INCHIESTA- Riforma alloggi popolari: scoperti “furbetti”con 400mila euro nel conto. Rossi: “A Parma evitati sfratti grazie investimenti straordinari”

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Dal primo ottobre 2017 entrano in atto le nuove regole per gli alloggi popolari in tutta l’Emilia Romagna. Cambiano le norme di accesso e il calcolo degli affitti. E’ ora più difficile riuscire ad entrare nella lista d’attesa per l’assegnazione di case Erp a causa dell’abbassamento dei limiti Isee e l’introduzione del “patrimonio mobiliare”. Non si guarda più, infatti, al reddito ma anche ad altri parametri, come appunto i valori mobili posseduti dal nucleo famigliare, che consistono principalmente nell’ammontare del conto corrente. L’obiettivo è valutare un panorama più oggettivo della situazione economica del richiedente. Paletti e introduzioni che hanno fatto scoprire non pochi “furbetti”.

“Finalmente un altro tassello si aggiunge alla riforma delle case popolari” aveva commentato la vicepresidente della Regione e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini. La riforma regionale a firma dell’assessore, che entra in vigore con i documenti presentati nelle richieste del 2016, sembra guardare nella giusta direzione, soprattutto per l’introduzione del patrimonio mobiliare, ma presenta moltissime difficoltà per i Comuni che ora devono affrontare lo sfratto di molte famiglie o aumentare i canoni ad altre.

Il limite Isee richiesto passa da 34 mila euro l’anno a 24.016 euro. Si introduce, per la prima volta, l’obbligatorietà della decadenza (cioè si perde il diritto all’alloggio Erp) in caso di patrimonio mobiliare superiore a 49 mila euro.

PARMA- Ma quel’è la situazione in città?

Fortunatamente molto più rosea che in altre città emiliane romagnole. Grazie al patrimonio di cui il Comune di Parma dispone si è potuto alleviare il numero di sfratti. I nuclei famigliari che andrebbero in decadenza a Parma ammontano a 93 ma per molti si è riusciti a trovare una soluzione diversa dallo sfratto.

Il complesso immobiliare popolare, infatti, è stato ampliato negli ultimi 5 anni grazie agli investimenti: nel dettaglio, 13,168 millioni di euro. Di questi, più di 6 milioni sono stati indirizzati nel ripristino di alcuni alloggi, ogni anno più di 100, per un totale di 631. Questo ha permesso di avere abitazioni libere per alcune persone cadute in decadenza ma in situazioni delicate, che sono state ospitate in alloggi ERS, cioè abitazioni in edilizia convenzionata.

L’assessore alle politiche abitative popolari di Parma, Laura Rossi, infatti spiega: “E’ stato proposto uno scambio del titolo di alloggio per il 23,5% dei nuclei, poco più di 20, che avevano superato i limiti ma che sono in situazione di fragilità, come persone anziane over 70, o persone malate o con disabilità o invalidità. Nella maggior parte dei casi si parla di anziani soli, con una piccolissima pensione e i soldi di una vita nel conto corrente che ammonta magari a poche migliaia di euro in più rispetto al limite imposto. Queste persone potranno rimanere nella loro casa ma il contratto d’affitto diventerà ERS con relativo canone agevolato. Per far questo tuttavia abbiamo dovuto convertire un alloggio ERS in ERP. Il patrimonio rimane invariato ma un nuovo nucleo famigliare potrà entrare in un alloggio popolare. Per fortuna il Comune di Parma è arrivato preparato a questa riforma. Ci sono città invece, come Bologna, che si trovano ora in seria difficoltà”.

Per il 35,5% dei casi, 33 persone o nuclei, che cadrebbero per poco in decandenza è stata invece sospesa la procedura per due anni in attesa di valutare la situazione alla nuova dichiarazione Isee. Il 41% dei casi, poco meno di 40 nuclei, invece, dovranno lasciare l’abitazione.

Per tranquillizzare le persone in situazioni delicate sono già stati svolti i colloqui, tra la scorsa primavere e l’estate, da parte degli operatori comunali, mentre per le altre stanno arrivando in questo periodo le lettere che li avvisano della avvenuta decandenza. Ora ci si aspetta che qualcuno possa ricorrere alle vie legali ma alucni sono risultati dei veri e propri “furbetti” dell’Isee.

Ed ecco quindi che spuntano conti correnti con un saldo ragguardevole per una persona che chiedere aiuto per un tetto sulla testa: 475, 330, 283, 190 mila euro sono alcune delle cifre che balzano all’occhio scorrendo la lunga lista. Un Isee dichiarato molto basso sì, ma a fronte di un conto corrente che potrebbe bastare per l’acquisto di un appartamento se non una casa intera, lasciando il posto a chi di un alloggio ne ha bisogno realmente e in modo urgente.

“Queste persone sono state segnalate tutte alla Guardia di Finanza – continua Rossi – che farà tutti gli accertamenti per vedere se siamo di fronte a false dichiarazioni in atto pubblico”. Non si esclude tuttavia che possano essere imputati anche altri reati.

“Condivido la razio nelle scelte regionali e l’introduzione del patrimonio mobiliare – commeta Rossi – Le case popolari non devono essere viste come una casa a vita ma come un aiuto in un momento di difficoltà che può durare anche molti anni ma deve essere limitato. Ci sono tuttavia persone, soprattutto anziane o malate che devono essere gestite con delicatezza e purtroppo, come ho più volte riferito all’assessore Gualmini, la Regione non ha lasciato molte maglie per distriminarsi in questi casi particolari. A Parma ci stiamo riuscendo grazie appunto agli investimenti straordinari fatti in questi anni. Bologna, per esempio, si trova a dover affrontare moltissime difficoltà”.

Entro ottobre il Consiglio Comunale di Parma dovrà approvare i nuovi regolamenti residenziali e si darà il via così anche ai nuovi canoni. Il canone d’affitto, ribattezzato ”oggettivo”, sarà basato, oltre che sulle fasce di reddito degli inquilini, su una serie di indicatori come la metratura, le caratteristiche qualitative dell’appartamento, il comune e la zona in cui è ubicato. Questi potranno quindi aumentare fino al 45% ma anche diminuire del 50%.

PATRIMONIO EDILIZIA POPOLARE DI PARMA- Sono 3990 gli alloggi ERP del Comune di Parma; 265 sono ERS, compresi gli 88 alloggi che appartenevano ad Asp e che a breve saranno a disposizione di Acer e presto occupabili.

“Soluzioni calmierate per far fronte agli sfratti imposti dalla nuova riforma – spiega l’assessore Rossi- sono state possibili grazie non solo agli investimenti e alla creazione di due nuove palazzine e ultimazione di altre; ma anche grazie alla decisione di riunire tutte le proprietà sotto Acer estinguendo le tante società create nell’era Vignali che era in difficoltà economica o in perdita”.

Si tratta di Casadesso (che possedeva 18 alloggi), Parma 80 (che ne possedeva 19), Parmabitare (56), Cassa edile (24), ASP (88). Tutte società partecipate in difficoltà economica. Di proprietà comunale ce n’erano invece 20 di alloggi. Acer si è ad esempio sobbarcata i mutui di Casadesso, 2,28 milioni di euro.

Gli alloggi d’emergenza, facenti parte del progetto comunale “Una casa per ricominciare” sono 114 e sono collocati a Vicofertile (44), via Spadolini (60) e via Zurlini (10). Queste abitazioni vengono consegnate in casi d’emergenza come le persone soggette a sfratti coatti in caso di morosità. Esistono poi gli alloggi d’emergenza “Residence Nomas” (17) e il co-housing di Gaione che permette di ospitare 4/5 nuclei famigliari.

Negli ultimi 5 anni sono stati fatti investimenti straordinari per completare i cantieri rimasti incompiuti e permettendo il completamento della palazzina da 14 unità a Vicofertile, alla Crocetta da 12 unità, completata la palazzina di Casadesso per 18 alloggi e convertiti in ERP 22 alloggi a Vicomero. Questo con un investimento di 7,3 milioni di euro.

Gli alloggi ERS sono disponsti invece in modo più diffuso nel tessuto urbano: si ricordano principalmente quelli nel quartiere Montanara e Molinetto (storici), in via Del Garda, nel quartiere San Leonardo, San Prospero, alle porte della città a Vicofertile, nel centro storico (viale Fratti, via delle Università, zona via Repubblica, via Abbeveratoia).

Intenzione comunale è quella di cercare di ridistribuire gli alloggi ERP in modo più diffuso in città così da non creare “ghetti” od aggregazioni di persone disagiate che potrebbero comportare le diverse e inevitabili difficoltà culturali e sociali.

Per far fronte a queste difficoltà, ACER ha avviato da anni il progetto di autogestione dei condomini popolari. Progetto che si sta via via ampliando in tutte le strutture, con positivi risultati, e che vede la nomina di un amministratore tra i residenti con lo scopo di aumentare il senso di responsabilità e quindi di cura degli stabili.

“TUTTE LE CASE AGLI STRANIERI”…E’ VERO? – Lunghe sono le liste d’attesa per ricevere una sistemazione nelle case popolari. Ma quanto si può attendere? Ed è vero che vengono date in gran parte agli stranieri?

I bandi per la richiesta degli alloggi ERP si aprono ogni 3 anni. L’ultimo comprendeva circa 1.400 richieste. Tuttavia, la lista, formandosi dietro autocertificazione, necessita di un vaglio che avviene ogni 6 mesi circa, a blocchi. Nei tre anni quindi vengono smaltite tutte le richieste non rientranti nei parametri richiesti e ogni anno almeno un centinaio di richiedenti subentra nella lista.

Per gli stranieri senza cittadinanza italiana, innanzitutto, è richiesto il permesso di soggiorno per lungo periodo o lo status di rifugiato, ma anche la residenza nel territorio di Parma e un lavoro su suolo regionale da almeno 3 anni. Scorrendo le liste d’attesa, molti sono i nomi stranieri, soprattutto extracomunitari, che si leggono, ma molti sono anche quelli che vengono esclusi a seguito dei controlli. In totale infatti, stando ai dati 2016, il 14,6% degli alloggi sono occupati da famiglie extracomunitarie. Lo 0,9% a comunitari e l’84,5% ad italiani. Il diagramma percentuale delle assegnazioni rispecchia d’altronde la demografia cittadina che, sempre al 2016, vede la popolazione di origine straniera residente a Parma al 15,9%.

La percentuale di richiedenti di origine straniera che hanno presentato richiesta inoltre è leggermente diminuita dal 2016 (62,5%) al 2017 (59,7%).

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