Richiedenti asilo, l’Unione Pedemontana vuol fare di più

0

 

Mentre in tanti chiudono le porte ai migranti, i Comuni della Pedemontana Parmense lanciano un messaggio di accoglienza. E anche Felino, che per problemi logistici non è ancora riuscito a fare la sua parte, è pronto all’ospitalità

L’UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees) ha stimato che al 31 dicembre 2016 erano 65,8 milioni: uno ogni 133 abitanti del pianeta Terra. Sono i migranti che scappano da guerre o da Paesi in cui i diritti umani vengono calpestati. Persone che per i media spesso sono soltanto numeri, senza i loro volti di uomini, donne e bambini segnati da storie che fanno tremare le vene ai polsi. Persone disposte ad affidarsi ai trafficanti di essere umani e a pagare viaggi della speranza a peso d’oro, stipati su bagnarole per raggiungere una terra promessa che forse non vedranno mai.

Del più grande esodo dell’umanità si è parlato il 20 giugno scorso nel Teatro Comunale di Felino, in occasione della Giornata del Rifugiato. Perché il fenomeno della migrazione forzata riguarda da vicino ogni angolo del Pianeta, compresi i cinque comuni dell’Unione Pedemontana Parmense che oggi ospitano 96 richiedenti asilo.

Di questi, 41 sono a Montechiarugolo, 30 a Collecchio, 20 a Traversetolo e cinque a Sala Baganza. L’unico a non aver ancora attivato un piano di accoglienza è Felino, «ma siamo determinati a fare la nostra parte», ha assicurato il sindaco Elisa Leoni. «Purtroppo gli edifici pubblici che abbiamo esaminato sono inagibili e occorre trovare privati disposti ad affittare altri locali e non sarà facile», ha aggiunto il primo cittadino, convinto che la gestione di questa emergenza, destinata a diventare cronica, debba rimanere in mano agli enti pubblici: «Deve essere l’Amministrazione a governare questo percorso per dare garanzie di sicurezza, trasparenza economica e per evitare che diventi un’attività di profitto per gente senza scrupoli».

Il presidente dell’Unione e sindaco di Montechiarugolo, Luigi Buriola, ha spiegato quanto si stia facendo nel suo comune per i migranti: «Sono persone che vanno educate a un percorso di vita, alcune delle quali non conoscono i concetti del tempo e del lavoro. Ma sono ragazzi disponibili e tramite l’Auser stanno svolgendo servizi utili alla collettività. Ritengo che la nostra esperienza sia positiva – ha concluso Buriola – e penso che i numeri indicati dal piano di accoglienza del governo, che prevede tre migranti ogni mille abitanti, siano sostenibili».

Anche Paolo Bianchi, sindaco di Collecchio e vicepresidente dell’Unione, sottolinea come i migranti non siano un problema: «Sul nostro territorio sono impercettibili. Non dobbiamo ripetere l’errore del 2014, quando molti Comuni si tirarono indietro e il ministero degli Interni fu costretto ad affidarsi alle associazioni di volontariato e alle cooperative. Una sinergia che, per quel che ci riguarda, è soddisfacente, ma devono essere gli enti a farsi carico del fenomeno. Attraverso Pedemontana Sociale (l’Azienda che si occupa dei Servizi alla Persona nei cinque comuni, ndr) ci stiamo adoperando per gestire direttamente i migranti e lavorare di più per la loro integrazione».

Alla serata-dibattito è intervenuto anche Michele Rossi, coordinatore del Ciac, che oltre ad aver descritto la situazione a livello globale ha illustrato il funzionamento dei sistemi di protezione Sprar e Cas. «Nel 2015 i richiedenti asilo erano 27 milioni: in cinque anni sono triplicati. E nel 2016, si è ricominciato a costruire i muri per chiudere alcune rotte, senza considerare che chiusa una rotta se ne apre un’altra, perché si tratta di una migrazione disperata, in cui l’età media è sempre più bassa». Rossi ha anche fornito le dimensioni del fenomeno a livello provinciale: «I migranti protetti dal servizio Sprar sono circa 200, mentre quelle arrivate attraverso i circuito Cas (Centri Accoglienza Straordinaria, ndr), sono circa 1.500».

A dare un volto ai numeri, ci hanno pensato i ragazzi della IV D del Liceo Scientifico Ulivi di Parma, che nell’ambito di un progetto di alternanza/lavoro hanno studiato il fenomeno della migrazione e trascorso quattro giorni, dall’8 al 12 maggio, a Lampedusa, dove hanno visitato la sala operativa della Guardia Costiera e incontrato i loro coetanei scappati dalle guerre. Giovanni, Francesca e Lucrezia, accompagnati dal dirigente scolastico Giovanni Brunazzi hanno raccontato la loro esperienza e il loro progetto intitolato “L’Europa inizia a Lampedusa”. Un viaggio nella disperazione dal quale sono tornati senza pregiudizi e profondamente colpiti dalle storie dei migranti. I ragazzi dell’Ulivi hanno proiettato un video della Guardia Costiera sulle operazioni di salvataggio e una serie di fotografie sul loro viaggio a Lampedusa. E Brunazzi ha voluto citare proprio Giacomo Ulivi: “Tutto è successo perché non ne avete più voluto sapere”. «Parole che – ha concluso il dirigente scolastico – danno un senso al progetto realizzato dai nostri ragazzi».

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here