Solomon e Samuele, destini paralleli? Stessa residenza, si teme per la stessa fine

1

E guardato a vista Solomon Nyantakyi, nel carcere di Via Burla, dopo esservi stato trasferito da San Vittore. E’ guardato a vista per il timore che possa togliersi la vita, stesso gesto compiuto una settimana fa da Samuele Turco, il killer di Kelly e Gabriela, che oltre dal turpe gesto era accomunato a Solomon dalla residenza.

Solomon Nyantakyi, dal carcere di San Vittore a Milano, città dove era stato arrestato, è stato trasferito a Parma. In cella insieme a un altro omicida, Solomon si trova nel reparto dei minorati fisici. Di malati e disabili, in soldoni. Perchè in Va Burla non è presente il reparto psichiatrico, che invece lo ospitava a Milano. 

Così un agente, 24 ore su 24, veglia su Solomon, per evitare diventi l’ennesimo suicida nel carcere cittadino. Nel pomeriggio di lunedì, nel corso di un incontro in carcere tra Roberto Cavalieri, garante dei detenuti, e Maria Mussini, parlamentare reggiana molto sensibile al tema carceri, si è discusso anche di Solomon.

“Carcere incompatibile con le esigenze di questo ragazzo” – ha sottolineato Cavalieri. “E’ un paziente psichiatrico, e qui il reparto non c’è, a parte qualche incontro, qualche cura, cosa potrà ricevere?”. Ancora più netta la Mussini: “Dopo la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, mancano soluzioni che garantiscano detenzione e cura a chi ne ha bisogno”.

Proprio nel reparto “malati”, un suicidio a Maggio. Il penultimo, in ordine di tempo, prima di quello di Samuele Turco. L’uomo, accusato di aver ucciso nella notte di Natale Luca Manici, per tutti “la Kelly” e la sua ex compagna, Gabriela Altamirano, nel casale a luci rosse nascosto tra le campagne di San Prospero, insieme al figlio Alessio, si è ucciso una settimana fa, impiccandosi col lembo di un lenzuolo.

Scherzo del destino anche lui, come Solomon, risultava residente al 21 di Via San Leonardo. Ci aveva vissuto fino a una decina di anni fa, prima di prendere in gestione il “Miglio 76”, locale sulla Cisa, a Cassio. Quel locale causa di tanti debiti che forse è stato l’inizio della sua fine. Nessuno lo ricorda, nel via vai di affittuari in un palazzone senza anima. Samuele, Solomon. Da Via San Leonardo 21 a Via Burla. Con l’attenzione somma perchè anche per il 21enne che ha trucidato madre e sorella non sia una tappa verso “la Villetta” .

 

 

1 commento

  1. Carcere. Parlamentari (PD): “Chiederemo al Governo un’attenzione particolare per quello di Parma”

    I parlamentari Maestri, Romanini e Pagliari annunciano una visita all’istituto di via Burla

    Parma, 1 agosto 2017 – “Conosciamo bene le problematiche e le difficoltà delle persone che quotidianamente lavorano nel carcere di Parma: è solo grazie alla dedizione che operatori socio-sanitari, educatori e agenti della polizia penitenziaria mettono nel loro lavoro che l’istituto di via Burla ha potuto sopportare un cronico sovraffollamento e un’insostenibile carenza di personale. Oggi però, come denunciato con forza dal Garante, Roberto Cavalieri, la situazione deve essere affrontata con risolutezza e per questo chiederemo un sollecito interessamento da parte del Ministro della Giustizia, Andrea Orlando”.

    A dichiararlo sono i deputati Patrizia Maestri, Giuseppe Romanini e il senatore Giorgio Pagliari.

    “Ogni anno, generalmente nel mese di agosto, abbiamo visitato l’istituto penitenziario di Parma e in esito agli incontri avuti abbiamo riportato al Ministero le problematiche riscontrate. Una tra tutte l’assenza che si protrae ormai da troppo tempo di un dirigente che possa dedicarsi a tempo pieno al nostro carcere. Subito dopo ferragosto approfitteremo della pausa nei lavori parlamentari per riproporre la nostra visita annuale, per confrontarci con la dirigenza, gli operatori e i detenuti, e non mancheremo di riportare a Roma i problemi riscontrati”.

    “Sappiamo di non raccogliere consensi ricordando che il carcere oltre ad essere il luogo dove dev’essere scontata la pena per gli errori commessi, non può che essere anche la sede in cui preparare i detenuti al reinserimento nella società” – hanno concluso – “Anche per questo è necessario assicurare ai professionisti che vi operano le migliori condizioni di lavoro, perché è soprattutto nel loro impegno che dobbiamo confidare per scongiurare che chi esce dal carcere debba tornarvi rapidamente dopo aver commesso nuovi reati”.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here