana, in una notte che poteva essere rock&roll.

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