Si è tolto la vita legandosi un lenzuolo intorno al collo e lasciandosi cadere nel vuoto nella cella d’isolamento di Via Burla in cui era ristretto con l’accusa di aver ucciso, con la complicità del figlio Alessio, Luca Manici, in arte “la Kelly”, e Gabriela Altamirano.
Ora, una ventina di giorni dopo quel 25 luglio, per il suicidio di Samuele Turco la Procura di Parma ha aperto un fascicolo per omicidio colposo.
L’indagine, coordinata dai pm Emanuela Podda e Giuseppe Amara, al momento contro ignoti, ha lo scopo di verificare eventuali responsabilità nella morte di Turco.
Si poteva evitare? Sono stati compiuti errori ed omissioni? Non è stato controllato a sufficienza? La sola certezza emerge dall’autopsia: a lungo i secondini hanno cercato di rianimarlo, senza alcuna mancanza.
Conoscendone il carattere scenico e propenso alla ricerca di attenzioni, ci si poteva attendere un gesto di questo tipo? Metterlo in isolamento (a causa della lite con un altro detenuto) è stata la causa scatenante del gesto?
Il dubbio, che Turco possa aver voluto inscenare, per l’ennesima volta, un tentativo di suicidio restandone poi davvero vittima.
