Estradizione di Jella, Rizzetto (ri)scrive a Mattarella: “Giustizia per Alessia venga fatta in Italia”

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Walter Rizzetto deputato friulano di Fratelli d’Italia, vice presidente della Commissione lavoro, qualche mese prima dell’arresto di Mohamed Jella (chiamiamolo così, con il suo alias italiano,  le forze dell’ordine non hanno voluto comunicarne le reali generalità) aveva scritto al Presidente della Repubblica Mattarella affinchè l’Italia si spendesse per invitare la polizia di Tunisi a collaborare per l’arresto dell’uomo.

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Ora che Jella, o come si chiama, si trova nelle carceri di Tunisi, il pm Andrea Bianchi ne attende l’estradizione per processarlo in presenza, e non in contumacia, essendo stato l’uomo scovato a Tunisi, esattamente dove i Carabinieri italiani lo cercavano dal febbraio 2016, supponendo fosse fuggito poco dopo il delitto appoggiandosi a amici del sottobosco criminale.

Rizzetto chiede dunque a Mattarella “considerata l’efferatezza del gesto, è stata effettuata richiesta di estradizione in sede diplomatica?” – chiede Rizzetto. E ancora: “Quali sono i tempi per il rientro in Italia?”.

Il problema potrebbe soggiacere nell’assenza di leggi certe: esiste una convenzione tra Italia e Tunisia, risalente agli anni ’60, che concede massima libertà di interpretazione alle autorità cui viene richiesta. Dunque, quando arriverà Jella? E quando inizierà il processo?

 

 

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