Stu Pasubio, tutte le accuse al sindaco. Lavagetto (PD) e Pezzuto (ParmaUnita): “Sindaco riferisca quanto prima in Commissione”

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Lo aveva annunciato lo stesso Federico Pizzarotti sul proprio profilo Facebook: ho ricevuto l’avviso di chiusura indagini preliminari, sono indagato per la vendita delle quote della Stu Pasubio. 

Ora la Procura ha depositato il documento che sigla nero su bianco le presunte violazioni alla legge nella cessione del 52% delle quote di Stu Pasubio a Remilia, gruppo Unieco. Una cessione si, decisa dal super commissario Ciclosi, ma che il sindaco avrebbe dovuto e potuto bloccare.

L’INDAGINE – Il sindaco è sotto inchiesta insieme all’ex commissario governativo Mario Ciclosi – alla guida del Comune dal novembre 2011 alle elezioni del maggio 2012 – per la cessione della quota di maggioranza della società comunale che si occupò della riqualificazione dell’ampia area in pieno San Leonardo, la Stu Pasubio, appunto.

Con loro, sul registro degli indagati, gli ex membri del cda della società: Andrea Dalledonne, Enrico Degl’Incerti Tocci, Maurizio Carboni, Stefano Bussolati, Pietro Spada, Massimiliano Vento e Maurizio Barbieri.

Il reato per cui si procede per turbata libertà di scelta del contraente, articolo 353 bis del codice penale. Secondo le ipotesi d’accusa, il commissario Ciclosi sarebbe stato d’accordo con l’unico partecipante al bando e conseguente assegnatario, l’azienda Remilia Srl di Reggio Emilia (gruppo Unieco).

Pizzarotti avrebbe dovuto modificare il bando, costruito ad hoc per Remilia, e ne avrebbe avuto tutto il tempo, scegliendo però di non farlo, concedendo con due delibere di giunta del 19 luglio e del 4 ottobre del 2012 la proroga del termine per presentare l’offerta d’acquisto.

In srguito, per accordi presi con alcuni incontri privati, secondo l’accusa la Remilia avrebbe ottenuto “oltre all’evidente vantaggio della rinuncia in favore della stessa Pasubio da parte del Comune a un credito di 5.335.000 euro, anche il pagamento di 3.831.873 euro, subordinato all’approvazione di varianti urbanistiche a priori irrealizzabili, nonchè un aumento di 1.600 metri quadrati di superficie lorda utile rispetto all’originario progetto e non destinati, come previsto, ad uso esclusivamente pubblico”.

Completa il quadro accusatorio del fascicolo aperto dalla Procura nel 2012 la mancata convocazione della conferenza dei servizi nonostante le raccomandazioni della Regione.

Ora, non resta che attendere le memorie difensive e la prima udienza.

Il PD e Parma Unita Centristi, Lavagetto e Pezzuto: “Il sindaco riferisca quanto prima in Commissione”-

IL capogruppo del Pd, Lorenzo Lavagetto, e il capogruppo di Parma Unita Centristi, Fabrizio Pezzuto, chiedono risposte al sindaco:

L’inchiesta nata dalla svendita del patrimonio immobiliare di Stu Pasubio potrebbe portare ad accertare un considerevole danno erariale, considerato che in cambio di 4,2 milioni la società subentrata alla Stu è riuscita ad acquisire un patrimonio di almeno 40 milioni di euro.

Un’operazione sulla quale l’allora minoranza in consiglio comunale non mancò di sottolineare tutti i dubbi e le perplessità del caso.

Non stupisce pertanto il fatto che i riflettori della Procura si siano accesi su una vicenda rispetto alla quale ci attendiamo quanto prima chiarimenti pubblici da parte del Sindaco e per questo motivo chiederemo la convocazione congiunta delle commissioni Garanzia e Bilancio.

Premesso che fino a prova contraria per noi tutti i nove indagati sono da considerarsi innocenti non ci si può astenere dal fare qualche considerazione sull’indagine in corso, almeno per quanto emerge dalla lettura odierna dei quotidiani.

In particolare colpiscono l’attenzione le clausole contrattate con l’acquirente relative a varianti urbanistiche ed all’aumento di circa 1600 metri quadrati di superficie lorda utile destinata ad edilizia privata, nonché la decisione di rinunciare a oltre 5 milioni di euro di crediti.

Considerato che dubitiamo fortemente che l’essenza di questi dati possa essere smentita, crediamo che alla magistratura debba andare il compito di valutare eventuali profili di illegalità, alla politica invece quello di commentare scelte, come queste, che non si capisce bene in che modo farebbero gli interessi dei parmigiani, come invece sostiene il Sindaco.

La realtà è che Pizzarotti nel 2012, fresco di elezione con una campagna elettorale giocata anche sul tema del consumo zero di suolo, subito si rese disponibile a tradire le proprie promesse avallando un’operazione che sa tanto di speculazione edilizia.

Il seguito poi lo conosciamo bene: l’operazione “Pasubio” è diventata la pietra miliare della narrazione che il Sindaco da anni sbandiera a destra a sinistra di abbattimento del debito prodotto dall’amministrazione precedente. Una riduzione che sicuramente è reale da un punto di vista meramente contabile, ma che nei fatti invece che essere realizzata come avrebbe dovuto, con misure di risparmio strutturali e rinegoziazioni del debito con le banche, è passata attraverso operazioni come questa che proprio virtuosa non appare, almeno in superficie.

 

 

 

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