Solomon ha infierito sui cadaveri. Stamattina l’interrogatorio a San Vittore

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Oggi, 14 luglio, Solomon ha parlato davanti al gip di Milano: l’appuntamento per l’udienza di convalida del fermo con la presenza dell’avvocato difensore del ragazzo, d’ufficio gli è stato assegnato Agostino Vincenzo Cecere del foro di Parma. 

La richiesta di convalida è stata girata ieri al giudice dal sostituto procuratore milanese Luca Gaglio, che aveva ricevuto gli atti dal pm parmigiano Paola Dal Monte, titolare dell’inchiesta.Per il momento non si prevede il trasferimento a Parma.

Solomon ha ripetuto le stesse dichiarazioni rilasciate durante l’arresto. Sul movente è ancora ombra.

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Il 21enne è detenuto al San Vittore, dopo l’interrogatorio di convalida e la giornata trascorsa nelle camere della Polizia Ferroviaria di Milano, dove è stato arrestato dagli agenti che lo hanno notato in atteggiamento sospetto, osservare un binario morto, sfinito mentre cerca di nascondere il volto con le mani per non farsi riconoscere.

Il legale del 21enne, che martedì ha massacrato madre e sorella nell’appartamento di San Leonardo, dovrà cercare di tutelare il ragazzo ma per lui è probabile che si prospetterà l’aggravante della crudeltà. Mentre i residenti, quelli che conoscevano bene la famiglia Nyantakyi, insieme ai conoscenti e ai cittadini rimasti colpiti dalla vicenda, hanno sfilato nella via in memoria delle vittime, una fiaccolata a cui ha preso parola anche il padre e marito delle vittime, Fred.

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A carico di  Solomon c’è il duplice omicidio volontario, aggravato dall’uccisione dell’ascendente. Ancora non gli è stato contestata la crudeltà, che sarà accertata attraverso gli esami sui corpi delle vittime. La settimana prossima sono state disposte le autopsie  sui corpi.  Verranno effettuate da  Paolo Tricomi di Lecco, dal medico legale Domenico Castaldo di Legnano, e dalla collega dell’Università di Parma, Maria Laura Schirripa.

Solomon, piccoli precedenti, solo con se stesso dopo l’abbandono del pallone, aveva bisogno di soldi? Un rimbrotto della madre, grande lavoratrice e pentecostale praticante, affinché si mettesse in riga ha scatenato la furia? La sorellina è vittima di una furia ceca verso la madre? Solo lui potrà dirlo. E cosa ha scatenato una fitta così cieca da infierire sui corpi morti quasi a volerli fare a pezzi? Lo scenario quasi apocalittico di sangue e violenza raccontato a viva voce da chi saliva e scendeva da quell’appartamento martedì notte e’ confermato dal verbale di convalida.

Per ora, dopo la confessione – “Sono stato io. Avevamo litigato” – il silenzio. Non ha detto dove pensava di fuggire, ne se qualcuno lo ha aiutato nel suo vagare sui treni regionali, da un’estremo metropolitano all’altro, da Bologna a Ravenna, da Rimini a Milano. Forse ubriaco di dolore e paura. Dopo il delitto qualche vicino racconta di aver visto un uomo di colore urlare da quella finestra all’ultimo piano con una birra in mano.

Accuse come macigni, da ergastolo, in caso di condanna. Difficile immaginare si appelli all’infermità mentale: ha lavato i coltelli e fatto una doccia prima di fuggire. Non una fuga da pazzo. Solo da disperato.

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