Via Burla, i detenuti rifiutano di tornare in cella: momenti di alta tensione

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Non c’è pace per il carcere di Via Burla. Dopo il suicidio di Samuele Turco e i due tentativi dei giorni scorsi, cui è seguita la rissa ad armi bianche nel settore di Media Sicurezza che ha costretto quattro persone a ricorrere alle curre del Maggiore, ennesimo episodio di tensione lunedì.

Alcuni detenuti, in cortile per l’ora d’aria, hanno preso accordi e “fatto muro”: al momento di rientrare in cella, si sono rifiutati, facendo scattare una colluttazione con alcuni secondini, e creando un momento di caos e tensione rientrato solo dopo l’intervento di numerose guardie e dopo alcune ore.

Causa della loro lamentele, la mensa e la qualità del cibo. Ma le ragioni della protesta sarebbero più profonde: si tratta dei detenuti del settore B di Media Sicurezza, quelli più problematici.

Da tempo chiedono di beneficiare, come i detenuti di altri settori, del regime di “celle aperte”: maggiori ore di socializzazione e per spaziare all’interno del carcere.

Anche in questo caso, alcuni feriti lievi, ma resta altissimo l’allerta sul carcere dove, dopo il suicidio di Samuele Turco, che si è impiccato con il lembo di un lenzuolo e per la cui morte è stato aperto un fascicolo per omicidio colposo, la scorsa settimana si sono registrati due tentativi non andati a buon fine: mercoledì pomeriggio un giovane ha cercato di togliersi la vita nella propria cella, soccorso in extremis  è stato ricoverato al Maggiore in gravi condizioni, giovedì mattina: un altro giovane è stato trovato a terra, privo di sensi.

Sabato, la rissa tra quattro magrebini e un italiano: uno dei nordafricani, con un coltello costruitosi in carcere, avrebbe aggredito gli altri. Ora, il gran rifiuto.

 

 

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