Piazza della Pace, Scarpa: “Smantellato progetto Botta, è irresponsabilità culturale”

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“Sono stati avviati i lavori per quella che viene definita “riqualificazione” di Piazza della Pace e riteniamo sia legittimo interrogarsi sul significato di una operazione così importante per la città, a cui ci appelliamo, affinché vi possa essere un ripensamento, ora che è ancora possibile”.

Il consigliere comunale di Parma Protagonista, Paolo Scarpa, interviene sui lavori di riqualificazione in Piazzale della Pace.

“Gli ultimi decenni avevano donato a Parma due opere di valore architettonico di livello internazionale: – spiega Scarpa – l’Auditorium Paganini progettato da Renzo Piano e Piazza della Pace progettata da Mario Botta. Ora, a meno di vent’anni, l’attuale amministrazione comunale decide di smantellare il progetto Botta: si tratta di un atto di irresponsabilità culturale.

L’intervento si sviluppa con modalità e criteri quanto meno discutibili, in relazione all’importanza dell’area e al fatto che si mette mano a una delle testimonianze più importanti di cultura urbanistica contemporanea di Parma, modificandone radicalmente i principi fondativi.

Non vi è dubbio che, dato lo stato attuale di degrado, la Piazza necessiti di interventi. Ma il degrado deriva dall’inerzia di chi ha guidato la città, dall’assenza di un piano di manutenzione e non dal disegno originario, su cui occorrono semmai interventi di restauro e adeguamenti funzionali (in particolare ai sistemi di illuminazione e alle pavimentazioni dei camminamenti). Mentre ora si mettono in atto stravolgimenti funzionali e spaziali che creeranno di fatto qualcosa di radicalmente diverso.

Il progetto Botta

A una città che manifesta quanto meno una scarsa memoria storica, occorre ricordare che il progetto Botta giunse a risolvere il nodo culturale ed urbanistico più intricato della storia postbellica di Parma, quello dello spazio tra la Pilotta e via Garibaldi, che fu oggetto di un dibattito decennale che coinvolse tutto il mondo culturale.

La sintesi venne dalla decisione del Sindaco Stefano Lavagetto di realizzare l’intervento progettato da Mario Botta, dando attuazione all’idea apparentemente semplice di un grande prato tra l’asse di via Garibaldi e le forme severe del palazzo farnesiano. Il modello progettuale, esplicito, è la Piazza dei Miracoli, ovvero una superficie non costruita, né pavimentata, verde, finalizzata a valorizzare la monumentalità della Pilotta: un semplice manto erboso da cui emergono bassi segni superficiali, valorizzando le preesistenze.

L’intervento, voluto da Lavagetto, fu rispettato anche dal sindaco Ubaldi, che lo realizzò fedelmente, avviando nel contempo una gestione attiva del luogo, per garantirne manutenzione e conservazione. Furono coinvolti, tra l’altro, i volontari dell’Auser che vigilarono quotidianamente sull’uso del verde impedendo atti vandalici e usi non conformi al luogo.

Il centro di Parma conobbe un salto di qualità significativo, e si scoprì una spazialità prima sconosciuta. La piazza divenne nota internazionalmente portando ulteriore lustro alla città.

Abbandono e degrado

Poi, progressivamente e senza giustificazione, la piazza cominciò a essere abbandonata, a conoscere degrado, già all’epoca della Giunta Vignali, un degrado che crebbe negli anni della Giunta Pizzarotti, cui va tuttavia riconosciuto il merito di avere rimosso le casette di legno degli ambulanti, rimaste a far mostra di sé come una bruttura dopo la fine dei lavori di Piazza Ghiaia.

Già prima del 2007 venne abolito il sistema di controllo di sicurezza dell’Auser, si introdussero addirittura enormi torri faro da cantiere; poi nell’ultimo quinquennio si rinunciò alla manutenzione del prato e alla gestione degli spazi, si permisero sempre più frequentemente usi incongrui. E si tradì lo spirito del progetto, facendo diventare il prato un luogo su cui “appoggiare” cose: da piastre per manifestazioni gastronomiche, a esperimenti di architettura spontanea, a improbabili giochi bimbi, sino a provvisorie discutibili opere d’arte, mentre si lasciavano senza cura il prato e i camminamenti in pietra.

Lasciando andare alla deriva Piazza della Pace, ricettacolo di tutto, senza alcuna gestione sociale o architettonica dei luoghi, essa è diventata terra di nessuno. Spazi pubblici degradati richiamano comportamenti sociali altrettanto degradati (questo lo sanno tutti, ormai) e il destino della piazza, da luogo monumentale, divenne fatalmente quello di un bivacco, sino a degenerare a luogo di spaccio della droga.

Il progetto 2017

Parma ha perduto negli anni l’energia culturale che storicamente le appartiene e ne è conferma la sostanziale assenza di dibattito attorno a Piazza della Pace. In questo vuoto emerge, nell’aprile di quest’anno, in piena campagna elettorale, il progetto di questa amministrazione.

L’incarico non viene conferito a Botta, come logica e cultura del progetto vorrebbero. Botta è un progettista dell’architettura di fama mondiale e, se vogliamo che il progetto di sistemazione della piazza continui ad essere riconosciuto come suo, solo lui potrebbe legittimamente mettere mano o coordinare le modifiche a una propria opera. L’incarico viene invece affidato a tecnici diversi dall’autore, facendo per altro transitare le delibere dall’azienda partecipata Parma Infrastrutture, come si trattasse di una normale opera di manutenzione e non della fondamentale modifica del luogo architettonicamente e urbanisticamente più importante di Parma, per storia, memoria, sedimentazione dei segni.

L’intervento viene motivato da ragioni diverse, l’opportunità di migliorare illuminazione pubblica e l’accessibilità pedonale, ma diviene pretesto per modificare profondamente il disegno di Botta.

Nel progetto di oggi l’idea del grande prato praticamente viene a non esistere più, trasformato in sommatoria di grosse aiuole, mentre una parte assai consistente verrà pavimentata. Le pavimentazioni estese riguardano tutta la fascia compresa tra i due trottatoi; una fascia trapezoidale sotto i platani in fregio a via Garibaldi; un’altra fascia, sul lato opposto, in adiacenza all’attuale area mercatale, estesa fino al trottatoio sud; tutta l’area che va dai fornici delle scuderie fino al monumento a Verdi e oltre, fino al cancello del guazzatoio; un’ampia fascia tutt’attorno alla fontana. E, dulcis in fundo, un percorso diagonale (definito «asse di penetrazione») che parte da Via Verdi e finisce nel nulla (contro il palazzo della Provincia) e che appare uno sfregio trasversale al prato monumentale, un percorso che non ha proprio alcuna ragion d’essere, se non quella di interrompere i due grandi prati che fanno da sagrato verde della facciata monumentale della Pilotta.

Il velleitarismo tende addirittura a implodere, perché uno dei percorsi, proprio quello diagonale, viene pomposamente denominato “il Sentiero delle lettere”, per il testo scritto che accompagnerà la pavimentazione. La domanda che viene spontanea è: un testo scritto da chi? Secondo quale capriccio letterario?

Unica certezza è che il risultato finale sarà che avremo perso la paternità di un progetto di Mario Botta a Parma (uno dei rari segni di contemporaneità di qualità che questa città possa esibire) e con essa perderemo l’unitarietà di un disegno urbanistico che aveva cambiato in meglio la città: un malinconico depauperamento culturale per Parma.

Indipendentemente da tutto questo, ciò che comunque manca tutt’ora è una strategia operativa di manutenzione dei luoghi (non solo Piazza della Pace) e un monitoraggio continuo dei comportamenti sociali che sulla città tendono a gravitare, con le necessarie misure di controllo. Ovvero ciò che avrebbe dovuto essere fatto da tempo e avrebbe impedito il progressivo degrado della piazza. A nulla serve oggi spendere due milioni e mezzo di Euro, se poi i luoghi saranno abbandonati ancora a se stessi”.

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