Saldarini, VR Milan, il Fidenza Village e i suoi lavoratori in mezzo: interviene (anche) Beppe Grillo

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Il Movimento 5 Stelle torna all’attacco del Fidenza Village: l’attacco arriva direttamente dal Blog di Beppe Grillo, con un intervento del Movimento 5 Stelle Friuli Venezia-Giulia & Emilia-Romagna che denunciano apertamente “una pratica che oltre a mettere a repentaglio migliaia di posti di lavoro, sta costando milioni, per non dire miliardi di euro alle casse dello Stato e dell’Inps. Risorse che se ne vanno per gli ammortizzatori sociali che vengono avviati, per le mancate contribuzioni previdenziali dei lavoratori licenziati e anche per gli incentivi che lo Stato e le Regioni mettono a disposizione per tornare ad assumere i lavoratori del commercio”.

“Come previsto dall’art. 2112 del Codice Civile – si legge ancora nel Blog di Grillo – i licenziamenti dei dipendenti imposti per contratto agli imprenditori che lavorano nei centri commerciali e negli outlet sono illegittimi. Per questo non devono essere accettati dai lavoratori, che, seguendo il codice civile, devono continuare a svolgere la loro attività nel centro commerciale. È incredibile come chi gestisce questi spazi pensi di utilizzare i lavoratori come pacchi postali, cercando di scrollarsi di dosso ogni responsabilità”.
Una posizione, questa, che non è solo del MoVimento 5 Stelle, ma anche del Ministero del Lavoro che – rispondendo ad un’interrogazione del portavoce 5 Stelle alla Camera Claudio Cominardi con la quale si chiedeva la tutela delle posizioni lavorative del personale dipendente della “Saldarini Srl” (leggi) – ha confermato che ci sono già state tre sentenze che riguardano licenziamenti illegittimi imposti dall’Outlet Fidenza Village. “In base a più pronunciamenti della Cassazione, ha ribadito – scrive ancora Grillo, riferendosi al Ministero – come i rapporti di lavoro debbano proseguire con il cessionario ed i lavoratori conservino tutti i diritti acquisiti. Nonostante tutto ciò i grandi centri commerciali continuano a non prendersi in carico i dipendenti che verrebbero retrocessi col ramo d’azienda“.

Un caso analogo, ricorda Beppe Grillo, ha suscitato anche le perplessità della Procura della Repubblica di Gorizia, in seguito alle indagini del Nucleo di Polizia Tributaria per una causa tra gli imprenditori del negozio “Nadale Fashion n. 1” e il Centro Commerciale Tiare Shopping Center di Villesse. La Procura in quel caso aveva parlato di “contratto capestro“, sostenendo anche che “il contratto di affitto di ramo d’azienda stipulato possa ragionevolmente ricondursi ad un contratto di locazione non finanziaria di fabbricato ad uso commerciale”.

“Il MoVimento 5 Stelle con una serie di azioni sia in Parlamento con i portavoce Camera e Senato Claudio Cominardi e Gianni Girotto che nei Consigli Regionali di Friuli Venezia-Giulia ed Emilia-Romagna, chiede alle istituzioni di fare chiarezza una volta per tutte – conclude Beppe Grillo -. Chiarezza sul rispetto della legge anche da parte di questi grandi gruppi finanziari che troppo spesso con il commercio hanno poco a che fare. Purtroppo quando l’imprenditore Saldarini ha cercato di coinvolgere anche l’ex Premier Matteo Renzi sul problema del cosiddetto “Sistema Outlet” non ha mai ricevuto alcuna considerazione”. Un disinteresse che al Blog di Grillo risulta sospetto.

 

La vicenda – Un contenzioso tra VR Milan, la società che gestisce il Fidenza Village, e l’ azienda comasca di accessori di lusso Saldarini 1882 sta riscrivendo le norme che regolano i rapporti tra i negozi monomarca e gli shopping outlet di tutta Italia, ma soprattutto quelle sul destino dei commessi in caso di chiusure.

Saldarini da anni gestisce un punto vendita al Fidenza Village che, come per tutti gli altri negozi, prevede un “affitto del ramo d’azienda” da parte della VR Milan. Ma nel 2014 l’outlet aveva comunicato di non voler rinnovare il contratto in scadenza chiedendo la restituzione dei locali e del “ramo d’azienda” svuotato di ogni incombenza o spesa, compreso il personale, licenziato in tronco.

Da allora, Saldarini si oppone portando la vicenda in tribunale e contestando l’affitto di ramo d’azienda, sostenendo che in realtà sia in essere un normale rapporto di locazione ad uso commerciale, e che la tipologia contrattuale applicata serva ad eludere tutte le tutele del caso.

Su questo punto la sentenza di primo grado non è ancora arrivata, ma le commesse licenziate da Saldarini hanno impugnato il licenziamento davanti al tribunale del Lavoro e Saldarini ha chiamato in causa Vr Milan: se davvero si è di fronte a un trasferimento di ramo d’azienda, l’articolo 2112 del codice civile imporrebbe anche il trasferimento dei dipendenti.

Il giudice del Lavoro di Parma Roberto Pascarelli ha accolto il ricorso di due commesse dichiarando nullo il licenziamento proprio perché motivato dalla cessione di ramo d’azienda,

Nel contenzioso tra le dipendenti e Saldarini si era inizialmente costituita anche l’Inps di Parma. Chi deve provvedere alle indennità di disoccupazione, in questi casi? In seguito però la direzione provinciale ha comunicato che l’interesse nella causa era venuto meno perché i profili non rientrerebbero nelle potestà sanzionatorie o di controllo dell’istituto.

VR Milan ha applicato le penali previste dal contratto di affitto di ramo d’azienda per il mancato licenziamento del personale, chiedendo a Saldarini circa un milione di euro (5mila al giorno dal mancato rispetto della clausola). Il giudice del tribunale di Parma Federica Marconi, visto il contenzioso aperto, lo scorso 19 maggio ha detto no all’esecutività dell’ingiunzione. Il caso è stato portato all’attenzione della Procura di Parma, perché il legale rappresentante Francesco Saldarini ritiene tale penale estorsiva.

Il comunicato di Saldarini –  La Saldarini 1882 non ha mai licenziato il proprio personale. Giuste le azioni legali promosse dall’azienda e le sentenze cautelari favorevoli fin qua ottenute, tutti i dipendenti hanno potuto proseguire a lavorare senza soluzione di continuità.

Confermiamo che a febbraio 2014 l’azienda ha preannunciato alle proprie lavoratrici la possibilità di chiusura dell’unità locale di Fidenza e la cessazione del rapporto di lavoro; l’efficacia di tale comunicazione di licenziamento, veniva invero subordinata all’effettiva chiusura dell’attività al Fidenza Village.

In tale lettera, inoltre, l’azienda segnalò la natura illegittima dei licenziamenti richiesti dall’Outlet alla riconsegna dei locali, invitando finanche le lavoratrici ad attivarsi nelle sedi preposte per invocare il proprio diritto alla preservazione del posto di lavoro ex. art. 2112 c.c. nella deniegata ipotesi di sussistenza d’affitto di “vero ramo d’azienda” e riconsegna del punto vendita al centro commerciale.

I procedimenti innanzi al Tribunale del Lavoro di Parma hanno così preso avvio, ed il Giudice ha confermato la nullità di ogni previsione di deroga all’art. 2112 c.c.

Vorrete inoltre notare che ad agosto 2014 l’azienda ha concordato con le dipendenti un accordo di sospensione degli effetti del licenziamento fino al pronunciamento del Tribunale nella causa civile da noi avviata contro il Fidenza Village.

Di pari stregua, nelle more del giudizio Saldarini ha continuato a pagare al Fidenza Village il canone di locazione, in contanti fino al mese di novembre 2015 e previo compensazione di proprio credito nelle mensilità successive, e ad oggi residua importante somma a nostro favore.

Per quanto attiene la penale da 1 Milione di Euro addebitata dal Fidenza Village per il mancato licenziamento del personale, l’azienda si riserva la ripetizione di ogni danno subito, e precisa che nel contratto di affitto di ramo d’azienda stipulato col centro commerciale non è prevista alcuna clausola penale, dal che discende la più assoluta illegittimità dell’enorme importo addebitato.

In virtù di tale evidenza, Saldarini ha segnalato alla Procura della Repubblica di Parma che la condotta del Fidenza Village, volta a costringere l’esponente a tenere una condotta del tutto illecita (per violazione dell’art. 2112 c.c.) può integrare il reato di estorsione, sussistendo l’ingiusto profitto, l’altrui danno, e la minaccia – ben potendo la stessa consistere nella richiesta di somme elevatissime e non dovute, quale strumento di indebita pressione, somme che se escusse porterebbero all’immediato fallimento della Saldarini 1882 Srl.

Risulta che Fidenza Village abbia tenuto con altri affittuari una condotta analoga a quella denunciata.

Saldarini confida nella sensibilità della Magistratura inquirente, e nell’attività congiunta di Uffici ed Enti preposti ai controlli di natura giuslavoristica e fiscale, rispetto ad una situazione di evidente illegittimità che provoca danni così dirompenti alla collettività.

 

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